Entropia del sistema d’impresa : seconda parte
Nell’impresa capitalistica, che domina ora il pianeta e sulla quale si uniforma l’organizzazione sociale, la concorrenza sul prezzo è l’elemento trainante. Per contenere il prezzo di una determinata merce è quindi necessario abbassare i costi di produzione e per farlo bisogna aumentare la produttività; intesa come accelerazione continua della velocità e della resa del flusso produttivo.
Per fare questo è necessario automatizzare le diverse operazioni atte a trasformare le materie prime nel prodotto finito. E’ questo il processo di valorizzazione alla fine del quale si ottiene la merce che è scambiabile sul mercato con profitto. Automatizzare significa anche frammentare le diverse operazioni di montaggio e coordinare il lavoro delle macchine con quello dell’uomo e questo comporta l’impianto di una grande organizzazione che può giustificarsi soltanto con la produzione di un’enorme quantità di merce. In sostanza; soltanto aumentando enormemente la produzione si può abbassare il prezzo unitario del prodotto.
Tutto questo viene valutato positivamente, nel senso comune dell’economia di mercato, perche consente ( per principio ) di rifornire l’intera popolazione di una grande quantità di prodotti a basso costo e migliorarne quindi la qualità della vita. Relativamente a questo, il consumismo, lo spreco di oggetti spesso inutili, la sostituzione continua di cose che velocemente diventano vecchie o durano molto poco, si identifica con il progresso e ciò è considerato economicamente un sistema estremamente efficiente .
Le risorse naturali: i minerali, le foreste, i fiumi, i mari ecc. non hanno prezzo perché non sono un prodotto industriale e quindi non se ne può calcolare il costo all’interno del processo di produzione delle merci, come si può fare con le macchine, con l’energia prodotta, con la forza lavoro, il trasporto ecc. Le aziende acquistano , affittano, prendono in concessione i territori dove esse si trovano; le estraggono rendendole adatte ai vari utilizzi produttivi e questo comporta costi calcolabili, ma la materia naturale in quanto tale, non è per l’economia mercantile un valore.
Per l’economia ecologica, invece, la salvaguardia dell’ambiente naturale è alla base del calcolo economico, perciò più materia ed energia vengono consumate nel ciclo produttivo, più aumentano i costi e diminuiscono i profitti, rendendo diseconomico l’intero sistema.
Per l’economia di mercato, che tutto riduce a merce, i profitto si identifica con la crescita del consumo privato delle merci, per quella ecologica, con la salute di ogni forma di vita e con il mantenimento dell’energia e della materia naturale, a beneficio nostro e delle generazioni future.
L’economia ecologica non rifiuta la scienza, anzi, la vuol liberare. Se le tecnologie che dalla scienza derivano, non producono benessere ambientale e quindi sociale, vuol dire che la scienza non è tale ma un mero processo di trasformazione energetica fine a se stesso, sotto il controllo di un gruppo di retrogradi , avidi farabutti.