IL NUOVO CONTRATTO BIDONE DELLE COOPERATIVE AGRICOLE
Come sempre, i sindacati ad agosto hanno salutato a voci unificate il rinnovo del CCNL delle Coop. Agricole blaterando di “nuove positive certezze”. Quali? È presto detto: pochi soldi, un arretramento dei diritti e le mani nelle tasche dei lavoratori.
Questo contratto nazionale, imposto ai lavoratori che non sono neppure stati consultati, interessa 6000 lavoratori solo nella provincia di Forlì-Cesena, e 60.000 lavoratori a livello nazionale, coinvolgendo alcune delle più importanti cooperative agricole come Amadori (sotto il nome di AVICOOP), la Del Campo, l’Orogel, la Caviro, ecc.
Il mirabolante aumento che percepiranno i lavoratori sarà di 77 euro spalmati in 4 anni e naturalmente legati alla qualifica (come se i lavoratori non dovessero tutti fare i conti con lo stesso costo della vita e le stesse condizioni estreme generate dalla crisi economica).
Quel (poco) che si guadagna da un punto di vista monetario lo si perde ampiamente in diritti e flessibilità: quest’ultima infatti aumenterà da 80 a 90 ore annue e il part-time verrà incrementato dall’attuale 12 al 30% della forza lavoro. Un part-time, si badi bene, imposto ai lavoratori per circa 800 euro al mese. Insomma, più flessibilità, meno lavoro, meno salario.
A ciò si va ad aggiungere una giornata pagata per partecipare all’assemblea del fondo integrativo: i lavoratori potranno persino assentarsi dal lavoro dietro remunerazione per essere persuasi a versare i loro soldi nella previdenza integrativa, che spesso serve al capitale per ardite manovre speculative (ovviamente con i soldi degli sfruttati). Una truffa, quella della previdenza integrativa volontaria, che denunciammo a suo tempo: il centrosinistra e le burocrazie sindacali ebbero la faccia tosta di presentare la riforma del TFR come un vantaggio per i lavoratori, annunciando che i fondi pensione sarebbero cresciuti sul mercato finanziario. È accaduto l’opposto. I fondi pensione sono stati colpiti dalla crisi, e il Tfr depositato all’INPS è diventato il Bancomat del governo. Ma i lavoratori non ascolteranno queste parole nella giornata retribuita per assistere all’assemblea del fondo, saranno trattati come sempre da mucche da spremere e da consumatori da circuire.
Insomma i lavoratori non hanno molto da guadagnare da questo accordo, a cui noi opponiamo le parole d’ordine della lotta operaia.
BASTA FLESSIBILITA’ E CONDIZIONI INUMANE DI SFRUTTAMENTO
BASTA CONTRATTI AL RIBASSO ED EROSIONE DELLE TUTELE!
PER UNA LOTTA UNITARIA E COORDINATA DEI LAVORATORI DELLE COOP AGRICOLE
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