Intervista al candidato Giacomo Turci – Parte I: Noi e il Comune di Forlì
D. Inizierò con una domanda… diciamo provocatoria: perché il PCL ha deciso di candidare a sindaco di Forlì un ragazzo di 22 anni?
R. Credo che le ragioni siano due e collegate fra loro. La prima è che ogni militante del PCL è legittimato a rappresentare il partito in ogni circostanza, perché quello che conta per noi non è la persona in sé, ma il programma che propone.
Infatti il nostro programma, in ogni città dove ci presentiamo alle elezioni comunali, è sostanzialmente lo stesso, cambiano soltanto i luoghi e le circostanze.
Ogni membro del partito è candidabile in quanto condivide il nostro programma di fondo, e può quindi diffonderlo a pieno titolo nel momento elettorale. Nel nostro caso, si è preferito incaricarmi di questo ruolo più “pubblico”, mentre altri compagni possono così concentrarsi sul nostro lavoro politico quotidiano tra i lavoratori e col popolo della sinistra.
Sotto questo aspetto mi sono… diciamo sacrificato, perché anche io avrei preferito un ruolo più, diciamo porta a porta nella campagna elettorale, ma purtroppo la legge elettorale concentra l’attenzione sull’ immagine del candidato sindaco. Un sindaco che avrà più poteri del podestà fascista,che almeno poteva essere rimosso dal Duce. Questa invece è una carica praticamente blindata perché potrebbe sfiduciarlo solo la maggioranza che lui si è scelto. Una legge assolutamente antidemocratica che noi abbiamo sempre contestato.
D. Però non può dirmi che i problemi di Forlì siano gli stessi di Napoli o di Bologna.
R. Certo che no! Ma sono gli stessi poteri che governano in quelle città, come in tutte le città: quelli che fanno capo agli industriali e ai banchieri. E le giunte, siano di centro destra o di centrosinistra (o come a Parma del partito di Grillo) fanno le stesse cose: più o meno come a Forlì. Si tratta di forze politiche espressione della classe borghese, che sicuramente non stanno dalla parte dei lavoratori.
Se si guardano i problemi delle varie città da vicino si vede che alla base c’è l’oppressione delle fasce più deboli della popolazione, è questo il problema che vogliamo risolvere dalla radice, partendo dal nostro comune.
D. Ad esempio?
R. Il comune di Forlì ha privatizzato i servizi (acqua, gas e trasporti), ha tagliato i fondi alle scuole dell’infanzia, ha regalato soldi a quelle private, ha aumentato le tariffe e le imposte comunali. Ha precarizzato il lavoro dei propri dipendenti e abolito quasi del tutto il sostegno alle famiglie bisognose, ai disoccupati (affidandoli alla misera carità dei preti).
Il sindaco Balzani si è inchinato agli schiavisti cinesi (padroni della Ferretti) per prendersi il merito del solito accordo bidone firmato dai sindacati: non ha fatto nulla per fermare il saccheggio industriale del nostro territorio.
Nessuno dei problemi particolari di una città potrà risolversi sotto il governo dei partiti al servizio dei capitalisti, anzi….. come vediamo la situazione si aggrava ogni giorno. Aumentano i disoccupati, le aziende chiudono o delocalizzano, molti non arrivano alla fine del mese. Si costruiscono nuove case per scopi speculativi, cementificando il territorio…….case che rimangono vuote perché nessuno può permettersele, i centri storici si spopolano e le vecchie case marciscono abbandonate. Ma i ricchi,come ci dicono le statistiche, diventano sempre più ricchi.
Insomma, le elezioni comunali sono per noi elezioni politiche, perché riguardano il modo in cui s’intende amministrare una città e una società, a 360 gradi.