Micropillole marxiste 2
A cura di falaghiste:
Brano tratto dal sito http://www.homolaicus.com
Economia e società
Di solito le discipline scientifiche sono divise in due grandi branche: le scienze naturali e quelle sociali, intendendo con le seconde quelle che si occupano della società. I teorici borghesi sono stati divisi, nell’ultimo secolo, sulla questione dell’unicità o meno del metodo, se cioè nelle scienze sociali ci volesse un altro metodo rispetto a quelle naturali o meno. Durante tutto lo scorso secolo e anche in questo si è comunque vista una generale dipendenza nello sviluppo delle scienze sociali da quelle naturali. Gli scienziati sociali hanno imitato e anche scimmiottato i fisici, i biologi, ecc. Tutto questo non è certamente un caso. Questo imitare le scienze naturali nasconde un preciso scopo: eliminare la lotta di classe dalla scienza.
Per Marx la lotta di classe è il motore della storia dell’umanità in quanto riassume in sé la contraddizione tra lo sviluppo incessante delle forze produttive e il progressivo rimanere indietro dei rapporti di produzione. Così vediamo i passi avanti meravigliosi del progresso tecnologico in questi ultimi cinquant’anni, mortificato però dal suo utilizzo borghese, dal fatto che in questa società la tecnologia, come la stessa classe operaia, è solo un mezzo per produrre i profitti dei capitalisti. Questa contraddizione tra enorme sviluppo tecnologico e rapporti di produzione che restano capitalistici, sarà rotta dalla rivoluzione socialista che permetterà alla scienza e alla tecnologia sviluppi giganteschi e finalmente a vantaggio di tutta l’umanità.
Ma torniamo all’osservazione iniziale: gli scienziati borghesi vorrebbero che le scienze sociali fossero come quelle naturali. Tuttavia gli argomenti da trattare non sono affatto simili, soprattutto hanno questa bella differenza: nessun elettrone cambierà mai traiettoria venendo a sapere della meccanica quantistica, il ferro non si fonderà prima studiando un trattato di mineralogia. Viceversa la società è composta da classi e da individui che possono studiare il funzionamento della società e agire di conseguenza. Agire di conseguenza non significa ovviamente che possono fare quello che vogliono. Questa è l’altra classica esagerazione del pensiero borghese: nella società non esisterebbero leggi, ci sarebbe il “libero arbitrio”, ognuno vive come vuole.
Il marxismo riesce a evitare questo falso dilemma tra determinismo meccanico e idealismo anarchico nella misura in cui spiega le cause del divenire: nelle parole di Engels “la libertà è una necessità di cui si è coscienti”. Quindi l’uomo ha sì la possibilità di agire liberamente, ma sfruttando il funzionamento del mondo oggettivo in cui vive. Marx prima e i marxisti poi hanno analizzato a fondo il processo che conduce dalla realtà esterna all’elaborazione di conoscenze nell’uomo.
Il fondamento di questa analisi è che le condizioni materiali determinano la coscienza sociale e cioè le teorie scientifiche, politiche, sociali, la cultura, l’arte di una certa epoca sono il riflesso sociale, non meccanico ma comunque determinato, della società che le produce e delle lotte sociali di questa società. La classe che domina la società impone le proprie idee e le proprie teorie.
Scrivono Marx ed Engels:
“Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la classe che è la dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante”.
Nelle scienze sociali della nostra epoca questo si traduce così: le teorie economiche e sociali sono le teorie della borghesia, la quale essendo diventata un freno all’ulteriore sviluppo della società, non può che riflettere questo suo carattere oggettivamente reazionario in idee e teorie reazionarie e irrealistiche.