«Prima elimineremo i sovversivi, poi i loro collaboratori, poi i loro simpatizzanti, successivamente quelli che resteranno indifferenti e infine gli indecisi» .
(J.R. Videla)
Chi colpisce per primo colpisce due volte, non facciamoci trovare impreparati.
Continuano le sparate di Gasparri … dopo la richiesta di un nuovo 7 aprile, lo “zerbino nero” di Berlusconi si spinge fino a consigliare i genitori di tenere a casa dalle manifestazioni di piazza i loro figlioli perché tra i partecipanti ci sarebbero dei “potenziali assassini”.
Gasparri quasi sicuramente del 7 aprile non sa nulla; di quell’operazione imponente nella sua infamia, ha sbagliato pure a citare l’anno. Ma nella sua totale incapacità di intendere, il senatore del pdl ha in fondo detto una cosa giusta: effettivamente dei potenziali assassini alle manifestazioni ci sono, solo che non sono tra coloro che manifestano, bensì dall’altra parte delle camionette (chiunque abbia partecipato ad almeno una manifestazione di piazza ha infatti avuto modo di vedere le espressioni degli uomini in divisa e, nella maggior parte dei casi, ha dovuto difendersi da quei pericolosi aspiranti macellai).
Ma non è certo a questi “potenziali” assassini, che si riferisce il blateratore del Pdl; dietro a quelle che sembrano sparate senza senso si cela in realtà un disegno molto più cupo, il disegno di un governo, che marcia allo sbando e che non avendo nulla da offrire sul terreno di una regolazione sociale, dà spazio alla sua natura predatoria e si fa feroce dichiarando guerra alla cieca a qualsiasi forma di antagonismo.
La storia si ripete. Il caso 7 aprile (noto anche come Teorema Calogero) fu, nella realtà dei fatti, un sequestro e un processo di massa a mezzo stampa. A tenere gli imputati in galera fu il tam tam dei mass media, che avvalorava giorno dopo giorno tutte le colossali panzane rifilate dagli inquirenti, che non sapevano più come tenere in piedi una montatura tanto mostruosa quanto vacua.
Nel corso degli anni, l’uso violento e politicamente finalizzato dei mass media è dilagato alla grande, fino a raggiungere il culmine con l’invasione dell’Iraq, avvenuta grazie ad una campagna di stampa a base di bugie sulle potenti armi di distruzione di massa che si è voluto ad ogni costo far credere che fossero in mano agli iracheni.
Lo stesso uso vergognoso dei mass media serve a seminare la paura e l’odio verso i “diversi” al punto che odiare gli extracomunitari, i rom e i gli altri dannati della terra è diventato normale.
“Divide et impera” e “strategia della tensione” non sono due concetti del passato. Ad abbeverare i cavalli in piazza San Pietro ora non sono più i cosacchi, ma i musulmani, i palestinesi, gli arabi, i romeni e i rom e dalle bombe nelle piazze e sui treni si è passati alla strategia della paura e dell’insicurezza tramite i mass media sempre più colpevoli ed irresponsabili. Ma il fine ultimo è sempre lo stesso: dominare.
Impossibilitati a difendersi, gli italiani hanno bisogno di capri espiatori e di comodo, sui quali dirottare la paura e l’insicurezza che nascono dalla mancanza, dalla perdita o dall’incertezza del posto di lavoro, dalla crisi del sistema produttivo più forte e minacciosa che mai, dal pericolo di “deriva argentina”. La strategia e l’uso del capro espiatorio è vecchia come il mondo, ma ha sempre funzionato. La gestione del potere ha bisogno di costruire società fondate sulla paura per continuare ad esistere e per poter giustificare le guerre.
Questa stessa strategia, che serve a Berlusconi per nascondere il bilancio fallimentare dei suoi magnificati governi , per distogliere l’attenzione dalla crisi epocale in atto e poter meglio reprimere le possibili rivolte future, serve al tempo stesso al centrosinistra, che è incapace di proporre un qualsiasi embrione di programmi, analisi e idee adeguate ai tempi e che dopo aver sventolato lo stendardo di mani pulite ora sventola la bandiera della sicurezza e da “al ladro al ladro!” è passato ad “al lupo al lupo!” mettendo nella parte del lupo i rom, gli islamici e gli immigrati extracomunitari, i quali nei pregiudizi e nelle fobie del popolo pecora prendono il posto lasciato vacante da decenni dopo la caccia all’ebreo.
E sul fronte della protesta? Di fronte all’orizzonte livido e stregato che ci troviamo dinnanzi, non prevedere delle esplosioni di rivolta, quali si sono presentate il 14 dicembre, sarebbe troppo da decerebrati anche per i nostri governanti, i quali, allo scopo di contenere ciò che è ormai diventato incontenibile, sono arrivati, con l’ultima proposta di Maroni, alla bastardata più reazionaria da decenni a questa parte: l’estensione del Daspo (da D.A.SPO. acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive) dagli stadi alle manifestazioni, con il risultato ultimo di dare potere incondizionato alle questure di decidere chi può e chi non può esercitare l’inviolabile diritto di scendere in piazza.
Una sorta di “tessera del manifestante” che, in nome della sicurezza, troverà il beneplacito di un’opposizione, che opposizione non è e che dopo aver cercato di strumentalizzare la rabbia sociale per giocarla nel teatrino della politica, sconfessa e demonizza quella stessa rabbia se esce dai limiti consentiti dell’ordine pubblico sfoderando la solita abbietta dietrologia che straparla di black block e di infiltrati tra i manifestanti (provocazione prima e infamia poi).
Tempi bui si presenteranno sulle nostre piazze, molto più bui di quanto potremo sopportare se si permette addirittura al capo della polizia di parlare della rabbia sociale fornendogli il destro, attraverso la possibilità di lamentare l’esistenza di una ‘voragine di vuoto”, per garantire alla polizia ed esclusivamente ad essa la gestione del problema. Ritornando ai metodi del fascismo, studenti e lavoratori dovranno affrontare non solo la repressione violenta nelle piazze ma anche la repressione “preventiva” che impedirà loro di uscire di casa, quando non giungerà all’estremo dell’arresto preventivo allorché siano previsti scioperi, presidi, cortei.
Che fare? Al di là della citazione (di cui chiedo venia, ma la tentazione è stata troppo forte) l’unica strada da percorrere è quella dell’organizzazione, radicalizzazione ed unificazione della lotta di classe. Occorre attaccare per primi con uno sciopero generale condotto ad oltranza, fino alla caduta di questo governo padronale, reazionario e corrotto.