CRISI “ FERRETTI ”: solo la lotta paga
No alla delocalizzazione, agli esuberi e alla ” concertazione” ……..che finisce sempre come vuole il padrone.
Nel comprensorio forlivese è emergenza occupazione. Molte aziende, esaurita la CIG hanno chiuso o stanno per farlo (Sidercom, Micromeccanica, Metalinfissi, Omsa ecc. )
Altre minacciano la delocalizzazione o la riduzione consistente del personale ( Electrolux, Dometic, Alpi, Ferretti ).
La risposta dei sindacati è desolante : la solita liturgia degli incontri con la proprietà e gli inutili presidi di fronte alle sedi di Confindustria. Ma questo serve solo a far guadagnare tempo al padrone e a fiaccare la combattività dei lavoratori.
E’una strategia sindacale disastrosa e perdente: ciò che sta accadendo lo dimostra.
Senza una lotta radicale che metta in discussione il diritto della proprietà di comandare la produzione vince sempre il padrone.
I lavoratori devono uscire dalla difensiva e mettere in discussione i privilegi della” proprietà” di tanti padroni bancarottieri, sempre pronti a privatizzare i profitti e a socializzare le perdite.
Il caso della Ferretti è emblematico: dopo anni di CIG usata come flessibilità e di speculazione finanziaria da parte della dirigenza locale, i nuovi proprietari cinesi del gruppo weichai vogliono chiudere lo stabilimento di Forlì. I capitalisti cinesi, che si sono ingrassati schiavizzando gli operai nel loro paese e i loro portaborse italiani vogliono far pagare la crisi agli operai dello stabilimento di Forlì. Dichiarano, inoltre, che attualmente il Gruppo è finanziariamente solido; a maggior ragione non è accettabile la chiusura o la riduzione del personale !
Bisogna costringere i sindacati alla lotta dura !
Se l’azienda vuole chiudere o licenziare bisogna rispondere con una forza uguale e contraria: occupare l’azienda, bloccare la produzione, presidiare gli impianti. Obbligare le istituzioni locali e lo Stato a farsi carico del rilancio produttivo dell’azienda rivendicandone, se necessario, la nazionalizzazione sotto il controllo operaio ( senza risarcimento alla proprietà ).
Si licenzino i licenziatori, non chi lavora!
In altri paesi e anche in Italia, di fronte alla crisi, settori del mondo del lavoro hanno avanzato la rivendicazione della nazionalizzazione delle aziende in crisi. Talvolta combinandola con l’occupazione delle aziende e la gestione operaia della produzione( Argentina, INSSE di Milano). Spesso con risultati positivi di difesa dei posti di lavoro.
Occorre creare un coordinamentofra le tante aziende in crisi, portare la solidarietà operaia laddove serve, ricostruire l’unità e combattività della classe lavoratrice, la sola che possa sbarrare la strada all’arroganza padronale. Mettere in discussione la proprietà con la lotta, non riconoscerla con la concertazione!