In Romagna non si ferma l’emorragia di posti di lavoro: le Officine Maraldi Bertinoro si avviano alla chiusura
Una doccia fredda si è abbattuta sui 50 lavoratori delle officine Maraldi di Bertinoro (OMB): l’azienda infatti è pronta per portare i libri in tribunale e ha annunciato il fallimento.
Dopo mesi di fibrillazione, caratterizzati dall’assoluta passività dei burocrati confederali, che non hanno fatto di meglio che organizzare qualche presidio sotto la prefettura, ma non hanno messo in campo alcuna iniziativa di lotta in grado di bloccare l’azienda e coordinare i lavoratori, CGIL e FIOM non trovano nulla di meglio da fare che lanciare generici appelli a cittadini e istituzioni e sperare che magicamente si materializzi un compratore per l’azienda.
Peccato che i lavoratori abbiano diverse retribuzioni mensili arretrate e, insieme al posto di lavoro, rischino anche di perdere la sussistenza economica immediata.
Il Partito Comunista dei Lavoratori da anni denuncia questo atteggiamento attendista, passivo e, in ultima analisi, connivente delle burocrazie locali di Cgil e Fiom che a ogni vertenza sul territorio non si smentiscono: le aziende chiudono con una rapidità e una frequenza devastanti, ma si continuano a non fare scioperi, picchetti, blocchi e occupazioni. Si rivendica la propria esistenza in tavoli che non portano a nulla per i lavoratori tranne, nei casi più (s)fortunati, una buonuscita di pochi spiccioli in cambio del posto di lavoro e spesso una pioggia di soldi pubblici per il padrone, che invece ottiene sempre quello che desidera, il licenziamento senza colpo ferire dei lavoratori e la possibilità di fare profitti altrove, dopo anni di sfruttamento delle persone e del territorio.
Spetta ai lavoratori prendere in mano la situazione, solo una lotta decisa e unitaria può difendere il posto di lavoro di tutti, non certo gli appelli ai sindaci locali a targa PD, il partito che meglio di ogni altro nella storia recente è riuscito a smantellare i diritti dei lavoratori in un’offensiva a colpi di precarietà, Jobs Act e cancellazione dell’articolo 18.
Il sindacato, invece di organizzare i lavoratori e mettere in campo una lotta decisa e serrata, fa appelli a questi soggetti.
Mai come in questo momento è necessario convocare un’assemblea dei lavoratori Maraldi affinché, davanti alla prospettiva di un licenziamento certo, i lavoratori possono decidere autonomamente le iniziative di lotta da intraprendere, bypassando i burocrati sindacali locali che li conducono docilmente al macello.
La sezione Romagna del Partito Comunista dei Lavoratori esprime tutta la propria solidarietà ai lavoratori Maraldi e ribadisce la propria vicinanza e sostegno per qualsiasi iniziativa di lotta essi vorranno intraprendere.
Chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso!