Di Bukaneros
Quello che ai più sembrava scontato alla fine si è avverato. Renzi, Poletti, Sacconi e compagnia anti-operaia applicano alla lettera i diktat della Troika e di Confindustria, realizzando il loro sogno più grande, che è allo stesso tempo l’incubo peggiore dei lavoratori: un taglio alle tutele della classe lavoratrice senza precedenti, lo smantellamento di fatto dello statuto dei lavoratori e dei suoi diritti più fondamentali.
Quasi subito si era capito che aria tirava; la falsa propaganda della parte “sinistrorsa” del PD e soprattutto la falsa opposizione dei sindacati confederali, della Cgil in primis, facevano chiaramente intendere che Renzi e il suo governo illegittimo di non-eletti avrebbero trovato terreno fertile per strappare a piene mani le ultime difese a tutela di chi lavora. Da oggi siamo tutti più precari, ricattabili e licenziabili, da oggi alzare la testa, ammalarsi, difendersi ed esporsi per i compagni significa mettere a rischio il proprio posto di lavoro, il proprio salario e il proprio futuro, perdendo anche quel poco di dignità e libertà rimasto dopo aver varcato il cancello della propria fabbrica.
I lavoratori hanno sempre risposto alla chiamate in difesa della propria dignità nei posti di lavoro. La grande manifestazione del 25 ottobre a Roma, del 14 novembre a Milano (FIOM) e lo sciopero generale del 12 dicembre, tra l’altro già fuori tempo massimo, potevano e dovevano essere quel forte segnale di partecipazione allo scontro per far saltare il banco e l’arroganza governativa. Non è avvenuto nulla di tutto ciò! Anzi, queste manifestazioni si sono dimostrate l’ennesima “passeggiata” formale in salsa sindacale e hanno finito per portare ancora più rassegnazione e un logico distaccamento dai sindacati ormai da tempo non più generali, ma complici di sfruttatori capaci di accompagnare la new generation addirittura al lavoro gratuito in stile Expo.
Renzi e Confindustria portano a casa con estrema facilità la tanto desiderata schiavitù 2.0 del nuovo secolo, decretando inoltre la crisi più profonda del più grande sindacato europeo e dei suoi dirigenti, incapaci della minima prova di resistenza e di orgoglio, se non a chiacchiere, come troppo spesso ci ha abituato il già politicante Landini (restiamo ancora in attesa di sapere quante fabbriche ha occupato, dopo i proclami in tal senso). Il segretario della Fiom Landini e la Segretaria della CGIL Camusso saranno ricordati come i maggiori responsabili di una burocrazia sindacale totalmente succube della classe padronale, con strategie e politiche fallimentari che hanno definitivamente distrutto lo statuto dei lavoratori duramente conquistato con anni di lotte.
Gli stessi arrendevoli sindacati, dopo aver perso chiaramente su tutti i fronti, ora bussano alle porte dei padroni chiedendo gentilmente di assumere grazie proprio al Jobs Act e allo stesso tempo dicono ai lavoratori che la battaglia non è persa, che si pensa a un “nuovo statuto dei lavoratori” e a una raccolta firme per una petizione popolare proprio per la modifica della controriforma del lavoro appena legiferata. L’ipocrisia è a dire poco grottesca e l’incapacità di una reazione contro i padroni degna di questo nome è ormai cronica.
Le forze del Partito Comunista dei Lavoratori sono tutte concentrate per unire le lotte dei lavoratori, occupare le fabbriche che chiudono e licenziano, creare delle casse di resistenza a tutela di chi lotta, indire assemblee per un fronte di lotta unico, l’unica via per arginare questa deriva.
Ora e sempre… Solo la lotta paga!