“Non sono alla marcia per la vita perché non voglio strumentalizzare politicamente un’iniziativa giusta”1. Questa dichiarazione di Ignazio Marino, che ritiene “giusta” la manifestazione reazionaria antiabortista di oggi, promossa dal Vaticano e dalle principali organizzazione fasciste (tra cui Forza Nuova e Militia Christi) non ci stupisce, perché siamo consci e denunciamo da sempre il carattere clericale del PD e del centrosinistra in quanto forza borghese; in particolare a Roma, teatro dell’enorme traffico affaristico del Vaticano, che costituisce una buona fetta del capitalismo locale e nazionale. Ciò che invece chiediamo è: cosa hanno da dire in merito alle dichiarazioni di Marino i principali dirigenti delle organizzazioni di sinistra (in primis di SEL) che sostengono la sua candidatura a sindaco, e che magari oggi erano presenti alla manifestazione in memoria di Giorgiana Masi e contro la marcia reazionaria “per la vita”? Il fatto è che o si occupano le poltrone insieme al PD clericale, o si sta dalla parte dei diritti delle donne e delle minoranze sessuali. In mezzo non si può stare! Anche ciò conferma una verità elementare: che la sudditanza della sinistra riformista al polo del PD e della borghesia liberale è un tradimento non solo della classe lavoratrice, ma persino dei diritti democratici più elementari, quali il diritto all’aborto, al divorzio e all’autodeterminazione della donna. Tanto più nel quadro di un attacco senza precedenti alla legge 194 e al diritto di aborto su vasta scala. Su questo tema chiamiamo alla riflessione chi oggi ha fiducia nei gruppi dirigenti della sinistra riformista, a partire da SEL che sostiene Marino; ma anche a chi ha cercato in tutti i modi possibili l’alleanza di governo nazionale col PD, e che governa di fatto ancora in molte regioni con esso (vedi Rifondazione e la FdS). Come PCL rivendichiamo, come abbiamo sempre fatto, una battaglia anticlericale di massa contro la reazione oscurantista, che coniughi alla difesa dei diritti civili (a partire dall’applicazione della legge 194) una lotta radicale contro il Vaticano in quanto parte del capitalismo italiano: a partire dall’annullamento del concordato, dall’abolizione dei privilegi fiscali della Chiesa, dall’esproprio dello IOR e delle immense proprietà immobiliari della chiesa, misura indispensabile in una situazione che vede migliaia di proletari e poveri senza una casa. Soltanto in questo modo è possibile creare un percorso di mobilitazione massa contro il Vaticano e l’oscurantismo, una mobilitazione anticlericale che coinvolga chi soffre delle terribili condizioni sociali imposte dalla crisi. Ma tutto ciò è possibile soltanto rompendo col centrosinistra filo-clericale e nel quadro di una battaglia di classe frontale contro ogni governo borghese. Tertium non datur.
1 – Fonte: : http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/marcia_vita_roma/notizie/278778.shtml
Partito Comunista dei Lavoratori – Roma
Volantino distribuito dal PCL alla manifestazione per Giorgiana Masi del 12 Maggio:
IN RICORDO DI GIORGIANA MASI, LA CUI LOTTA DI ALLORA E’ LA NOSTRA OGGI.
CONTRO IL CLERICALISMO E IL VATICANO.
PER L’AUTODETERMINAZIONE E IN DIFESA DELLA 194.
Oggi 12 maggio 2013 cade il trentaseiesimo anniversario della morte di Giorgiana Masi, studentessa e militante femminista diciottenne uccisa da un proiettile vagante durante il sit-in per celebrare il referendum sul divorzio, a tre anni dalla sua vittoria.
La Questura di Roma non ha concesso l’autorizzazione per un corteo in suo ricordo per i soliti motivi di ordine pubblico: ha infatti deciso di dare spazio alle istanze del Movimento per la Vita, condivise anche dalla destra, che oggi si troverà a sfilare per le strade di Roma. Esattamente come trentasei anni fa, la repressione viene esercitata in nome e per conto del “bene del Paese”, ieri con il Compromesso storico DC-PCI, oggi con il governo di unità nazionale PD-PdL.
Tutto ciò in un Paese in cui, a trentacinque anni dall’entrata in vigore della legge 194, gli obiettori di coscienza si rifiutano di praticare l’aborto (solo nel Lazio gli obiettori, tra i ginecologi, sono il 91,3%) e di vendere la pillola del giorno dopo (venduta, nel caso, a prezzi proibitivi); in cui la violenza di genere, fisica e psicologica, è all’ordine del giorno; in cui anche la scuola pubblica è territorio di dominio della Chiesa cattolica (che impedisce l’insegnamento dell’educazione sessuale); in cui i tagli ai servizi pubblici e al welfare hanno colpito soprattutto le donne (che vengono usate dallo Stato come ammortizzatori sociali per svolgere i tradizionali lavori di cura).
Concedere spazio a istanze che vogliono negare alle donne la libertà di scegliere per se stesse è chiaramente una decisione politica.
Davanti ad un attacco frontale ai diritti delle donne portato avanti da almeno un decennio dalle destre e tollerato omertosamente – se non addirittura condiviso – dal centrosinistra, il Partito Comunista dei Lavoratori rivolge un appello a tutte le sinistre associative e di movimento per unirsi in una lotta che sappia essere non solo difensiva e di mettere in campo una forza ed una determinazione tanto radicale quanto quella di chi nega la nostra libertà ed autodeterminazione.
Partito Comunista dei Lavoratori