Resistenza storica
“Trasformazioni dello Stato e della società: deriva autoritaria e mobilitazione reazionaria”
Il 9 febbraio ‘08, a Sesto S. Giovanni (Mi), abbiamo tenuto il Convegno “Foibe: la verità. Contro il revisionismo storico” di cui abbiamo pubblicato gli Atti: “Foibe: revisionismo di Stato e amnesie della Repubblica”. L’obiettivo del Convegno era:
– informare e denunciare i crimini del nazi-fascismo e di coloro che oggi hanno interesse a dimenticare e far dimenticare;
– difendere la memoria di chi si oppose e combatté nazisti e fascismo;
– respingere qualsiasi tipo di falsificazione della storia, di denigrazione del movimento partigiano, di cancellazione di quel periodo straordinario che fu la Resistenza 1943-45.
I risultati dei due “avvenimenti” (Convegno e Atti) sono le numerose adesioni e l’alta partecipazione al Convegno, le 1.000 copie del libro esaurite, una seconda ristampa di 600 copie e le numerose iniziative di presentazione promosse in questi mesi.
La storicizzazione degli Atti, attraverso la loro pubblicazione ha – a nostro avviso – assunto uno specifico significato nell’attuale contesto caratterizzato da un progressivo processo di “fascistizzazione” dello Stato e della società e si è rivelata un buon strumento nel tentativo di contrastare l’egemonia ideologica, politica e culturale incentrata sul revisionismo storico.
Perché il revisionismo deforma, falsifica e cancella la storia ? Un primo motivo, di carattere generale, è perché le classi reazionarie hanno bisogno, per tutelare i propri interessi e mantenersi al potere, di falsificare ogni cosa, ingannare le masse, propagandare ogni genere di assurdità. Finché esisteranno le classi, la lotta contro ogni genere di falsificazione e di intossicazione sarà all’ordine del giorno. Le classi reazionarie (e decadenti) temono la verità perché è a loro sfavorevole.
Un secondo motivo, di carattere particolare, è riferito all’attacco alla Resistenza 1943-45 iniziato immediatamente dopo guerra. Due teorie tentarono, fin da allora, di farsi strada: una fu quella dei responsabili del fascismo che, per cancellare i loro tradimenti e le loro infamie, sostennero che bisognava dimenticare il passato, che non si doveva più parlare di fascismo e di Resistenza, che fascisti e antifascisti avevano avuto le stesse colpe e gli stessi meriti … ; l’altra fu quella di coloro che avversarono il fascismo ma che non mossero un dito per combatterlo. Costoro, oggi, tentano di creare la leggenda che gli italiani furono favorevoli alla Resistenza, che il movimento e le formazioni partigiane non vennero organizzate da nessuno, ma furono un fenomeno spontaneo.
Queste teorie si intrecciano e si condizionano reciprocamente. Ma è la seconda che legittima la prima. E’ la negazione dell’organizzazione, dei dirigenti, dei quadri, dei combattenti e la loro, successiva, denigrazione e criminalizzazione che opera un’azione nefasta contro le forze, protagoniste della Resistenza, per dividerle, disperderle, normalizzarle … L’attacco alla Resistenza 1943-45 mostra oggi, ancor più di ieri, il connubio e la connivenza tra reazionari e revisionisti !
L’antifascismo ha il diritto (oltre al dovere) di opporsi a questa scellerata operazione ideologica, politica e culturale, contrastando ogni forma di revisionismo storico che offre il lasciapassare a vergognose proposte di legge come quella (ultima) di esponenti del PdL di istituire la legge 1360 su l’“Ordine del Tricolore” che vorrebbe riconoscere a fascisti e repubblichini, servi dei nazisti, onorificenze e vitalizi … in quanto combattenti e patrioti (!) alla stregua dei partigiani.
L’operazione di equiparazione partigiani e fascisti ha assunto, oggi, maggiore vigore e forza. Come la stessa teoria di “italiani brava gente” che nasconde (e falsifica) la verità. Infatti, il fascismo si macchiò di efferati e indicibili crimini contro le popolazioni civili nella fase del colonialismo e delle aggressioni ad altri popoli. I fascisti, dopo l’8 settembre ’43, si misero al servizio dei nazisti collaborando attivamente con i criminali nelle stragi e negli eccidi, impuniti per oltre 60 anni in nome delle “ragioni di Stato”.
Si assiste, addirittura, alla rivalutazione di personaggi come Licio Gelli, venerabile della loggia P2 (Propaganda 2), che nel “Piano di rinascita democratica”, auspicava uno Stato ed una società sempre più autoritaria, reazionaria e presidenzialista. Se andiamo a rileggere quel programma possiamo constatare quanta parte sia stata realizzata e quante parti siano andate oltre lo stesso programma. Basti pensare alle c.d. riforme istituzionali e costituzionali, a quelle su scuola ed istruzione, pensioni, diritto di sciopero, precarietà e flessibilità della forza-lavoro, servizio militare, ecc.
Quel piano non poteva ancora prevedere una politica razzista come è stata esplicitata, dai vari governi succedutisi in questi anni, in quanto il fenomeno dell’immigrazione e la crisi generale (economica, politica, sociale e culturale) non erano così presenti ed emergenti. Ma a colmare il vuoto vi hanno pensato i governi di questi anni (e di questi mesi) con leggi, decreti, provvedimenti e proposte, che niente hanno da invidiare alle leggi razziali del 1938 !
Attraverso una nuova forma di razzismo seminato quotidianamente nella società dai mass media e da leggi discriminatorie; attraverso la precarizzazione, la corporativizzazione e la frantumazione non più solo del lavoro, bensì della vita di milioni di persone.
E’ in corso una vera e propria campagna di mobilitazione reazionaria allo scopo di contrapporre l’uno contro l’altro: lavoratori, classi, categorie, ceti più deboli e immigrati. Dividi et impera con l’obiettivo di sostituire alla lotta di classe la lotta tra etnie e nazionalità !
In questo clima, bene, si inseriscono (e a tal fine vengono utilizzate) le scorribande dei gruppi neofascisti e della destra radicale per aggredire con il coltello e il fuoco immigrati, rom, i loro insediamenti e quanti sono schedati come “diversi”: dagli omosessuali ai giovani dei centri sociali, senza rinunciare a colpire compagni, antifascisti, giovani di sinistra, le loro sedi e ritrovi.
Come è avvenuto per il precedente Convegno del 9 febbraio 2008, si tratta di unire e combinare la politica con la storia: la militanza politica con la competenza storica. Cioè, costruire l’unità d’azione tra militanti politici e storici militanti. Altrettanto intendiamo fare in questo nuovo appuntamento.
Un Convegno che riproduca il lavoro collettivo ed organizzato, un’attività di denuncia e di controinformazione, di approfondimento, formazione ed orientamento, per contribuire a sviluppare gli indispensabili strumenti necessari a condurre la battaglia politica e la mobilitazione contro il revisionismo storico per la verità.
Un Convegno capace di ampliare l’orizzonte legando il vecchio al nuovo, il passato all’attualità. In sostanza, un lavoro complessivo e militante in difesa della nostra memoria storica e delle radici del nostro futuro.
Coordinamento nazionale contro il revisionismo storico per la verità
Contro il razzismo, il fascismo, l’imperialismo