Per una battaglia anticapitalistica contro il TTIP
Il negoziato in corso tra USA e UE in fatto di trattati commerciali risponde a precise necessità del capitalismo in crisi. USA ed Unione Europea cercano di espandere gli spazi di mercato delle rispettive multinazionali in ogni campo e ad ogni costo. Gli USA cercano, anche per questa via, di contenere la crescente concorrenza della Cina sul mercato europeo, per rafforzare la propria egemonia atlantica e contrastare il proprio declino.
Come tutti i negoziati tra Stati capitalisti, la disputa non riguarda i “valori” ma gli interessi. Perché l’interesse del profitto è l’unico valore che il capitale conosce. Al tempo stesso, proprio per questo, il negoziato fatica, perché gli interessi tra Stati capitalisti e relativi blocchi continentali non sempre coincidono. Gli USA puntano all’abbattimento delle cosiddette “barriere non tariffarie” soprattutto nel campo agroalimentare e farmaceutico, che significa abbattimento di norme minime di tutela dei consumatori europei in fatto ad esempio di sorveglianza sanitaria, a partire dalla carne. Gli Stati capitalistici dell’Unione Europea pretendono in cambio la liberalizzazione del mercato americano per la propria industria automobilistica e la parallela liberalizzazione degli appalti pubblici negli USA per costruttori e investitori europei. Sia in USA che in Europa gli schieramenti si dividono all’interno dello stesso campo borghese, a seconda degli interessi delle varie lobby di settore. Ma il terreno del mercimonio, indipendentemente dall’esito, è molto chiaro: un patto tra Stati capitalisti contro le ragioni dei lavoratori e della maggioranza della società, a esclusiva tutela del profitto.
Prova ne sia che il negoziato è in larga parte segreto. La cosiddetta opinione pubblica, osannata dai governi quando si tratta di lisciarle il pelo per incassarne i voti (come contro i migranti) non ha diritto di accesso a verità sgradite e imbarazzanti. La criminalità del capitale va sottratta al suo sguardo indiscreto. Come segreto è il negoziato sulla “giurisdizione speciale”: gli Stati capitalisti di USA e UE vorrebbero garantire alle rispettive multinazionali il potere di ricorso a specifici “tribunali privati”, o “arbitrati” internazionali, dotati di una sovranità superiore alle stesse magistrature nazionali. Dietro la bandiera della lotta alla burocrazia e della libertà di commercio si vorrebbe offrire ai monopoli capitalisti una tutela di ultima istanza superiore ad ogni legge! Nessuna norma meglio di questa confessa che la legge del profitto è davvero la legge suprema della società borghese.
Il trattato che viene negoziato tra i grandi blocchi continentali del capitalismo non è altra cosa dal corso ordinario delle politiche dominanti all’interno di ogni paese. La logica che lo presiede è la stessa logica che sospinge l’attacco frontale ai diritti sindacali, individuali e collettivi, alla previdenza pubblica, alla sanità pubblica, all’istruzione pubblica, ai beni comuni come l’acqua pubblica e il suolo. Si tratta del saccheggio di ogni risorsa pubblica per tutelare banchieri e industriali. Ovunque la vera frontiera dello scontro non è tra “destra” e “sinistra”, tra “reazione” e “progresso”, se non di riflesso: è tra il capitale da un lato, il lavoro e i diritti sociali dall’altro.
Se questa è la realtà, ne consegue per noi una impostazione precisa. La battaglia contro il TTIP o diventa una battaglia anticapitalista, a partire da un’angolazione di classe, o si condanna alla impotenza. O si collega alle ragioni generali della classe lavoratrice o è destinata a mancare i suoi scopi. L’esperienza della vittoria referendaria sull’acqua pubblica del 2011, vanificata e annullata dai successivi governi – Renzi in testa – ci dice esattamente questo: senza la mobilitazione della classe lavoratrice, senza un rovesciamento dei rapporti di forza tra le classi sociali, ogni ragione progressiva (ambientale, democratica, civile) finisce con l’essere sconfitta.
Per questo, dentro la mobilitazione unitaria in corso contro il TTIP, portiamo una proposta indipendente e classista. Non ci iscriviamo al partito della “civile Europa” contro l’“America malvagia”, magari a supporto delle ragioni negoziali di questo o quell’altro governo antioperaio europeo. Hollande che colpisce e reprime i lavoratori francesi per conto dei capitalisti francesi (vedi la legge sul lavoro) non diventa nostro alleato perché (oggi) resiste al TTIP. Siamo contro il TTIP dal versante degli interessi indipendenti dei lavoratori europei e dei lavoratori americani, contro i capitalisti americani, contro i capitalisti europei, contro i relativi governi. La bandiera indipendente dei lavoratori non può essere quella del “libero scambio” tra i rispettivi capitalisti, a scapito di diritti e protezioni sociali. Può e deve essere quella della fraternità internazionale dei lavoratori di ogni paese contro la dittatura internazionale del profitto.
Per la stessa ragione non ci facciamo incantare dalle forze che osteggiano il TTIP perché chiedono più protezionismo (cioè dazi, dogane, barriere più alte…) contro la cosiddetta invasione della Cina (da Trump a Salvini… al M5S). I lavoratori europei e americani non devono farsi arruolare dalla guerra commerciale dei propri capitalisti contro i nuovi capitalisti cinesi, sia che essa avvenga nel nome del libero scambio sia che avvenga nel nome della difesa delle frontiere: debbono semmai imparare da quelle decine di milioni di operai cinesi che lottando contro i propri capitalisti (ma anche contro gli investitori europei e americani in Cina) hanno strappato in dieci anni la triplicazione dei propri salari. Ogni rafforzamento delle posizioni del proletariato cinese è un possibile vantaggio per i lavoratori americani ed europei. Ogni colpo agli operai cinesi è un danno indiretto anche ai nostri lavoratori.
La lotta contro il capitalismo, al di là di ogni divisione nazionale, è l’unica frontiera del progresso storico nel mondo. L’unica da cui potrà nascere, per via rivoluzionaria, un mondo nuovo, liberato dal profitto e dai suoi orrori. L’unica frontiera di lotta che può strappare, oltretutto, cammin facendo, conquiste parziali e risultati concreti per la maggioranza della società in fatto di tutele sociali e ambientali.
NO AL TTIP!
NO ALLA SEGRETEZZA DEI NEGOZIATI TRA STATI CAPITALISTI ALLE SPALLE DEI LAVORATORI E CONSUMATORI, IN EUROPA E IN AMERICA!
PER L’ABOLIZIONE DEL SEGRETO COMMERCIALE E INDUSTRIALE!
PER LA TUTELA DELLE RAGIONI DEI LAVORATORI, DEI CONSUMATORI, DELL’AMBIENTE, CONTRO IL CINISMO DELLE MULTINAZIONALI!
PER UNA ECONOMIA LIBERATA DAL CAPITALISMO, MIRATA AL SODDISFACIMENTO DEI BISOGNI SOCIALI NON DEL PROFITTO!