DOMANDA: Dottor Marx, ai suoi seguaci e a lei vengono attribuiti ogni sorta di discorsi violenti contro la religione. Naturalmente vedrebbe volentieri l’intera istituzione estirpata dalle radici?
MARX: Noi sappiamo che misure violente contro la religione sono insensate.
Secondo la nostra opinione la religione sparirà nella misura in cui il socialismo si rafforzerà. Lo sviluppo sociale deve aiutare questo processo, nel quale l’educazione ha un ruolo importante.
Intervista rilasciata da Marx al Chicago Tribune 1874
Articolo di FalaghisteLa chiesa cattolica è conservatrice, si è sempre schierata contro ogni rivendicazione che ha minacciato la stabilità sociale, quelle per la libertà dalla scienza e per la riforma sociale, che si sono opposte ai poteri costituiti nello Stato e quindi ad essa stessa che li ha sempre sostenuti, a cominciare da quando si è “istituzionalizzata” già durante il tardo impero romano.
Oggi benedetto XVI, ugualmente, si scaglia contro le biotecnologie che violano la sacralità dei corpo umano: ” come il Creatore l’ha concepito , come è sempre stato sin dall’inizio dei tempi e tale deve rimanere”.
Ma questo non deve far pensare che la chiesa ignori in assoluto l’utilità delle nuove tecnologie; per esempio, ha dimostrato di essere pronta nel cogliere l’importanza di Internet. Il “sito ” del Vaticano è stato, infatti, uno dei primi al mondo ad essere attivo e i numerosissimi istituti sparsi per il mondo che, direttamente o indirettamente da esso dipendono, si sono prontamente uniformati.
Per propagandare la sua fede la Chiesa non esita a servirsi delle più sofisticate tecniche di marketing, come fa un’industria qualsiasi per vendere la sua merce.
Essa ha dovuto, dopo aver osteggiato per secoli il progresso scientifico accettarlo “obtorto-collo ” , ma solo in quegli elementi che riguardano la comunicazione e la formazione, in sostanza il controllo delle coscienze: informatica, telematica, mass-media.
La chiesa dunque, come del resto altre religioni, è dovuta scendere a patti con la scienza ma non ha fatto altrettanto con l’irruzione delle masse nella politica e le loro legittime aspirazioni ad una società più giusta.
Qualsiasi idea, movimento o progetto politico, proteso verso la costruzione di una società in cui tutti gli individui godano di eguali diritti e doveri e di eguale godimento dei beni materiali, ha suscitato nella Chiesa tutta e in particolare nei suoi sacerdoti, un terrore tale da indurla a reagire con una violenza che sembra ingiustificata e contraddittoria, rispetto ai valori stessi del cristianesimo, dei quali essa si è fatta portatrice nella storia.
Una spiegazione di questa ferocia è che sia dovuta, appunto, alla sua storica alleanza con le classi sociali dominanti : prima con l’aristocrazia romana poi con la nobiltà feudale e ora con la borghesia capitalista. Cioè, che la gerarchia ecclesiastica sia parte organica della classe dominante. Questo può essere vero per alcuni aspetti, ma c’è di più.
E’ vero che i “Primati della Chiesa”: vescovi, cardinali e anche prelati di grado inferiore ma con ruoli dirigenziali importanti, vivono nel lusso dei loro palazzi medioevali perfettamente conservati senza nessuna vergogna.
E’ certo, che anche il semplice prete, tutto sommato, ha “la pappa” garantita vita natural durante. Che la chiesa sia una potenza capitalistica mondiale e sia coinvolta, con le sue Banche e le sue immense proprietà immobiliari, in quasi tutte le ruberie e scandali economici è altrettanto vero. Però, da questo, a dedurre che essa sia una burocrazia che manipola le coscienze esclusivamente per il proprio tornaconto economico, della borghesia e del suo Stato (esattamente come lo sono i politici dei partiti borghesi per quel che riguarda l’aspetto istituzionale) è fuorviante per un serio tentativo di comprensione di un’ un’istituzione antica di duemila anni, quale è la Chiesa Cattolica Romana.
Bisogna usare categorie diverse da quelle della ragione, immergendoci in un intreccio fra mito, dogma, credenze e tradizioni, insomma nella “religione”.
La Chiesa quindi non ragiona con le categorie della modernità e lo si vede osservando la sua organizzazione gerarchica: un totalitarismo assoluto e quasi immutato nei secoli, espresso plasticamente attraverso una precisa e codificata ritualità, più che arcaica, priva del tempo come noi l’intendiamo.
Nell’epoca moderna il tempo si afferma in conformità con la forza trasformatrice della scienza e del capitalismo, è un tempo che viaggia verso il progresso, verso il miglioramento continuo della vita dell’uomo.
Anche ora, nella crisi della modernità, quando il progresso sembra non più identificarsi con lo sviluppo economico, il passato viene tendenzialmente considerato peggiore rispetto alle potenzialità progressive del futuro.
La chiesa è indifferente a questo, lo scorrere del tempo non si lega ad una trasformazione, ad una evoluzione dell’umanità, ma ripropone continuamente la lotta fra il bene e il male fra gli uomini, che cambia soltanto nell’apparenza caduca e transitoria della materia.
Per la Chiesa niente è accaduto d’importante all’umanità al di fuori che la sua creazione (a cui segue la cacciata dall’Eden) e dell’incarnazione del Cristo sulla terra e niente avverrà fino a quando, alla fine dei tempi (l’apocalisse) Dio tornerà nuovamente fra gli uomini. L’era che va dalla creazione alla nascita di Cristo, che corrisponde al Vecchio Testamento, è considerata un’epoca oscura in cui l’umanità ha ignorato Dio.
Un’era, dove il bene (Dio) e il male (Lucifero) erano indistinguibili e che finisce con la venuta del Cristo che da la possibilità agli uomini di conoscere Dio e perciò scegliere fra il bene e il male, accogliendo la buona novella. Quest’ ultima era che corrisponde al Nuovo Testamento è l’era in cui viviamo, dove gli uomini sanno del “bene” ma sono tentati dal male, che è ancora fra noi e opera costantemente per impossessarsi delle nostre anime.
Per la dottrina cristiana, il Demonio si manifesta fra gli uomini in forme diverse, con lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, con l’avidità, con la volontà di potenza, con la violenza, ma queste sono le manifestazioni più riconoscibili del Demonio; ve ne sono altre di più subdole, che gli uomini sono portati a confondere con il bene. La più temibile è l’illusione che la liberazione dall’ingiustizia possa avvenire su questa terra, per opera degli uomini stessi, oltre la volontà divina. Se ciò avvenisse, anche in maniera incompleta, per la Chiesa sarebbe la fine, gli uomini rinnegherebbero Dio e la sua Chiesa.
La Chiesa ha superato crisi ben più devastanti di quella che attraversa attualmente, con il calo della vocazioni e gli scandali che la travolgono, ma non potrebbe reggere ad un mondo senza Dio, dove gli uomini prendono in mano il proprio destino, affrancati dal peso del divino. Solo il pensare una cosa del genere, per la Chiesa, è un’eresia e come tale va combattuta anche a costo di allearsi, con quella parte del male più provvisoria e superficiale: ( le peggiori dittature stragiste , torturatrici e imperialiste della storia ) che però, non la minacciano dalle fondamenta quanto il comunismo, anzi molto gli concedono in forma di potere economico e quindi di facoltà d’ influenza sulle coscienze.
In fondo anche il male (Lucifero) non è forse una creatura di Dio?
Certo, vi sono stati “preti partigiani” e preti che si sono sacrificati per il prossimo, preti al fianco dei movimenti progressisti, ma sempre, la maggioranza del clero e le alte gerarchie, mai si è schierata al loro fianco e molto spesso è stata dichiaratamente contro. Alla chiesa, interessa sopratutto il dominio sulle coscienze, la messa a norma di ogni comportamento privato secondo la sua morale che rappresenta il bene e l’autoritarismo l’asseconda in questa direzione. Molti si stupiscono che un essere infimo come Badget Bozzo sia egualmente prete come lo è don Ciotti o altri che operano al fianco dei deboli, ma ancora una volta è una domanda senza senso, perché entrambi stanno con la Chiesa fra gli uomini. Bozzo sta con i prepotenti, cercando di convincerli per lo meno ad essere caritatevoli, (con risultati alquanto scarsi, ma anche loro sono figli di Dio e possono salvarsi se si pentono ) e don Ciotti con i poveri a condizione che non si ribellino.
Che sappiano interpretare, mesti e pii, l’ideale astratto dei prediletti da Dio.
A prescindere da quanto i sacerdoti ancora credano davvero in tutto questo, che non è verificabile, è certo che la Chiesa, pur non avvertendo i cambiamenti materiali nella società, indotti dall’evoluzione delle forze produttive, (che ritiene ininfluenti per mutare i comportamenti dell’uomo) , agisce politicamente secondo la propria esperienza storica. Perciò, l’ostilità verso gli eretici non si basa soltanto sulla dottrina, ma su vicende che l’hanno divisa e causato le più sanguinose lotte intestine.
La chiesa che oggi noi conosciamo è quella formatasi progressivamente nella lunga epoca medioevale. Per un lungo periodo non è esistita una Chiesa unitaria ma molte comunità di fedeli, ognuna guidata da un Vescovo indipendente dal Papa (che era una carica onorifica). Non c’era un immaginario post- mortem e una dottrina della “resurrezione”.
Gli stessi sacramenti, pur essendo quelli, non avevano ovunque uno stesso preciso significato e le liturgie non erano codificate. Anche le sacre scritture venivano interpretate in modi diversi. L’importanza della confessione e della comunione si affermarono soltanto nel XII secolo. Insomma, la chiesa che conosciamo è quella vincitrice, le altre si son perse nell’oblio del tempo. Da allora, la Chiesa si è riformata ma solo esteriormente: ha riconosciuto (per forza) il ruolo della scienza, ha abbandonato i toni apocalittici nella predicazione, ha rinunciato alle crociate contro gli infedeli, è diventata “pacifista”, ha adattato il suo linguaggio alle nuove forme della comunicazione, ma il suo immaginario extra-terreno popolato di santi, angeli e demoni, in lotta continua per la conquista delle anime, non è sostanzialmente mutato.
Per la Chiesa, ciò che conta è l’anima, che è immortale, il resto: la materia, il corpo umano e la vita terrena, hanno un’importanza transitoria. La morte è solo il passaggio verso una nuova vita spirituale, la cui qualità sarà determinata dall’aver seguito, nella vita terrena, i precetti della chiesa. Tuttavia, Dio nella sua infinità bontà, concede anche al peggiore criminale, se si pente, lo stesso destino nell’aldilà che concede ai giusti.
Secondo una logica di giustizia. è perverso accomunare le vittime ai carnefici, ma la giustizia Divina non c’entra con la giustizia degli uomini, le cui sofferenze di per sé non valgono niente ma valgono soltanto in funzione della vita extra-terrena.
Infine, tutto ciò non pretende certamente d’influenzare il cattolico praticante (quello cristianamente in buona fede), che per forma-mentis difficilmente può cogliere l’influenza dell’organizzazione sociale sul comportamento dei singoli e perciò i nessi fra società politica e società civile, fra real-politick vaticana e Chiesa come comunità dei credenti in Cristo. Ponendo al centro la cura della propria anima e di riflesso di quelle degli altri, egli non può accorgersi di far parte di una struttura organica che mira al controllo (diretto o indiretto ) dello stato. Obiettivo questo che la Chiesa aveva quasi raggiunto in età feudale.
La forza della Chiesa è quella di aver dato agli uomini una via d’uscita dalla paura della morte con la promessa di una vita extra-terrena (seppure sostituendola con la paura del demonio). La sua debolezza è quella di non avere minimamente risolto i problemi di quella terrena. La sua colpa è quella di aver sempre combattuto chi si poneva il problema di farlo.
Le origini della Chiesa Cattolica Romana: escatologia e millenarismo.
L’eco suscitato dall’apocalisse di San Giovanni nella cultura medioevale è considerevole, ma essa non concerne unicamente la storia del mondo ma viene interpretata (a partire dal 1100 ) come la ricapitolazione della storia della salvezza in cui si mescolano passato, presente e futuro della storia della Chiesa. Nel medioevo, dunque, l’apocalisse non è sinonimo di escatologia (dal greco eschata, le ultime cose) che indica tutto ciò che riguarda la fine dei tempi (giudizio universale) così come sono annunciati dal Nuovo testamento e dalla tradizione. Il millenarismo è una variante dell’escatologia nel senso che guarda a un futuro associato con la fase ultima che precede la fine dei tempi e della storia universale. Lungi dall’attendere la fine dei tempi e la distruzione del mondo, il millenarismo annuncia preliminarmente il regno di Cristo sulla terra, stabilendo per tutti un ordine paradisiaco di pace e di giustizia. Lo scarto considerevole fra queste due versioni dell’attesa: uno che sostiene che “quaggiù” può essere soltanto una valle di lacrime e rinvia una promessa positiva nell’aldilà e l’altra che iscrive il suo ottimismo sulla terra, sono dovute ad una diversa interpretazione del libro 20 dell’Apocalisse.
I suoi versetti 3 e 4 indicano che al termine della prima resurrezione (Gesù Cristo) il diavolo (l’anticristo reincarnatosi ) sarà incatenato e verrà per mille anni il regno dei giusti, dopo di che si verificherà la seconda resurrezione e il “giudizio universale”. L’apocalisse è un potente libello che la Chiesa ha molto faticato a controllare.
Infatti, l’interpretazione immediata e letterale sembrerebbe dar ragione alle correnti millenariste ed è per questo che la chiesa, giudicando questa lettura altamente pericolosa, si è impegnata ad imporne altre. Agostino, a cui spettava un ruolo determinante in materia, si affrettò a precisare, nella “Città di Dio “che il Millenium è l’era attuale della Chiesa, regno terrestre dei giusti con Cristo, nonostante la presenza degli empi che la perseguitano”. Dovette precisare che il millenium non corrispondeva ad una durata precisa (in quanto nessuno conosce né il giorno né l’ora) ma designa simbolicamente un tempo “perfetto” la cui durata resta ignota agli uomini. A partire dal secolo XI, si affermò un’altra interpretazione che associò la prima “resurrezione” con quella dei giusti alla fine dei tempi; inglobando il Millenium nel “giudizio universale” e sottraendolo dalla temporalità terrestre.
L’escatologia ufficiale della Chiesa si caratterizza quindi per l’attesa della fine del mondo e degli eventi drammatici che la precederanno ed è sopratutto la venuta dell’anticristo a polarizzare questa attesa. L’annuncio della fine imminente segna la storia della Chiesa per tutto il medioevo. In concomitanza di guerre, pestilenze, carestie, scismi, interpretazioni profetiche delle sacre scritture, si moltiplicano gli annunci dell’avvenuta reincarnazione dell’anticristo.
Così, la fine del mondo viene annunciata già nel 500 per analogia con i sei giorni della creazione, rinviata all’800 da parte di Eusebio da Cesarea.
Abbone di Fleury riferisce che correva voce in tutto il mondo che quando l’Annunciazione avrebbe corrisposto con il Venerdì Santo, ci sarebbe stata senza dubbio la fine del mondo; questa combinazione si verificò nel 970, 982, 992,1065 e 1250. Nel decimo secolo l’abate Oddone da Cluny è convinto che accadrà nell’anno mille, sebbene questo non focalizzi le preoccupazioni escatoligiche più che in altre occasioni.
Nel dodicesimo secolo le crociate si svolgono in un clima d’attesa della fine del mondo.
Il XIII secolo non è meno escatologico, Federico II è candidato nel ruolo di Anticristo, i conflitti fra Papa e Impero vengono descritti come annuncio della fine dei tempi.
La peste nera del 1348 ravviva l’inquietudine e durante lo scisma che divide la Chiesa tra il1378 e il 1417 ogni Papa è considerato l’Anticristo dai suoi avversari.
Lo stesso Lutero non smette di ripetere che la fine del mondo è vicina. Così, se esistono cicli brevi in cui la febbre escatologica sale e poi discende, sul lungo periodo medioevale l’attesa escatologica è costante.
Questo produce naturalmente gradi fervori sociali: disordini, movimenti di flagellanti (XIII secolo) e penitenti esprimono le pulsioni sociali escatologiche, confondendosi qualche volta con il millenarismo.
L’attesa escatologica, così come la Chiesa ufficiale perviene ad inquadrarla, si integra con il suo insegnamento e nella sua pastorale. La fine dei tempi non esorta affatto a trasformare la realtà sociale ma piuttosto a fare in fretta penitenza per la salvezza dell’anima e a favore della Chiesa che ne è il miglior garante.
L’attesa della fine del mondo è un fattore d’integrazione sociale, che rafforza la dominazione della Chiesa, ma non dev’essere indicata la data precisa in cui avverrà, perché sarebbe al contrario socialmente disgregante.
La posta in gioco per la Chiesa consiste nello scartare ogni profezia datata, al fine di mettere in scena un futuro prossimo ma indeciso e di conseguenza sempre suscettibile ad essere rimandato, ma non troppo lontano perché ciò produrrebbe un calo di tensione. Bisogna sopratutto che la Chiesa conservi il monopolio dell’organizzazione di questa fine del mondo che non arriva, in modo da potersi stabilizzare essa stessa sotto la minaccia di una fine del mondo possibile e nella speranza della parusia (ritorno di Cristo ).
Sicché il futuro escatologico s’integra con il tempo presente, come elemento costitutivo della Chiesa e del suo dominio.
Malgrado lo sforzo della Chiesa di controllare l’escatologia e arrogarsi il controllo delle profezie, le tendenze millenaristiche nate fra i primi cristiani, in rottura con il mondo romano e azzittite efficacemente da Agostino, non smettono di rispuntare. Durante il medioevo centrale il rischio diventa più grande. Verso il 1110, Tanchelmo di Flandres solleva le folle per costruire una società perfetta sulla terra, restaurando l’innocenza primitiva (ivi compresa quella sessuale) del Paradiso terrestre.
Nel 1148 Eone della Stella dice al Concilio di Reims di essere il nuovo Cristo.
Gioacchino da Fiore, morto nel 1202, dichiara a Riccardo Cuor di Leone, che lo consultava, che la fine del mondo è imminente. Egli profetizza, che, dopo l’era dell’Antico testamento e quella del nuovo, verrà una terza era prima della fine del mondo, nella quale si realizzerà una chiesa spirituale, sotto l’impulso di due nuovi ordini monastici che sostituiranno l’antica gerarchia ecclesiastica. L’era di questa Chiesa sarà breve e non quindi associabile al Millenim ma influenzerà enormemente i movimenti millenaristici successivi, specialmente fra i francescani spirituali che radicalizzeranno le sue teorie. Gerardo da Borgo san Donnino nel 1254 a Parigi afferma che il nuovo Vangelo annunciato da Gioacchino abolirà il Vecchio e il Nuovo Testamento.
Simili idee ispireranno diversi movimenti, come quello dei frati apostolici, apparsi a Parma verso il 1260, prima guidati da Gerardo Segarelli ( fino alla sua morte nel rogo nel 1330 ) e poi da frà Dolcino che affida ai suoi discepoli la missione di salvare le anime negli ultimi giorni del mondo. Malgrado le loro varianti, questi movimenti denunciano la Chiesa istituzionalizzata (detta carnale) e la vogliono annientare (verranno anche loro bruciati tutti sui roghi ). All’inizio del secolo XIV, Ubertino da Casale dichiara che il Papa è l’Anticristo e annuncia un periodo di sei o sette secoli con una Chiesa purificata realizzante l’ideale di povertà assoluta. Il punto culminante del millenarismo medioevale è raggiunto in Boemia con l’insurrezione hussita. Nel 1419 una parte del movimento fondato da Giovanni di Huss, condannato al rogo per eresia dal concilio di Costanza nel 1415, si radicalizza annunciando che Dio sta per distruggere tutti gli uomini escluso coloro che vivono nelle città hussite. Nel 1420 i “taboriti” radicali si arrogano la missione di sradicare il male dalla terra dichiarando guerra ai nemici di Dio. Nel loro sogno il peccato non esiste più, l’istituzione ecclesiastica e i sacramenti sono inutili, ogni autorità secolare è bandita, la servitù e le imposte sono soppresse, mentre la comunità dei beni e la fraternità spirituale s’impone a tutti: “nessuno constringerà un altro a fare alcunché, poiché tutti saranno uguali, fratelli e sorelle”. Nel 1421 i “moderati ” avranno la meglio e schiacceranno a Tabor i dissidenti millenaristi. L’importanza di questo movimento è comunque considerevole per il suo impatto popolare e per il suo radicalismo che, ammettendo l’uso della forza, assume una dimensione rivoluzionaria (e classista n.d.r.). Questo esempio non è senza seguito allorché Thomas Muntzer assunse la guida dei contadini il rivolta in Turingia nel1525. Caratteri millenaristici si possono trovare nei movimenti popolari radicali dei secoli19° e 20°, specialmente in Francia e in Italia anche se limitati dall’idea che questo mondo ideale si realizzerà senza sforzo per volontà divina. Nel 1712 la ribellione indigena anticoloniale del Chiapas è ispirata dalla giovane Maria Candelaria che trasmette i messaggi della Vergine.
Forma medioevale dell’utopia, il millenarismo, rappresentò per grandi masse il desiderio di trasformazione sociale radicale. Trattandosi di un mondo dove Chiesa e società erano realtà con la stessa estensione, non stupisce che queste rivolte assunsero una forma che oggi chiameremo religiosa. Analogamente, siccome la Chiesa controllava strettamente i quadri temporali di questa società, è logico che il millenarismo tese a sovvertirne i tempi ( anticipando il paradiso nella vita terrena). Malgrado le diverse varianti intermedie, due visioni radicalmente opposte della fine dei tempi si affrontarono in tutto il medioevo. Nell’escatologia della Chiesa l’attesa della fine del mondo, imminente ma continuamente rinviata, si trasformò paradossalmente nella garanzia di un presente stabile, governato dall’istituzione ecclesiastica. Mentre il millenarismo ( l’eresia per la chiesa ufficiale ) accelerando i tempi e proiettando il regno celeste di Cristo nel presente terrestre degli uomini, aprì una visione storica aperta al futuro.