La FdS forlivese, unitari a parole settari nei fatti
La FdS inseriva un suo elemento di distinguo (tema che abbiamo già affrontato) che ci vedeva fermamente contrari, ma, pur mantenendo la nostra autonomia di giudizio, optavamo per il sostegno ad un appello comune.
Il giorno seguente venivamo sommersi da un fitto invio di mail da parte di esponenti locali della FdS che chiedevano di cestinare l’appello di sintesi, elaborato in comune, per aderire (senza nemmeno discuterne) all’appello nazionale di
Emergency.
La nostra posizione rimaneva inflessibile e ribadivamo che l’unico appello in comune sottoscrivibile da noi poteva essere esclusivamente quello discusso in assemblea. Nelle mail successive ci giungevano una serie di accuse circa il presunto settarismo del PCL, dedito a mantenere un atteggiamento di chiusura. Si arrivava in un passaggio, persino ad accusarci di essere degli “azzeccagarbugli”.
Di fronte a queste accuse abbiamo risposto testualmente che: se essere degli “azzeccagarbugli”significa pretendere di attenersi alle decisioni dell’assemblea, allora probabilmente lo siamo.
Andando a ritroso alle nostre accuse rispetto alla decisione di scavalcare l’assemblea e di adottare un metodo burocratico nonché antidemocratico da parte della FdS (comportamento avvallato peraltro dal Popolo Viola), ci veniva risposto, tra l’ingenuità e la mala fede, che il web rappresentava il vero meccanismo di democrazia, dal momento che poteva arrivare a più persone (sic!!!)…
Peccato che queste persone che venivano sommerse dalle mail non sapevano nemmeno di che si fosse parlato in assemblea e infatti evitavano accuratamente di esprimersi: da una parte dando prova di intelligenza e dall’altro possiamo immaginare, rimanendo alquanto interdetti.
Risultato? La FdS procedeva come un treno nel tentativo di far fuori il PCL dal comitato anti-guerra con forzature e accuse infondate. Nell’ultima mail del portavoce della FdS inviataci questa sera (30 marzo) si registra l’apice del delirio, il quale sostiene: in ogni caso, in questi giorni avete dimostrato (riferito al PCL n.d.r) quanto vi interessi mettere la vostra bandierina invece che tentare di mobilitarvi su un tema drammatico come la guerra. e questo, mi dispiace, credo sia cinico anche da un punto di vista umano, oltre che politico. a forza di parlare di rivoluzione vi siete dimenticati le persone.
Per quanto ci riguarda ci sentiamo in dovere di replicare che non prendiamo lezioni di moralità da chi milita in un partito i cui esponenti nazionali hanno votato missioni di guerra! E semmai rilanciamo l’accusa.
Di più, dall’assemblea era partorita l’idea di un’iniziativa pubblica in comune dopo la manifestazione del 2 aprile. Cosa che ci vedeva e ci vede tutt’ora convinti della necessità. Un confronto pubblico su questi temi è doveroso e da mettere al centro della strategia politica!
Il problema? Ancora una volta l’atteggiamento meschino della FdS forlivese.
Dopo aver proposto in assemblea un nostro dirigente nazionale (Grisolia) e presentandolo come tale, l’assemblea lo respingeva (non chiedevamo nemmeno di mettere ai voti la cosa, avvertendo un certo disappunto in sala); per parte nostra abbiamo quindi evitato di forzare al fine di portare un nostro compagno come relatore; nell’idea di dover aprire un dibattito dal quale poi far emergere le nostre posizioni dopo la relazione o le relazioni introduttive. D’altra parte le divergenze politiche sono inevitabili e vanno rese note.
La FdS a sua volta proponeva come relatore il docente universitario Raffaele Salinari, presentandolo come esponente della fantomatica “società civile”.
I compagni in delegazione all’assemblea per il PCL, non conoscendo Salinari, evitavano di prendere posizione sul relatore, avanzando il diritto di critica nel caso non fosse stato di nostro gradimento e proponendo in seconda battuta lo storico Angelo Del Boca.
Anche qui una piccola lezione di stile! Oggi abbiamo scoperto che Salinari, l’esponente della cosiddetta “società civile”, altro non era che il responsabile bolognese della FdS… A questo punto la domanda sorge spontanea, non penseranno
mica che i dirigenti del PCL siano incivili?
Peraltro, e la cosa non era stata detta, Salinari fa parte di una ONG che collabora con l’ONU, la stessa ONU che bombarda la Libia… bella coerenza!
Si sa il riformismo nel movimento operaio ha sempre rappresentato un ostacolo (macchiato dalla meschinità) per le classi subalterne e i popoli in lotta.
La differenza tra rivoluzionari e riformisti è veramente una questione di classe… in questo caso l’accezione di “classe”, assume però anche un carattere morale.
Comitato esecutivo provinciale del PCL-CRQI
sez.Domenico Maltoni