LANDINI MAESTRO DI ILLUSIONI

FB_IMG_1437284965988Di Bukaneros

Il primo segnale forte e reale che arriva dai lavoratori sulla credibilità ormai perduta del sindacato sono le oltre 7000 tessere perdute dalla FIOM in questi primi 10 mesi dell’anno e le oltre 720.000 tessere perse dalla CGIL rispetto al 2014.

I metalmeccanici continuano a vedere la Fiom come unico baluardo nelle lotte per i propri diritti e come l’unico sindacato conflittuale, come dimostrano i tanti voti che ha avuto nei vari rinnovi delle  RSU e RSL nelle fabbriche. Storicamente i meccanici sono sempre stati all’avanguardia della conflittualità operaia contro gli attacchi padronali. Ma ormai nessuno sembra più credere alle illusioni che il segretario generale della FIOM spaccia agli iscritti rimasti.

Le analisi landiniane, specialmente sui talk show nazionali borghesi, non fanno una grinza: è da lì che nasce la sua così ampia popolarità. Di fatto però la stessa FIOM a guida Landini non ha mai creato una vera e credibile opposizione all’attacco che da anni subiscono gli operai, frutto della concertazione nel tipico stile cigiliellino, alla ricerca disperata dell’accordo che si dimostra costantemente peggiorativo per i lavoratori (vedi CISA, vedi Electrolux).

In tutte queste realtà, nonostante i burocrati locali sventolino la bandiera dei mancati licenziamenti e della difesa dei lavoratori, di fatto il padrone con il minimo sforzo porta a casa il massimo del risultato con esuberi che si tramutano in licenziamenti, soldi pubblici, delocalizzazioni impunite e massimi profitti. Di fatto la moda dell’ultimo periodo, invece della lotta, è la mercificazione e monetizzazione dei lavoratori, altro che l’occupazione delle fabbriche. Sempre più spesso i padroni “comprano” i licenziamenti dei propri dipendenti con la buonuscita (vedi CISA), con la complice passività dei burocrati sindacali, che hanno ormai da tempo accettato l’idea che il posto di lavoro possa essere venduto e comprato senza colpo ferire.

Le ripetute minacce di occupazione delle fabbriche non fanno altro che regalare il sorriso ai padroni, i quali continuano imperterriti con le loro strategie, vista la passività e l’incoerenza della stessa Fiom e del suo segretario-pifferaio magico. La tristezza di avere al suo interno dirigenti che assecondano completamente e senza proposte alternative la linea dei vertici del sindacato fa sì che purtroppo anche la Fiom si riduca a un mediocre sindacato che perde, oltre ai tesserati, credibilità e combattività nei confronti di chi dovrebbe rappresentare.

Landini dovrebbe fare un dignitoso mea culpa per i tanti troppi errori e sconfitte ripetute (pensioni, riforma del lavoro, Jobs Act, ecc.), che il sindacato e il suo gruppo dirigente (lui compreso) hanno incassato in tutti questi anni. Troppo facile sentenziare sentendosi fuori dai giochi e dalle responsabilità, soprattutto dopo aver appoggiato il documento Camusso all’ultimo congresso della CGIL.

Inoltre, sulla questione del prossimo CCNL dei metalmeccanici, l’inutile rincorsa ai sindacati gialli FIM e UILM, da anni fedeli servitori dei padroni ha portato all’ultimo schiaffo alla FIOM e di conseguenza a tutti i lavoratori e agli iscritti. Invece di distinguersi e di continuare a tenere le debite distanze (vedi Pomigliano) e quindi di svincolarsi con la presentazione di una piattaforma autonoma sul Contratto Nazionale, Landini ha scelto nuovamente la linea concertativa che tanti danni arreca ai lavoratori (e pochi ne arreca ai padroni).

L’unica vera svolta non può arrivare dalle burocrazie a cui lo stesso Landini appartiene, ma può solo arrivare dalla base, cioè da noi lavoratori. Dobbiamo autorganizzarci in assemblee, facendo emergere vere piattaforme rivendicative con strategie conflittuali reali… Di sindacato abbiamo tanto bisogno, ma chiaramente non di questo tipo di sindacato. Il segretario Fiom afferma: “Il sindacato sta morendo!”. A questa illuminata conclusione noi c’eravamo arrivati da soli e da tanto tempo.

L’unico freno alle delocalizzazioni e all’esasperazione dei profitti padronali a discapito di lavoratori e famiglie deve venire da noi lavoratori.

Oltre allo sciopero, l’occupazione delle fabbriche rimane una vera alternativa di lotta e non una subdola illusione con cui prendere per il naso i lavoratori, come dimostra la determinazione dei dipendenti della logistica che, grazie alla lotta e solo alla lotta, hanno strappato risultati importanti. La lotta è l’unica cosa che paga. Sempre.

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