Il dito indica il fascismo e lo stolto guarda la maglietta
di Frecciarossa
Il 28 ottobre, a Predappio, hanno sfilato circa 2000 camice nere, suscitando l’indignazione di ANPI, CGIL e PD.
Pochi sembrano rendersi conto però delle responsabilità di PD e Cgil per la macelleria sociale che ha portato a quell’arretramento del movimento operaio di cui il fascismo sta ora approfittando.
La Cgil ha inserito nei suoi ranghi alcuni fascisti dichiarati, in barba al suo statuto, ha sempre sostenuto i governi di centro-sinistra, da Treu a Dini, facendo semplicemente piccoli scioperi simbolici contro l’introduzione del Jobs Act, senza opporre alcuna resistenza al furto dei diritti dei lavoratori perpetrato da questi governi “amici”, anzi firmando licenziamenti e contratti collettivi e di secondo livello al ribasso, depotenziando costantemente le lotte spontanee dei lavoratori.
Il PD, con Minniti, ha aperto la strada a quella politica di respingimento dei rifugiati, lastricata di morti in mare, che Salvini adesso si appunta al petto come una medaglia.
Ora il PD e la Cgil si accorgono che il fascismo ha rialzato la testa, senza capire di aver svolto un ruolo non marginale nell’ascesa di queste forze apertamente razziste e reazionarie. Ma il fascismo non è solo quello che sfila con la camicia nera e il fez, è fascismo anche privare la classe lavoratrice dei suoi diritti, salvaguardando con estrema attenzione i privilegi della classe sfruttatrice.
È inutile ora a fremere d’indignazione per una maglietta, quando per anni si sono chiusi tutt’e due gli occhi davanti all’avanzata del neofascismo, anzi la si è favorita e aiutata smantellando ogni residuo di stato sociale, di solidarietà tra lavoratori, di diritto alla scuola e alla sanità, facendo avanzare precarietà, rubando il futuro ai giovani, ostacolando l’integrazione degli immigrati e marginalizzando un’intera classe sociale.
Il fascismo è soltanto il braccio armato, più becero ignorante e violento, del capitalismo. I fascisti sono i cani da guardia degli sfruttatori, di capitalisti, industriali e banchieri. Pertanto non è possibile pensare di contrastare il fascismo senza abbattere il capitalismo, senza abbattere quel sistema di classi che consente agli sfruttatori di reprimere ogni dissenso, ogni organizzazione dal basso, ogni tentativo di resistenza operaia.
Non serve a niente rinchiudersi nei teatri o fare tagliatelle, solo la lotta di classe, solo il recupero della combattività della classe operaia può eliminare il cancro nero capitalista e le sue espressioni più becere.