Noi militanti del Partito Comunista dei Lavoratori invitiamo la cittadinanza a partecipare all’assemblea pubblica dove sarà esposto il nostro programma politico.
La crisi economica continua a persistere, non è una crisi temporanea. È la più grande crisi economica del capitalismo, più aspra di quella del 1929. In quegli anni, fame e povertà investirono tutto il mondo, declassando i ceti medi e proletarizzando sempre di più la classe lavoratrice. Il fascismo ed il conseguente razzismo portarono a convogliare l’odio inconscio e naturale verso lo sfruttamento generato dal capitalismo contro il solito capro espiatorio: ebrei, oppositori politici, stranieri, diversi. Da qui nacquero i campi di sterminio e i genocidi nelle guerre coloniali in Etiopia, Eritrea, Libia.
Oggi ci troviamo in una situazione molto simile: grave crisi economica, impoverimento delle classi sociali medie e ulteriore proletarizzazione della classe lavoratrice. Ma non c’è una risposta di classe. Sulla scena politica italiana non vi sono movimenti anticapitalisti che possano mettere in discussione lo strapotere bonapartista di Renzi, naturale prodotto del capitalismo di Agnelli e Marchionne.
Ebbene sì: tanti elettori hanno creduto negli ultimi 25 anni che la sinistra risorgesse, con l’idea che un grande Partito potesse fare la differenza. Non importa cosa proponesse o effettivamente realizzasse al governo: l’importante era che la “gioiosa macchina da guerra” facesse da argine all’avanzata delle destre (più o meno fasciste o liberticide). Quasi come se fosse indispensabile un “grande feticcio”, ma non la sostanza. Come se le grandi conquiste sociali del ‘900 (le otto ore di lavoro, l’articolo 18 e la stessa Liberazione dal nazifascismo) fossero il prodotto di una misera riforma parlamentare. Tutti i più grandi progressi sono merito del movimento dei lavoratori, tutti uniti verso un unico obiettivo: abbattere lo sfruttamento e la sofferenza generati dal capitalismo.
Oggi ci troviamo in una situazione di completo arretramento del movimento dei lavoratori che non inizia con la vittoria del secondo governo Berlusconi, né con la cancellazione dell’art.18 con il Jobs Act da parte del governo PD+NCD con i voti utili dei parlamentari di Berlusconi, ma nel 1980 con il licenziamento di 14.000 lavoratori della Mirafiori Fiat controfirmata da Luciano Lama della CGIL. Prosegue poi con la firma della parziale cancellazione della scala mobile anche da parte della CGIL con la firma di Bruno Trentin. Quindi, nonostante un grande sindacato ed un grande Partito, non si sono evitate le disfatte. Questo perché se si ostacola o si compromette l’autonomia del movimento operaio, se si intralciano le rivendicazioni dei lavoratori per una pura questione di consenso elettorale, si intraprende la via della sconfitta.
Renzi quindi non è un errore di percorso: è il normale prodotto di un Partito che non è più di sinistra, ma democristiano, in cerca di voti e di potere, non interessato alle sofferenze delle classi sfruttate.
Il PD di oggi non è solo Renzi: il centro-sinistra con il primo Governo Prodi sdoganò il lavoro precario con la Legge Treu, poi finanziò le missioni militari nella ex Jugoslavia e prese accordi per lo sviluppo degli F35, di cui l’acquisto sarà confermato sia dal Governo D’Alema che dal secondo Governo Prodi.
In questi ultimi anni anche il PD ha avvallato la cementificazione del territorio: ne sono conseguenza i gravi disastri “naturali” che hanno interessato diverse regioni italiane. La natura si riprende, con forza, quello che l’uomo le ha sottratto. Ma chi ne paga le spese sono le famiglie dei lavoratori, che non avendo beneficiato della speculazione edilizia, si trovano senza una casa o con danni ingenti a cui non sanno come provvedere.
La risposta non è cacciare di casa i più poveri o sparare ai barconi. La risposta deve venire dal mondo del lavoro. La risposta deve avere al centro il movimento dei lavoratori.
Tanti ritornano quindi alla cantilena del “grande Partito”, ma la necessità è un’altra. Alla cancellazione dell’art. 18 con il Jobs Act i sindacati maggioritari CGIL e FIOM non hanno opposto resistenza. Le dirigenze CGIL e FIOM si dicono a parole contro lo sfruttamento e contro il lavoro precario, ma la CGIL ha firmato la deregolamentazione dei contratti per i lavoratori EXPO.
Ma l’EXPO non che è il riflesso della politica della classi dominanti: corruzione, sfruttamento e doppiezza. Nei padiglioni potrete vedere Mc Donald’s, Coca Cola, Finmeccanica (produttore di armi, guerra e morte) e qualche grande chef (Eataly ad esempio): gli stessi che ogni giorno sfruttano brutalmente il lavoro dei propri dipendenti.
Pertanto è necessaria una sinistra che non si limiti al terreno sindacale e agisca ovunque in una logica di massa. Una sinistra che ponga apertamente la prospettiva del governo dei lavoratori come unica reale alternativa.
Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL), l’unico che si è sempre contrapposto ai governi di Prodi e agli inganni dei “progressisti” di regime come Pisapia a Milano, promotore dell’EXPO, è impegnato quotidianamente nella costruzione di un partito di classe e anticapitalista dei lavoratori.
L’esigenza di un’altra direzione del movimento operaio e degli sfruttati si pone non solo in Italia. Si pone in Europa, a fronte del fallimento di ogni ricerca di compromesso riformatore col capitale e con la UE (Syriza). Si pone sul piano mondiale, a fronte di un mercato internazionale della forza lavoro che mette gli operai delle più diverse latitudini in concorrenza spietata tra loro, di migrazioni bibliche e disperate di masse umane in fuga dalla guerra e dalla fame. Unire tutto ciò che il capitale divide, in Italia, in Europa, nel mondo, per un altro ordine sociale sul pianeta: questo è il compito di un partito internazionale di classe per cui lavorare in ogni paese. Questo è il progetto del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale, di cui il PCL è sezione italiana.
Diritto alla casa: esproprio degli appartamenti sfitti di proprietà dei grandi gruppi immobiliari, delle banche, dei fondi assicurativi e del clero, per distribuirli a chi una casa non ce l’ha o a chi è oggetto di sfratto o mutuo strozzino.
Fermare i licenziamenti, le chiusure o delocalizzazioni delle aziende: a sostegno delle lotte operaie, promuovere un’assemblea generale con delegati eletti e permanentemente revocabili da tutti i luoghi di lavoro con l’obiettivo di coordinare tutte le lotte in essere e costruire un fronte unico di tutti i lavoratori.
Esproprio senza indennizzo e nazionalizzazione sotto controllo operaio delle industrie che chiudono, licenziano o delocalizzano. Se si usano risorse pubbliche per salvare un’azienda, pubblica deve essere la sua proprietà.
Ripubblicizzazione di tutti i servizi, contro il profitto di pochi tra i quali banche e S.P.A., di trasporti, acqua, luce, gas, nettezza urbana, manutenzione stradale, istruzione e sanità, con tariffe proporzionali al reddito. Assunzione a tempo indeterminato di tutti i dipendenti. Tanti a sinistra hanno sostenuto il referendum per l’acqua pubblica, ma si sono resi responsabili della sua ulteriore privatizzazione.
Lavoro per tutti: lavorare meno, lavorare tutti. Ripartizione tra tutti del lavoro tramite la riduzione dell’orario giornaliero di lavoro a parità di paga. Stipendio di tutti gli incarichi pubblici pari alla paga di un impiegato.
Ecologia: produrre meno, produrre meglio ed il necessario. Basta con gli inceneritori! Per il riciclo totale dei rifiuti prodotti e per il controllo della produzione nelle mani di chi lavora e di chi vive il territorio.
Dalla nazionalizzazione del sistema bancario senza indennizzo dei grandi azionisti, dalla cancellazione dei finanziamenti pubblici a scuola e sanità privata, in modo da finanziare un grande piano di opere di utilità pubblica (sicurezza sismica, messa in sicurezza del territorio, ferrovie).
Nessun partito, a parte il PCL, ha questo programma. Basta con i finti rivoluzionari che, a “sinistra”, cercano solo poltrone, avallando le peggiori politiche del PD.
Vi invitiamo quindi all’astensione a queste elezioni comunali, e ad unirvi alla nostra lotta anticapitalista.