Movimento antifascista, un passo in avanti.
Con centinaia di persone presenti, la bella manifestazione di sabato scorso a Cesena, contro il governo, la repressione e il razzismo, dimostra che gli antifascisti militanti, disposti cioè ad esprimere pubblicamente le loro idee, sono molto più numerosi dei militanti fascisti. Ma la storia insegna che il numero, oltre un certo limite si intende, spesso conta ben poco. Ciò che conta sono altri elementi interagenti fra loro: la tattica, la propaganda e le alleanze, ma soprattutto bisogna tenere in considerazione il contesto storico nel quale ci si trova ad agire. I fascisti sono ben organizzati, agiscono e colpiscono coesi, sono ben finanziati e possono contare sul sostegno del Governo. Al contrario, il movimento antifascista è frammentato, agisce localmente senza contemporaneità a livello nazionale ed è povero di mezzi: il vento della storia gli soffia contro. Per questo più oggi che in passato, quando l’antifascismo era senso comune largamente maggioritario nei ceti popolari, i movimenti antifascisti dovrebbero porsi il problema di costruire un fronte unico antifascista coordinandosi a livello nazionale; pena il logoramento, l’irrilevanza e così favorire la crescita della repressione. Il problema quindi non è la repressione in sé, ma l’isolamento dalle masse popolari: dagli operai, dai poveri e da tutti coloro che in questi anni hanno pagato la crisi del capitalismo e ora ingenuamente sostengono, passivamente e più o meno consciamente, il Governo e i fascisti. Ovvio che il pacchetto sicurezza debba essere contrastato e denunciato con la massima forza e chiarezza possibile, tuttavia la centralità della lotta antifascista non può essere questo, per la semplice ragione che la stragrande maggioranza degli Italiani rivolge le proprie paure contro gli immigrati, l’Europa, i politici, eccetera, e non avverte la repressione fino a quando non la subisce di persona. In conclusione, non basta avere ragione, essere singolarmente migliori, pensare di conoscere la verità, bisogna connettersi con la mentalità delle masse sfruttate per aiutarle a capire che questo Governo, i fascisti e i capitalisti sono i loro nemici. Non bisogna illudersi che il vento giri nella nostra direzione in breve tempo, ma bisogna essere pronti a issare le vele. Sabato a Cesena è stato fatto un passo in avanti in questo senso, ma ancora l’idea di un punto di confronto e coordinamento nazionale è lontana.