La commedia del referendum della CGIL
Nelle prossime settimane le lavoratrici, i lavoratori e i pensionati saranno chiamati dal maggior sindacato di massa, la CGIL, alle assemblee e alla raccolta firme per un eventuale referendum nazionale, per esprimersi sul nuovo statuto dei lavoratori e sulla carta dei diritti del lavoro.
La vecchia carta dei diritti universale (legge 300/1970) in questi anni è stata via via svuotata, dal pacchetto Treu ( governo Prodi ), alla riforma delle pensioni e alla modifica prima e cancellazione poi dell’articolo 18 (Monti/Fornero), al famigerato Jobs Act dell’attuale governo Renzi. Tutto questo senza una reale opposizione… 3 ore di sciopero per la contro-riforma delle pensioni e uno sciopero generale fuori tempo massimo per osteggiare la controriforma del lavoro renziana: nulla di più dalla triade sindacale Confederale!
Era opportuna quantomeno una rivoluzione seduta stante vista la gravità ai danni dei lavoratori.
Con la nuova carta dei diritti universale dei lavoratori, la Cgil tenta di ricostruire quello che ha ceduto senza colpo ferire, l’ennesimo “bluff” che ha lo stesso sapore delle tante anzi delle pochissime iniziative della Cgil degli ultimi anni, cioè una mera illusione di contrasto a questo governo da sempre al fianco degli industriali e delle classe dominante.
La nuova carta, che rimarrà lettera morta, prevede molte meraviglie: dal diritto al lavoro, alla maternità / paternità, dalla cancellazione del Jobs Act all’abbattimento del record mondiale di 47 tipi di contratto diversi presenti in Italia, al recupero dell’articolo 18 con la totale cancellazione della riforma, addirittura con una norma che obblighi sempre il reintegro del lavoratore per giusta causa.
Come pensa la CGIL di riprendersi tutto ciò che le è stato strappato grazie alla sua completa passività? Ma con un referendum, certo! Un referendum che il governo, così come ha fatto con quello sull’acqua, potrebbe tranquillamente usare come carta igienica.
Confindustria sta ancora sghignazzando davanti a un passivismo così totale e unitario dei sindacati confederali, che da anni le stanno regalando di tutto e di più!
La CGIL non ha più la credibilità per presentarsi davanti ai lavoratori.
La CGIL ha una crisi di tessere pari alla crisi greca e come Tsipras fa propaganda e nulla più in attesa di riconfermare i propri “posticini” dirigenziali al prossimo congresso dell’organizzazione (gennaio 2018). Piuttosto che fare una nuova carta per sedersi ad un tavolo come inutile comparsa, forse sarebbe stato più giusto portare i lavoratori in piazza, opporsi alle contro-riforme governative e non farsi togliere i diritti che oggi con una pantomima degna della peggiore burocrazia sfiora il ridicolo.
La credibilità si crea con la coerenza qualità che la Cgil purtroppo ha smarrito da tempi non sospetti e che risulta ormai irrimediabilmente persa!
La storia insegna ma non ha scolari: o si prende coscienza e si lotta nei terreni che la storia ci insegna o noi lavoratori e sfruttati continueremo a pagare a sempre più caro prezzo. Il declino non lo si ferma con iniziative fumose come quelle proposte dalla Cgil… ma con la lotta.
Come noi molti altri lavoratori son convinti che… solo la lotta paga!
Noi del Partito Comunista dei Lavoratori siamo e saremo sempre al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici che si battono per i propri diritti, lottando anche contro il passivismo e i tradimenti delle burocrazie sindacali.
Cellula Operaia PCL Sez. Romagna “D. Maltoni”