Una ribellione mondiale
Non si tratta di una ribellione con estensione mondiale, ma si tratta di una tendenza, e questo è ciò che conta. La sollevazione popolare in Grecia, guidata dai giovani, è stata provocata dall’omicidio di Stato nei confronti di un giovane, ma a far da sfondo all’insurrezione c’è il fallimento del sistema capitalista internazionale.
In un orizzonte seganto dalla miseria la gioventù, ha avuto la prova che non vi è carenza di miliardi di dollari quando si tratta del salvataggio di una banca, ma non è mai disponibile nemmeno un miserabile dollaro per i lavoratori, l’istruzione, la casa e la salute .
Oltre che in Grecia migliaia di giovani sono sul piede di guerra anche Italia, dove continuano manifestazioni e occupazioni di scuole e università, e in Francia, dove crescono gli scioperi nelle scuole secondarie, e le lotte degli studenti e degli insegnanti…
Una semplice occupazione di una fabbrica, a Chicago, ha inoltre scioccato l’opinione pubblica mondiale, per il semplice motivo che ci si riferisce alla crisi del 30s, che rapidamente suscitata l’allarme dei capitalisti, e che è anche servita come punto di chiamata per molti attivisti ed organizzazioni negli Stati Uniti.
In Cina, il paese “incaricato” dai capitalisti, di rimuovere la crisi globale, le cose sono ancora più gravi, perché le mobilitazione di migliaia di lavoratori dipendenti sono un fatto quotidiano, così come gli scontri con la polizia, a causa della chiusura di imprese, con i padroni in fuga che lasciano le aziende senza pagare i salari e le indennità.
In Cina tornano ad esserci le condizioni, come è accaduto più volte in tutto il ventesimo secolo, per una rivoluzione sociale enorme.
In questo elenco, i lavoratori argentini non sono in coda: in migliaia di fabbriche e nelle imprese vi è una lotta quotidiana contro i licenziamenti e le “sospensioni”; la stessa parola d’ordine della riduzione dell’orario di lavoro senza pregiudicare i salari, si sta rapidamente espandendo.
E ‘questo che nel 2002 ha permesso la riapertura di migliaia di imprese e prodotto in centinaia di fabbriche la gestione diretta da parte dei lavoratori!
Né la memoria dei combattenti è breve, né il subconscio collettivo è placato.
La ribellione mondiale è in marcia e non parliamo dei governi “popolari” dell’America Latina, e tanto meno di quelli che sono classificati come “progressisti” che servono solo a servir meglio il capitale (come Lula, Bachelet o Tabaré Vázquez).
Kirchner (in Argentina) è stato costretto a nazionalizzare la AFJP ma per garantire il pagamento del debito estero e di operare come finanziatore in ultima istanza delle banche e delle imprese automobilistiche che minacciavano di fuggire all’estero!
Per il salvataggio dunque dei capitali e non dei lavoratori. Salari e pensioni dovranno così attendere ancora una volta mentre il licenziamento e le sospensioni sono in continuo crescendo…
La lotta perché la crisi la paghino i capitalisti significa:
-nessun licenziamento o sospensione;
-ridurre le ore di lavoro senza toccare i salari;
-aumento generale degli stipendi e delle pensioni;
-nazionalizzazione delle banche e del commercio estero;
-requisire i depositi merci e sospendere il pagamento del debito estero, tutto questo per concentrare le risorse su un piano nazionale di sviluppo delle forze produttive.
Una proposta di questa portata s‘impara dall’esperienza, attraverso la lotta per un governo dei lavoratori.
La crisi globale del capitale pone fine alla routine dell’accettare ciecamente le cose sono come sono: prendiamo il destino nelle nostre mani.