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Aquila e aquilani: prove di dittatura


Alle 3.32 del 6 Aprile 2009, la storia del capoluogo abruzzese e con esso di un’intera regione è cambiata per sempre. Gli effetti del sisma amplificati enormemente da anni d’incuria del territorio, da scelte urbanistiche criminali, da tecniche di costruzione edilizia improntate al massimo profitto e al minimo di sicurezza (tanta sabbia e poco cemento), hanno prodotto in tutta la provincia dell’Aquila più di trecento morti, danni giganteschi e messo in forse il futuro stesso del capoluogo di regione.
Le immani devastazioni prodotte dal terremoto, la sofferenza ma anche la dignità della popolazione colpita, hanno determinato un moto di solidarietà popolare genuino e spontaneo che gli abruzzesi non dimenticheranno mai.
Migliaia di lavoratori, organizzati all’interno delle associazioni più varie, sono giunti in Abruzzo per aiutare la nostra gente dimostrando una volta di più le immense potenzialità della solidarietà sociale. Ma in quelle tragiche ore com’è noto, c’era anche chi rideva. A ridere erano le iene del capitale, gli imprenditori amici di Bertolaso che pregustavano i lauti guadagni che dalla tragedia potevano ricavare.
Del resto, anche i tanti ipocriti che fingono di scandalizzarsi, sanno benissimo che guerre, carestie e catastrofi sono da sempre manna per i capitalisti che spesso ne sono anche la causa.
Ma non si sono limitati all’italico magna-magna delle catastrofi o degli eventi sportivi, hanno militarizzato i campi dove erano ospitate le persone terremotate, hanno chiuso il centro storico dell’Aquila impedendo ai suoi stessi abitanti di accedervi, anche solo per recuperare qualche oggetto, men che meno per verificare se la propria casa era sanabile e restaurarla a proprie spese: il centro dell’Aquila è blindato.
Le persone nei campi sono trattate come prigionieri/e o malati/e di mente: non si può uscire, un buco nella rete che delimita il campo è un problema di polizia, i/le terremotati/e non possono accedere a generi alimentari quali il caffè o una birra. Molte di queste persone sono poi state costrette, sotto minaccia, a trasferirsi negli alberghi della costa, sono state inoltre “sospese” le libertà democratiche, come mostrare uno striscione.
Diritti negati anche il 7 luglio 2010 a Roma, dove i pacifici manifestanti sono stati manganellati…
Le case modello con cui Ber-lusconi-tolaso hanno preso in giro le persone che hanno perso tutto sono sufficienti a una minima parte dei/lle senzatetto, il centro dell’Aquila è rimasto esattamente come il 7 aprile 2009, le attività economiche non hanno potuto riprendere, Tremonti abroga gli sgravi fiscali ecc. ecc.
Ma agli aquilani è negata pure la libertà di manifestare il loro dissenso verso il Governo, così come agli italiani è negato il diritto di sapere la verità.

Vedi anche: Draquila
forze del manganello

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