Lotta operaia internazionale: racconti per non commettere gli stessi errori
mi chiamo Antonio Zacarias, sono un Rsu argentino, lavoro in Permasteelisa Spa di Vittorio Veneto. Scrivo questi appunti con l’idea e la speranza che servano per non commettere gli stessi errori che ho commesso io, sarei felice se queste parole arrivassero al cuore e alla mente di almeno uno di voi.
Provengo da una nazione che negli ultimi 10 anni è passata da un benessere accettabile a una miseria insopportabile, a causa di molti fattori, ma che si riassumono in una frase detta tante volte “riduzione del costo del lavoro”. La conseguenza è stata la perdita dei diritti dei lavoratori, licenziamenti in massa, livello di disoccupazione al 23%. Si parlava della “legge del mercato”, per un lavoratore come me questo significava che per strada c’erano altri 200 lavoratori disoccupati che desideravano il mio posto per dar da mangiare alla propria famiglia e quindi se il mio capo mi chiedeva di lavorare in collaborazione altre quattro ore, io dovevo dire di sì, la collaborazione significava lavorare gratis.
Quando è nata la mia prima figlia in ospedale non ho pagato nulla, assolutamente niente, due anni dopo, quando è nato mio figlio l’infermiera mi ha detto: sua moglie deve fare il cesareo, se vuole l’anestesia deve portarla.
Tutto questo grazie alla libertà di mercato, alle privatizzazioni, alla riduzione del costo del lavoro.
Mia nonna è pensionata e nel 1990 percepiva 550 dollari di pensione, oggi percepisce 130 dollari. L’università era gratis, oggi devi pagarla, nel lontano 1993 il mio stipendio era di 700 dollari, nove anni dopo, guadagnavo 300 dollari.
Nonostante tutto cambiasse in peggio, io non sono mai andato a una manifestazione, non ho mai protestato con lo sciopero, sembrava a me che la cosa non mi riguardasse, lavoravo in Telecom Arg. pensavo che erano problemi passeggeri, che protestare non sarebbe servito a niente, che quelli che lo facevano erano idealisti che non vedevano la realtà.
Quello che non vedeva la realtà ero io.
Il volo Buenos Aires – Roma dura 12 ore, in quelle 12 ore ho avuto l’opportunità di pensare e provare tante cose, ho pensato a tutto quello che lasciavo indietro, famiglia, amici, stavo rinunciando a tutta la mia vita, ero consapevole che non sarebbe più stato lo stesso perché per i miei amici, sono tre anni che non li vedo, sarò sempre quello che ha abbandonato la barca, e per gli italiani sarò sempre uno straniero. Due sentimenti mi presero durante tutto il viaggio, prima la rabbia, tanta rabbia, un odio profondo, un risentimento profondo non scalfibile contro i politici inutili, contro i sindacalisti corrotti, poi mi sono sentito tanto stupido, tanto scemo, tanto inutile e codardo. Come in un film ho passato la mia vita e mi sono reso conto di come mi avevano rubato la mia famiglia, i miei amici, la mia vita stessa e come io non avessi fatto mai niente per ostacolarlo, non ho protestato mai, nè manifestazioni, né mobilitazioni non ho mai fatto niente, il mio individualismo, il mio egoismo e le mie paure sono state le cause di questo sentimento di colpa che invade i miei ricordi.
Oggi nell’anno 2005 in questa Italia che mi ha dato la tranquillità economica che dà la possibilità ai miei figli di andare tranquilli all’ospedale, dove ho avuto la possibilità di possedere la mia casa, incomincio a vedere lo stesso film, le stesse parole, la stessa politica di governo, ma questa volta la mia condotta non sarà la stessa, Dio mi dà questa seconda opportunità e ne approfitterò.
Poco posso fare perché neanche posso votare. Non so se avremo successo, non sono sicuro di poter cambiare le cose; so che è difficile, so che costa sacrifici e difficoltà, ma so che devo farlo, non per altre persone, neanche per la mia famiglia, devo farlo per me stesso per non risentirmi stupido, un incapace e codardo.
Questo è un grido a tutti i lavoratori in Italia: aiutiamoci, aiutatemi! Fate in modo di non sentirvi poi stupidi.
Grazie a tutti. Un metalmeccanico extracomunitario
fonte:
http://www.fiom.cgil.it/sindacale/migranti/storie/zacarias.htm