di Falaghiste
Più volte ci siamo chiesti: che fine farà la CGIL? Con la discesa in campo di Landini come leader di una nuova formazione politica possiamo azzardare alcune considerazioni sulla base dei fatti e non più sulle semplici ipotesi. Intanto, il nome scelto, ”Coalizione sociale”, ci pare abbastanza significativo per l’indefinito
contenuto classista unito ad un forte messaggio ideologico.
“Coalizione” rimanda ad un’alleanza di soggetti ad ognuno dei quali si riconosce una propria autonomia e senza che nessuno prevalga sull’altro.
“Sociale” evoca un vacuo contenuto di sinistra sulla base di interessi che si presuppongono di valore generale: qualità della vita, beni comuni, pacifismo, dignità delle persone ecc.
Insomma, una roba che sembra fatta apposta per Sel e Rifondazione Comunista, nonché per qualche disperso cane sciolto individualista-radical-sinistro, ma con il valore aggiunto di centinaia di funzionari a libro paga, bravi a spacciare lucciole per lanterne fra le avvilite file della classe lavoratrice.
Non manca nemmeno l’ammiccamento ai cattolici di sinistra nella persona del solito prete sinistro: l’intramontabile don Ciotti.
Sembra che stavolta non ci facciamo mancare nulla!
Ci attendiamo perciò un crescendo di alleluia da parte delle disperse sinistre general-generaliste, cioè di tutti quelli che vogliono cambiare tutto senza che cambi niente e soprattutto che non ci sia niente da rischiare.
A dire il vero tali cori giubilanti sono già in atto. Sel si è genuflessa al nuovo leader intravedendo la possibilità di riaprire le trattative con Renzi, che ultimamente non se la ”cagava” proprio.
In quanto a Rifondazione, nel sito locale PRC-Forlì l’ultimo post risale all’ormai lontano agosto 2014, evidentemente Nicola Candido (segretario locale) si è perso nelle nebbie, ma lo capiamo viste le recenti batoste politiche (disastro alle elezioni comunali ed evaporazione di Syriza dopo le europee).
Invece nel sito nazionale PRC troviamo in data 16 marzo 2015, lo scontato placet del segretario Ferrero: ”È molto positivo che si allarghi il fronte di coloro che si vogliono opporre alle politiche dell’austerità e neo liberiste. Questa proposta di Landini con l’appoggio di don Ciotti di ricostruire uno schieramento di tutte le forze sociali interessate a cambiare l’agenda politica è una grande notizia”.
Come volevasi dimostrare!
Insomma, a parte l’allusione a una presunta e non definita opposizione a politiche liberiste, per altro inesistenti, anche fra i compagni “rifondaroli” che si adornano ancora di falce e martello (di nascosto però) latita un qualsiasi riferimento di classe.
Comunque, visti i presupposti, non è escluso che “coalizione sociale“ sia in grado di attrarre un bel po’ di consenso elettorale, ma in questo caso il problema sarà come verrà speso e a vantaggio di chi.
In questo senso, se guardiamo al comportamento di Landini e non alle sue chiacchiere, le prospettive non sono certo le migliori. Infatti, il suo recente comportamento come segretario FIOM è stato a dir poco in contraddizione con quello che va predicando in campo politico.
Ne è stata testimone l’assenza di una vera opposizione al Jobs act. Ci riferiamo allo sciopero generale del tutto ridicolo e ininfluente che ha certificato la resa totale della FIOM e della CGIL al Governo. Stesso atteggiamento nei confronti di alcuni recenti scioperi auto-organizzati dai lavoratori alla FIAT che la FIOM ha cercato di impedire in linea con le direttive dello stesso Landini: “La FIOM deve rientrare in FIAT ad ogni costo”. Per cui: ”buoni zitti e lavorare che poi ci pensiamo noi”, davvero significativo di come la pensa.
Egli, dopo avere rinunciato ad una battaglia contro il Governo nell’unico fronte in cui era possibile colpire i padroni (con lo sciopero generale ad oltranza fino al ritiro del Jobs act) si sposta ora sul piano ambiguo e scivoloso della politica, intesa nel senso peggiore, per riaprire un terreno di confronto con Renzi, a tutela dei propri apparati, e sfruttando le illusioni dell’elettorato di sinistra.
Tutto ciò è scontato e assodato, tuttavia la storia non corrisponde mai a questo o quel desiderio, specialmente se c’entrano le masse che, nonostante si facciano turlupinare in un crescendo apparentemente senza fine, quando certi processi sociali giungono a maturazione si muovono a prescindere da coloro che credono di averle in pugno.
È perciò opportuno distinguere fra Landini e le dinamiche politiche che a prescindere della sua volontà si potrebbero innescare.
In conclusione, non è azzardato affermare che dalla trasformazione del maggior sindacato italiano (artefice di tutte le recenti sconfitte della classe operaia) in qualcosa di diverso dalla sua forma novecentesca potrebbe ora passare la rifondazione di un sindacato di classe e di una sinistra rivoluzionaria.
È in questo senso che “coalizione sociale” merita la massima attenzione.
C’è disordine sotto il cielo, la situazione è eccellente.