Angeli e austerità
Negli ultimi giorni i social sono letteralmente intasati di post che elogiano il lavoro di medici e infermieri, e di tutto il personale ospedaliero (ma anche non ospedaliero) che sta rispondendo all’emergenza, spesso anche rischiando la propria pelle.
La nostra fortuna è che Facebook e Instagram sono gratis.
Gratis come i parcheggi attorno all’ospedale che il sindaco Lattuca ha generosamente concesso venendo meno ad una decennale tradizione della città di Cesena. Per lui però, nessuno striscione fuori dal Pronto Soccorso.
Paragoniamo il personale medico e paramedico ad angeli, eroi o ad altre figure mitologiche. Per forza, ora ci servono!
Viviamo in un mondo strano, pieno di contraddizioni e di ipocrisia lecca-culista, in un mondo dove i pochi che “possiedono il debito” e rivendicano l’austerità, mentre la maggioranza che produce realmente la ricchezza deve subirla.
Negli ultimi 10 anni la sanità pubblica è stata derubata per oltre 40 miliardi, il personale ridotto sotto la soglia del minimo possibile per garantire il corretto funzionamento delle strutture, addirittura, la tendenza è quella (in nome della riduzione dei costi), di chiudere le strutture sanitarie inutili. Oltre 300 ospedali pubblici sono stati chiusi dal 2007. Magari non strutture enormi, ma ospedaletti che facevano la loro parte, come un punto di primo intervento in un paesino isolato in montagna, o un ambulatorio che prima serviva allo scopo ed ora non c’è più.
A gioire di questa situazione da commedia noir, ovviamente gli istituti privati, che, essendo in molte realtà le uniche entità sopravvissute, hanno cominciato a “convenzionarsi” con le ASL, diventando degli ospedali privati convenzionati, covi di specialisti, e fonte inesauribile di spesa pubblica gentilmente offerta dalla classe operaia italiana!
Ora che le rovine della sanità pubblica sono martoriate dal nuovo coronavirus COVID-19, il sistema ha cominciato (o almeno, ora è molto più evidente) ad andare in frantumi. Non esiste una regione che abbia a disposizione posti di terapia intensiva, posti che già scarseggiavano prima, il poco personale a disposizione sgobba anche 12 o 15 ore al giorno per fare fronte all’emergenza. Preso alle strette, il governo ha stanziato 30 pezzi d’argento per l’assunzione di personale e per l’acquisto di materiali. Misure straordinarie per uscire dall’emergenza.
Il vero paradosso è che da una parte rivendichiamo la necessità di misure straordinarie (come se finanziare la sanità pubblica fosse una misura straordinaria) per contrastare l’epidemia, dall’altra, la maggioranza della classe operaia costretta a lavorare senza dispositivi di protezione (e laddove ci sono risultano inefficaci), per non frenare il profitto dei capitalisti, che della salute dei loro dipendenti se ne strafregano.
È necessario in questo momento di profonda crisi sociale e sanitaria riprendere coscienza delle reali necessità della collettività, rivendicando un programma di massicci investimenti nella sanità e nella scuola pubblica, togliendo sovvenzioni alle strutture paritarie e convenzionate. Rivendicare l’abolizione del debito pubblico e conseguentemente rigettare l’austerità.