Ieri sera su rai 3 è andata in onda una trasmissione con Fabio Fazio, Benigni e Roberto Saviano con una breve apparizione di Niki Vendola , politico rampante sempre più spesso presente nei salotti buoni della borghesia.
Bravi, indubbiamente, sotto l’aspetto artistico anche se di una prolissità esagerata (specie Benigni ).
Non è comunque l’aspetto artistico che c’interessa, ma lo zibaldone un po’ confuso e tardo buonista del messaggio politico complessivo. Infatti i nostri eroi si sono prodigati per due ore in una commedia tragi-ironica sul carattere degli italiani fino all’acme del lieto fine Benignesco; un classico.
Saviano ci ha spiegato la strategia della camorra per delegittimare i nemici e poi è partito con la celebrazione dell’eroe borghese per eccellenza: il giudice Falcone, precisando poi le sue ( di Saviano ) origini repubblicane e borghesi.
Vendola ha elencato i nomignoli dispregiativi nei confronti degli omosessuali e Benigni ha beatificato Saviano come un esempio salvifico per la sorte del nostro paese; per poi essere a sua volta beatificato come artista supremo da Fazio ( Com’è lontano il Benigni del turpiloquio e del piccolo diavolo ). Insomma tutti credenti (laici naturalmente) repubblicani e borghesi, ostili alla destra per cultura, talento e sentimento ma non per conto in banca . Intanto sulle pareti dello studio si alternavano le gigantografie dei protagonisti della storia italiana: da Alberto Sordi a Indro Montanelli , proprio lui il destro democratico che evocò 10000 manganellatori qualora avessero vinto le elezioni i comunisti. Che sia vicina l’allenza fra Fini e il PD ?
E poi Falcone, che se sicuramente merita rispetto, aveva capito molto poco delle relazioni fra stato e criminalità organizzata ed economia criminale, come del resto lo stesso Saviano. Secondo il Saviano pensiero, lo Stato con le sue istituzioni sarebbe animato, naturalmente, di una pulsione etica che prescinde dalle collusioni fra la classe politica e il crimine organizzato e perciò basterebbe affidare la conduzione del paese a persone oneste e talentuose ( come lui stesso naturalmente ) che si risolverebbero i problemi.
Nessun accenno in tutta la trasmissione all’economia ed alla relazione concreta fra la sua struttura intrinseca e ciò che accade in una società. Un’interpretazione letteraria della storia, dove la presa di coscienza popolare sarà preminentemente culturale, anche in un contesto materialmete degradato.
Se questi signori pensano di spostare verso di loro i votanti della destra con questa prosa, che può piacere, ma immensamente distante dall’immaginario e dalla condizione dei ceti popolari, si sbagliano di grosso.
Tuttavia si sa che anche gli “intellettuali” e gli “artisti” devono pur mangiare (quelli che non ci stanno a far da cortigiani, e qualcuno c’è, non mangiano ). Allora gli conviene convertirsi in massa alla versione democratica e stilisticamente più a loro confacente della società dei padroni; magari investendosi anche del ruolo di agit-prop mediatici per conto, ma improbabile beneficio, dei loro democratici datori di lavoro.