Il polo della sinistra
Mentre lo stato sociale italiano, insieme ai welfare di tutta Europa, viene distrutto pezzo per pezzo, sistematicamente, dall’oligarchia del governo Monti, Ferrero si preoccupa del fatto che “Oggi in Italia abbiamo due destre, quella populista di Berlusconi e quella tecnocratica di Monti ma non abbiamo nessuna sinistra”.
Il problema è che Ferrero (e non solo lui!) vede il “polo della sinistra” come unica alternativa ad un centrosinistra inevitabilmente attratto dal “centrismo (sic) di Monti” e destinato a inseguire verso destra il Terzo Polo.
La dirigenza Prc, dunque, intuisce (ma non riconosce apertamente) la natura di classe borghese del Pd, la cui casta burocratica vuole dimostrare che, a differenza del passato (vedi Prodi), può condurre autonomamente quelle politiche neoliberiste che la borghesia europea tutta (altro che lotta fra industriali e falchi della finanza!) chiede per poter tirare il fiato nella lotta contro le borghesie dei BRICS (grandi economie emergenti, tra cui lo Stato e la borghesia cinesi, sempre più desiderosi di ribaltare i rapporti di forza nel commercio cogli europei).
Cosa oppone Ferrero al centrosinistra borghese? Nient’altro che una sinistra riformista a palese guida piccolo-borghese: se nemmeno nel più fantasioso romanzo socialista si verifica l’unità d’intenti tra piccolo-borghesi e proletari, come si può pensare che una coalizione, dove l’Idv e Sel avrebbero un’incontestabile golden share garantita dalla loro già consistente (rispetto alla Fds) base elettorale, possa farsi strumento efficace del proletariato contro gli attacchi borghesi?
Dobbiamo ricordare che la proposta di Ferrero non è nuova: il segretario aveva già auspicato un asse politico privilegiato con Sel al fine di recuperare il voto delle “persone di sinistra” (anche dei banchieri di sinistra?) in un’intervista a “La Stampa” il 5 dicembre passato; Ferrero, agli inizi di febbraio, aveva poi proposto una “grande lista di sinistra in cui confluiscano la Federazione della Sinistra, Sel, l’Idv, comitati e associazioni della società civile e tutti coloro condividano il progetto”, cioè, in parole povere, un fronte popolare a trazione piccolo-borghese e con un programma strettamente riformista.
A chi non considerasse opportunista la posizione della Fds ricordiamo le parole di Diliberto, segretario del Pdci, a congresso di Prc appena concluso (fine dicembre): “Cercheremo di favorire chi nel PD si propone di ricostruire il centrosinistra. La nostra opposizione è a Monti, non al PD”.
E’ chiaro a chiunque che il progetto di un nuovo polo della sinistra si basa sull’impresentabilità di un’alleanza col Pd, che gli elettori più “avanzati” hanno ormai riconosciuto (almeno inconsciamente) come partito borghese liberale (partito dei ceti medi in tutto medi, direbbe lo scrittore Fulvio Abbate).
Ma se la priorità, come ha ammesso Diliberto, è quella di avere “una decina di parlamentari eletti”, è chiaro che – tenendo conto della probabile prossima approvazione in Parlamento di una legge elettorale con sbarramento al 5% – la prospettiva di Ferrero e soci non può essere quella di un’alleanza tra partiti operai, idea che rievoca subito la batosta elettorale (2008) della ridicola Sinistra Arcobaleno, pur comprendente forze estranee al movimento operaio.
Peccato che la priorità del proletariato italiano ed europeo sia quella di opporre all’offensiva borghese una risposta di forza uguale e contraria. Ma tale necessità non sarà mai soddisfatta dalle alchimie politiche di Ferrero: la classe proletaria potrà sottrarre il potere ai borghesi solo attraverso la costruzione del partito internazionale della rivoluzione.
Oggi più che mai per l’Europa e per l’Italia vale la massima di Rosa Luxemburg : Socialismo o barbarie!