Se la Fiat licenzia gli operai, gli operai hanno il diritto di rivendicare il licenziamento dei padroni Fiat, ossia la nazionalizzazione della fabbrica: una nazionalizzazione senza indennizzo, perchè l’”indennizzo”è già stato pagato dai lavoratori stessi e dalla società italiana con un secolo di regalie pubbliche agli Agnelli; e sotto il controllo dei lavoratori, perchè solo il controllo operaio può garantire la difesa del lavoro, attraverso la sua ripartizione con la riduzione dell’orario a parità di paga.
Questa rivendicazione può e deve essere sostenuta dall’intero movimento operaio e da un’azione di lotta radicale.
Una battaglia per la nazionalizzazione della FIAT può diventare il punto di riferimento unificante per l’intero fronte delle lotte di resistenza in centinaia di aziende in crisi o minacciate di chiusura. E trasformarsi nel volano di una mobilitazione anticapitalista per un governo dei lavoratori: l’unico governo che può espropriare gli Agnelli e tutti i capitalisti che licenziano, inquinano, violano i diritti.
Ad oggi solo il PCL e SLAI COBAS rivendicano apertamente la nazionalizzazione della FIAT, violando il tabù della sacralità degli Agnelli.
Ma ogni forza politica e sindacale della sinistra deve essere chiamata a pronunciarsi pubblicamente in merito. Di fronte alla radicalità dell’aggressione padronale, nessuno può sfuggire alle proprie responsabilità: o si risponde con lo stesso livello di radicalità o si è complici di una disfatta.