SEL di Vendola apre a Renzi. L’equivoco di “Tsipras” alla luce del sole
SEL di Nichi Vendola, un pezzo importante della lista Tsipras,apre a Matteo Renzi a pochi giorni dalla chiusura delle urne.
Nel gruppo dirigente di SEL il dibattito è vivace, tra chi propone di fatto l’ingresso accelerato nel PD, chi dice continuiamo prima con Tsipras così poi possiamo negoziare meglio, chi prende semplicemente tempo. Ma incassato il voto e l’eletto, la nave di SEL riprende la rotta, mai del resto smarrita, della ricomposizione del centrosinistra con Renzi. La sintesi interna tracciata da Vendola è inequivoca: “ Renzi è oggi il vettore possibile del cambiamento. Verificheremo i suoi passi”. Nei confronti dello stesso governo, SEL passa dunque da un’opposizione “costruttiva” ( “di sua maestà”, quindi finta) ad un’opposizione eventuale, intermittente, a tempo ( quindi nulla). E’ il primo riflesso a sinistra della vittoria di Renzi. E della estensione in due terzi d’Italia delle giunte locali PD/SEL trainata dal voto parallelo delle amministrative, col relativo carico di assessorati e prebende. La precisazione fornita da Vendola- “siamo una sinistra DI governo, non NEL governo- ricorda le celebri contorsioni letterarie bertinottiane: che avevano lo scopo di indicare l’approdo ma di rassicurare i militanti. Come è andata a finire, ci pare di ricordarlo
Ciò che colpisce ( ma non stupisce) è la sequenza di classe del calendario. SEL apre a Renzi a dieci giorni dal varo drammatico dei contratti a termine per sempre e per tutti, senza tutela giuridica e sindacale, e dall’annuncio di una legge elettorale super reazionaria senza precedenti nell’Italia del dopoguerra. SEL apre a Renzi nel momento stesso in cui Confindustria e banchieri salutano plaudenti la sua vittoria come propria vittoria: perchè fattore di stabilizzazione delle politiche reazionarie, sul piano sociale e istituzionale,contro il lavoro. SEL apre a Renzi nel momento stesso in cui le classi dirigenti di tutta l’Europa capitalista lo salutano come possibile “salvatore”.
Non è solo la misura dell’equivoco di fondo di una lista Tsipras, concepita come lista “di scopo”, e inevitabilmente priva di qualsiasi prospettiva ( tanto più di una prospettiva di classe). E’ la misura della natura stessa dei gruppi dirigenti della sinistra italiana : che antepongono la logica del proprio ruolo e posizionamento politico istituzionale alle ragioni dei lavoratori e degli sfruttati. Contro quelle ragioni, e a maggior ragione contro una prospettiva anticapitalista. Del resto chi sussurrava a Riva, perchè non dovrebbe sussurrare a Renzi?
Ancora una volta si conferma la verità. Ciò che manca non è l’”unità della sinistra”. Ciò che manca è una sinistra vera, rivoluzionaria e anticapitalista. L’unica che non sia in vendita.