NAPOLI E CARABINIERI. RIVOLUZIONARI E STATO
Uno “scontro” inedito fra corpi militari dello Stato e governo Renzi sul terreno economico e contrattuale. Un ragazzo assassinato per mano dei carabinieri in un quartiere di Napoli.
La minaccia di uno sciopero unitario dei corpi militari, carabinieri inclusi, contro il governo. La ribellione popolare e giovanile di un quartiere contro i carabinieri e i corpi repressivi dello Stato.
L’intreccio concentrato di questi fatti, in pochi giorni, ripropone l’attualità di un chiaro orientamento classista : non puramente “antagonista”, ma rivoluzionario. Nell’impostazione e nella prospettiva.
FORZE DELL’”ORDINE”… PER QUALE ORDINE?
Il PCL denuncia innanzitutto la natura e funzione reale dei corpi repressivi dello Stato.
I fatti di Napoli, l’ennesimo colpo mortale “ accidentale” contro un giovanissimo proletario di un quartiere degradato, illustra una volta di più l’ipocrisia della propaganda borghese sulle cosiddette forze dell’”ordine”. L’”ordine” che quelle forze sono chiamate istituzionalmente a difendere è quello della società borghese. Sia che si tratti di reprimere lotte sociali e movimenti di ribellione contro oppressione e sfruttamento ( con una intensificazione strisciante ma progressiva negli anni di crisi); sia che si tratti di gestire i “normali” rastrellamenti e controlli su migranti senza difese e senza diritti, rendendo ancor più impossibili vite impossibili; sia che si tratti di amministrare la miseria quotidiana di quartieri spogliati di tutto ( lavoro, ritrovi, svaghi, vita) e quindi consegnati agli affari di camorra ( intrecciata fisiologicamente al capitale finanziario); al business dei giochi d’azzardo ( su cui lo Stato borghese cinicamente lucra); alla disperazione della solitudine e dell’ eroina ( fonte del massimo saggio di profitto e della massima accumulazione finanziaria del capitale).
Tutto ciò che fanno i singoli poliziotti, in un quartiere, si riduce a questo? No, evidentemente. Ma questa è la funzione istituzionale dell’ordine. Il poliziotto che tutela dal rischio di furto illegale la “borsa della vecchietta”, tutela innanzitutto l’ordine legale che rapina quella borsetta ogni giorno, per mano del governo in carica, per conto dei capitalisti e delle banche.
Polizia e Carabinieri non difendono la “sicurezza” della società contro la “delinquenza”, come vogliono le rappresentazioni da cartolina. Difendono la delinquenza della società capitalista, e quindi l’insicurezza delle sue vittime. Se necessario, come si vede, con metodi delinquenti. Non difendono la “Legge” come principio astratto, al di sopra delle classi. Difendono l’ordinaria legalità della follia capitalista. Se necessario, come si vede, con manifeste illegalità.
Il monopolio della violenza che lo Stato assegna a Polizia e Carabinieri, è lo strumento legale di questa funzione e dei suoi crimini. Cucchi, Aldovrandi, Davide Bifolco, sono solo il manifesto di questa verità rimossa. Che di tanto in tanto emerge nelle pieghe di qualche caso di clamore, ma poi ridiscende nel sottobosco ordinario del buon senso istituzionale. Protetto dal silenzio delle sinistre riformiste, dal quieto vivere delle loro complicità assessorili , o addirittura dalla loro subordinazione a culture questurine ( Ingroia docet).
PER UN ALTRO ORDINE, UN’ALTRA FORZA.
Il PCL non si accoda all’ipocrisia liberale che chiede alle “forze dell’ordine” il rispetto “ della propria funzione ”. Nè all’invocazione giustizialista di una “pace tra società e Stato”(De Magistris). Nè all’eterna richiesta (illusoria) di “una riforma democratica della polizia” borghese; né infine alle richieste supplichevoli… di un numero identificativo per gli agenti “a tutela dei manifestanti, e degli stessi poliziotti per bene” ( come se queste“soluzioni” risparmiassero vite, repressioni e crimini nei tanti paesi in cui vigono; come se non si ritorcessero paradossalmente su chi le propugna con richieste speculari di “numero identificativo” per i manifestanti e nuove lesioni di libertà).
Un partito rivoluzionario che si batte per rovesciare la dittatura dei capitalisti non difende i “corpi di uomini in armi” ( Engels) preposti a difenderla. Nè illude i proletari che possano funzionare diversamente. Fa l’esatto opposto. Denuncia la loro natura reale. Fa leva su ogni “caso” di clamore per spiegare che non si tratta di un “caso” ma dell’espressione- fosse pure “casuale” e “incidentale”- di una funzione generale e strutturale. Partecipa in prima linea ad ogni manifestazione di massa, di protesta e di rabbia, contro i corpi repressivi dello Stato e la loro brutalità, come a Napoli in questi giorni. Sviluppa un’aperta agitazione e propaganda di massa, tesa a sviluppare una coscienza di classe anti statale nei più ampi strati proletari , e a evitare (oltretutto) che la rabbia sociale possa essere capitalizzata o incanalata da forze equivoche e/o reazionarie ( magari camorriste).
Lo diciamo chiaro: un governo dei lavoratori, basato sulla loro organizzazione e la loro forza, scioglierà gli attuali corpi di Carabinieri e Polizia. Non avrà bisogno di “corpi di uomini in armi” come organi separati dalla società, posti a salvaguardia dello sfruttamento di una classe sull’altra. Non avrà bisogno di spendere 20 miliardi l’anno ( questo è oggi il costo annuale complessivo delle cinque forze dell’ ”ordine” in Italia) per proteggere il fortino del privilegio sociale di un pugno di ricchi, oltretutto criminogeno. Potrà invece sviluppare una struttura di autodifesa dei lavoratori e delle lavoratrici, legate ai loro luoghi di lavoro e di vita. Potrà organizzare una milizia operaia e popolare mille volte più radicata sul territorio, mille volte più deterrente ed efficace contro il vero crimine, mille volte più democratica e socialmente controllabile. Una milizia che non avrà bisogno di ufficiali, gradi, stellette e medaglie per ottenere la disciplina interna della “truppa” e l’”obbedienza”dei quartieri. La sua forza sarà il suo prestigio sociale presso i lavoratori ,i giovani, le donne, gli anziani, quale strumento di tutela dei loro diritti e conquiste, contro chiunque voglia insidiarli nella loro pacifica quotidianità. Una quotidianità finalmente liberata dalla legge del capitale e dunque dai crimini ( “legali o illegali”) del profitto.
E’ in questa prospettiva rivoluzionaria- e solo in essa- che acquista un senso intervenire nelle contraddizioni interne all’apparato dello Stato.
I CARABINIERI E MATTEO RENZI
L’attuale aspirante Bonaparte minaccia il blocco contrattuale di tutto il pubblico impiego, e in esso del trattamento economico di Polizia e Carabinieri.
Per finanziare il debito pubblico alle banche, rispettare i patti europei del capitale finanziario, continuare a destinare ai capitalisti decine di miliardi l’anno, e in più finanziare le proprie truffe elettorali, il premier bullo Matteo Renzi chiede sacrifici ai propri “sbirri “. Cioè ai tutori istituzionali dell’attuale ordine sociale .
I capi di Polizia e Carabinieri “protestano” e minacciano per la prima volta nella storia repubblicana uno sciopero unitario contro il governo. Il loro scopo è trattare una eccezione per la propria corporazione, con un messaggio inequivoco a Renzi:
“Comprendiamo il blocco per i normali lavoratori statali, capiamo e sosteniamo le politiche di sacrifici per gli operai, precari, disoccupati, siamo noi che difendiamo nelle piazze ogni giorno quelle politiche, siamo noi che facciamo scudo ogni giorno ai governi che le propugnano, contro la sofferenza e l’odio sociale che suscitano. Abbiamo dunque diritto a una eccezione. Pagateci il ruolo eccezionale che noi svolgiamo al vostro servizio e al servizio dei capitalisti che voi rappresentate. Già lo avete fatto quando ci avete esentato dalla legge Fornero sulle pensioni. Fate un’altra eccezione, e sarete ricompensati. Se non lo farete rischiate di trovarvi a corpo nudo di fronte alla società che umiliate . E faticheremo a controllare la nostra stessa truppa . Con i rischi del caso. Guardate a Napoli..”.
Il governo è scosso. La stampa borghese che ogni giorno chiede più rigore e sacrifici contro gli operai e i dipendenti pubblici, nel nome della “lotta agli sprechi” e del taglio della spesa pubblica, chiede al governo di fare… eccezione per Polizia e Carabinieri. Il “rigoroso” Padoan è alla ricerca di una soluzione. Il ministro Alfano cerca di salvare un piccolo bacino di voti. Il premier bullo ostenta fermezza ma cerca sottobanco una via d’uscita. Gli alti comandi militari lavorano per trovargliela cercando al tempo stesso di non perdere la faccia con la propria truppa. E’ una strettoia difficile
Affari loro. Ma non solo..
UNA POLITICA RIVOLUZIONARIA VERSO LE CONTRADDIZIONI DELLO STATO
Il PCL rifiuta ogni eccezione corporativa nel nome dell’”ordine pubblico”.
Ci battiamo e ci batteremo per la più ampia ribellione di massa contro il blocco contrattuale per milioni di lavoratori e lavoratrici del pubblico impiego, e più in generale contro le politiche di austerità e sacrifici a vantaggio dei capitalisti, italiani ed europei. La combinazione del mantenimento di questo blocco e di una “eccezione” per i Carabinieri sarebbe una provocazione scandalosa : significherebbe che lo Stato privilegia i tutori istituzionali dell’ordine sociale che impone contro le vittime sociali di quell’ordine, e proprio in funzione della difesa di piazza di quell’ordine.
Al tempo stesso, paradossalmente, ogni concessione che lo Stato dovesse fare agli “sbirri”, rischia obiettivamente di trasformare una eccezione nella rottura di una diga. “Perchè sì ai Carabinieri, e non a noi insegnanti, infermieri, postini, ..?”, così potrebbero ragionare milioni di lavoratori e lavoratrici. Questa è la preoccupazione del governo. Quella di una frana incontrollabile e pericolosa per la stessa tenuta dell’ordine pubblico. Da qui la resistenza e le difficoltà.
Il diavolo fa la pentola ma non i coperchi. Di certo il coperchio non lo metteranno i rivoluzionari.
Saremo nelle piazze di autunno dalla parte dei lavoratori contro il governo e contro lo Stato. Ci inseriremo in ogni contraddizione dell’avversario per allargare il fronte di massa e sviluppare coscienza. Costruiremo ove necessario e maturo strutture ed esperienze di autodifesa di massa contro la repressione. E qualora si sviluppassero manifestazioni di poliziotti contro il governo, interverremo senza riserve con un volantino politico antigovernativo:” Governo e Stato vi usano contro i lavoratori e finiscono con lo spremere anche voi come limoni, pur di onorare gli interessi del capitale finanziario. I vostri comandi cercano il compromesso col governo contro di voi, per continuare a usarvi contro di noi lavoratori. Noi vi diciamo: ribellatevi al governo e unitevi ai lavoratori..”.
Una politica rivoluzionaria è tale se entra da ogni lato nelle contraddizioni della società borghese. Se in ogni contraddizione sviluppa la prospettiva della rivoluzione come prospettiva storica reale, non come riferimento letterario e ideologico. E’ ciò che differenzia il PCL non solo dalla sinistra riformista, ma anche dall’antagonismo di nicchia. E’ ciò che fa del PCL l’asse di costruzione del partito rivoluzionario in Italia.