Appello. Unire la lotta contro i licenziamenti!
Per adesioni: appellocontroilicenziamenti@gmail.com
Istituire una cassa nazionale di resistenza. Occupare le aziende che licenziano, come hanno fatto in GKN. Nazionalizzarle senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori. Opporre alla radicalità dei padroni una radicalità uguale e contraria
Pubblichiamo qui, su richiesta dei promotori, un appello nazionale per l’unificazione del fronte di lotta contro i licenziamenti, a partire dalle vicende GKN e Whirlpool. L’appello è promosso da lavoratori e lavoratrici di diversa appartenenza sindacale: RLS, RSU, compagni e compagne con ruoli sindacali e/o rappresentativi/e di realtà di lotta importanti nella propria azienda, settore, territorio. Attorno a questo appello, che qui pubblichiamo con la prima rosa di firmatari, si svilupperà una campagna nazionale di adesioni e iniziative di supporto, di cui verrà data periodica informazione.
I compagni e le compagne che intendono aderire possono scrivere a appellocontroilicenziamenti@gmail.com
UNIRE LE LOTTE CONTRO I LICENZIAMENTI!
Lo sblocco dei licenziamenti ha moltiplicato l’offensiva padronale contro i lavoratori e le lavoratrici. Le vicende Whirlpool, GKN, Giannetti, Timken, sono emblematiche. I licenziamenti si concentrano nel settore automotive, dove Stellantis già dichiara ufficiosamente 12000 “esuberi”. Ma coinvolgono anche il settore dei trasporti (Alitalia), colpiscono la logistica (FedEx), si estenderanno all’industria tessile e alle piccole imprese quando diverrà operativo lo sblocco anche in questi settori. Nel complesso un salto nell’attacco al lavoro, che si aggiunge al mancato rinnovo nel primo anno della pandemia di un milione di contratti precari.
Spesso, padroni italiani o stranieri che hanno mercato e commesse e che hanno incassato complessivamente miliardi di soldi pubblici pagati dai lavoratori, decidono di trasferire altrove la produzione per beneficiare o di salari ancor più miserabili, o di ulteriori esenzioni fiscali, o di puri vantaggi speculativi di carattere finanziario. In altri casi, in cui la crisi di settore è reale (auto, siderurgia, trasporti) la si scarica sui salariati a protezione degli azionisti. A pagare sono sempre i produttori della ricchezza, a vantaggio di chi la intasca.
Ad oggi questa offensiva generale non trova una risposta generale unitaria del movimento operaio. Dal 2008 si moltiplicano vertenze su vertenze a difesa del lavoro, che coinvolgono centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici, la loro generosità, la loro tenacia. Ma sono tutte vertenze in ordine sparso, in un quadro di grande frammentazione. Manca una risposta unificante. Ogni vertenza è ripiegata su sé stessa, sulla propria specifica situazione, in una giostra interminabile di contatti istituzionali, annunci elettorali, promesse di futuri acquirenti: che o sono fantasmi, o sono faccendieri, o pongono come condizione d’acquisto la cancellazione di posti di lavoro e/o di diritti acquisiti. È il calvario degli ultimi 15 anni (Alitalia, Termini Imerese, Alcoa, Eutelia, Acciaierie di Piombino, etc.). Un lungo elenco di croci. Ora è la volta di Whirlpool, Giannetti, Timken, GKN.
La legge sulle delocalizzazioni annunciata dal governo Draghi, su modello della legge francese Florange del 2014, non offre alcuna risposta ai lavoratori. Non riguarda né le chiusure legate a crisi economico-finanziarie, né le delocalizzazioni interne alla UE (GKN). Si limita a un piano di cosiddetta “mitigazione delle ricadute occupazionali”: preavviso dei licenziamenti, generici impegni che non valgono nulla per il futuro occupazionale dei licenziati, una multa irrisoria in caso di inadempienze. Per di più oggi, su richiesta di Confindustria, si sono cancellate dal testo di legge persino queste sanzioni simboliche. Nei fatti è una legge che prescrive come licenziare educatamente e monetizzare il licenziamento. Proprio come avviene in Francia. Una truffa presentata come “soluzione”. Inaccettabile.
È necessario voltare pagina. Non pioveranno concessioni dall’alto senza una svolta di lotta dal basso: una svolta di lotta radicale quanto radicale è l’offensiva del padronato. Una svolta che finalmente unifichi le centinaia di vertenze presenti e future, sottraendole all’isolamento, all’abbandono, alla sconfitta. Non si tratta di ignorare le specificità di ogni vertenza, che è sempre un terreno d’azione importante. Si tratta di unire le vertenze al di là della loro specificità. Di individuare comuni forme di lotta e comuni rivendicazioni, che possano trasformare tante vertenze in ordine sparso in una grande vertenza nazionale a difesa del lavoro, capace di mettere la lotta di ognuno al servizio di tutti, e la lotta di tutti al servizio di ognuno. È l’unica via per cambiare i rapporti di forza e strappare risultati.
Per questo proponiamo a tutte le organizzazioni del movimento operaio di unire nell’azione le proprie forze attorno a misure e rivendicazioni di svolta.
OCCUPARE LE AZIENDE CHE LICENZIANO. FARE COME ALLA GKN
Se il padrone licenzia deve incontrare ovunque una risposta uguale e contraria. A partire dalla occupazione dello stabilimento interessato. Dalla fabbrica non deve uscire neppure un bullone. L’occupazione è una prima forma di requisizione. È ciò che hanno fatto i lavoratori di GKN, con una scelta esemplare, che non a caso ha messo in allarme padronato e governo. imponendo la loro vertenza all’attenzione pubblica. Estendere e generalizzare questa forma d’azione significa moltiplicare i suoi effetti. Significa dire alla borghesia e ad ogni padrone che se vuole licenziare deve mettere sul conto, in primo luogo, la perdita di controllo sui suoi impianti. Un ammonimento che in termini pratici vale infinitamente di più di una multa (eventuale) da assorbire a bilancio.
PER UNA CASSA NAZIONALE DI RESISTENZA
Una occupazione prolungata ha bisogno di essere coperta ben al di là degli ammortizzatori esistenti. C’è bisogno di una cassa di resistenza. È quella che è stata adottata dai lavoratori di Whirlpool, di FedEx, di GKN e di altre vertenze. Ma occorre andare al di là della raccolta volontaria di vertenza in vertenza. Occorre una grande cassa di resistenza nazionale pronta a sostenere ogni azione di lotta prolungata a difesa del lavoro, con l’impegno a tal fine di tutte le organizzazioni di classe e di un loro comitato unitario di controllo. Significa dire alla borghesia e a ogni padrone che i lavoratori sono pronti a reggere ovunque uno scontro di lunga durata. Un deterrente di certo più efficace di qualsiasi “raccomandazione” ai padroni di usare buone maniere.
NAZIONALIZZARE LE AZIENDE CHE LICENZIANO, SENZA INDENNIZZO E SOTTO IL CONTROLLO DEI LAVORATORI
Se il padrone vuole licenziare i lavoratori, questi ultimi hanno diritto a rivendicare il licenziamento del padrone. Se il padrone antepone la proprietà al lavoro, il lavoro ha diritto a mettere in discussione la proprietà. Senza un euro di indennizzo: perché l’indennizzo se lo sono preso con anni e decenni di risorse pubbliche, e con lo sfruttamento dei lavoratori. Nazionalizzare senza indennizzo significa riprendersi ciò che i lavoratori hanno già abbondantemente pagato, e porlo sotto il proprio controllo. Significa dire che il problema non è il costo del lavoro per il capitale ma il costo del capitale per il lavoro, ribaltando decenni di sacrifici e arretramenti che hanno solo ingrassato i profitti.
È una rivendicazione che pone la prospettiva di una alternativa di società partendo dalla necessità immediata del posto di lavoro. Non a caso appartiene alla storia del movimento dei lavoratori, in particolare nelle epoche di crisi. Riprenderla e generalizzarla significa dire alla borghesia e ad ogni padrone che i lavoratori non sono più disposti a considerare intoccabile la proprietà degli azionisti. Se il padrone vuole licenziare deve sapere che la sua proprietà è in gioco. Un avvertimento forse più convincente delle solite prediche virtuose.
PER UNA ASSEMBLEA NAZIONALE UNITARIA DI TUTTE LE VERTENZE CHE DECIDA SU FORME DI LOTTA E OBIETTIVI COMUNI
Questa svolta generale di indirizzo è richiesta dal nuovo livello dello scontro.
Per discuterla e approfondirla crediamo necessaria una grande assemblea nazionale delle rappresentanze di tutte le aziende in lotta, al di là di ogni diversa appartenenza di categoria o di sindacato. Una assemblea nazionale che possa definire democraticamente una piattaforma comune e un’azione comune. Una assemblea che contrapponga al fronte unitario del padronato il fronte unitario dei lavoratori. Una assemblea che ponga l’esigenza di una vertenza generale di tutto il mondo del lavoro, nella prospettiva di una lotta internazionale che ribalti i rapporti di forza tra le classi.
Per adesioni: appellocontroilicenziamenti@gmail.com