UN A LISTA CIVICA “ PROGRESSISTA” SENZA RIFERIMENTO DI CLASSE.
“OLTRE LA SINISTRA”, MA COL CONSENSO DELLE SINISTRE.
CON TSIPRAS “MA NON CONTRO SCHULZ”.
LA TRISTE SOMMA DI ARCOBALENO E “RIVOLUZIONE CIVICA”
L’operazione Tsipras è partita anche in Italia. Non sappiamo se decollerà davvero, se reggerà il volo e quale sarà l’atterraggio. Ma certo assume caratteri particolari rispetto ad altri Paesi: con un profilo che travalica “a destra” la stessa natura riformista della “Sinistra Europea” e di Syriza. E che sommando l’esperienza Arcobaleno e l’esperienza Ingroia, ne ripropone tutti gli equivoci e gli inganni.
Vediamo allora di recuperare uno sguardo d’insieme sull’operazione Tsipras, in Europa e in Italia.
LA “SINISTRA EUROPEA” E LA SOCIALDEMOCRAZIA
Il programma di una riforma“sociale e democratica” della U. E. avanzata dalla “Sinistra Europea” ( Linke, Fronte de gauche, Izquierda Unida, Prc..) è un’utopia deviante. Invece di spiegare ai lavoratori e ai giovani che il capitalismo europeo non ha nulla da offrire e va rovesciato, alimenta la leggenda di una sua possibile correzione “progressista”. Per 20 anni il riformismo europeo ha sbandierato questa illusione nella classe operaia e nei movimenti sociali. Il fatto che venga riproposta dopo il suo fallimento, nel quadro della più grande crisi del capitalismo continentale dell’intero dopoguerra, misura la cecità del riformismo.
Ma non si tratta di un’illusione innocente. In realtà l’innocua bandiera ideologica dell’”Europa sociale” ha fornito copertura politica all’ aspirazione di governo delle formazioni della SE e ai compromessi con la socialdemocrazia (ingresso del PCF nel governo Yospin, ingresso del PRC nei governi Prodi o nella loro maggioranza, sostegno di IU al governo Zapatero..). Tutti risoltisi in una compromissione (più o meno pesante) delle sinistre cosiddette “radicali”nelle politiche anti operaie e di sacrifici. E di conseguenza in una grave crisi di quei partiti lungo lo scorso decennio.
Oggi quelle formazioni cercano un’occasione di rilancio nella crisi delle socialdemocrazie liberali, a sinistra dei loro governi (Francia) o dei governi di unità nazionale (Germania). La crisi capitalista e le politiche d’austerità, accanto alla crisi della socialdemocrazia, hanno ridato una spinta reale in diversi Paesi alle formazioni della SE. Ma esse cercano uno spazio a sinistra delle socialdemocrazie per negoziare una nuova prospettiva di governo… con le socialdemocrazie. Questa rimane la bussola fondamentale, com’è naturale per ogni forza riformista. Lo conferma il Congresso della Linke in Germania, che ha lamentato l’insensibilità del SPD alla propria profferta di governo. Lo conferma il dibattito e le lacerazioni in corso nel Fronte de Gauche in Francia, con un PCF che tuttora si allea col PS nelle elezioni amministrative nonostante l’”opposizione” al governo Hollande…
L’operazione delle liste Tsipras , in occasione delle elezioni europee , si colloca in questo quadro. Mira a recuperare massa critica elettorale dei partiti del SE per rilanciare la loro pressione sulla socialdemocrazia e ricontrattare con essa equilibri e blocchi di governo, a partire dal Parlamento europeo.
IL RUOLO DI TSIPRAS E DI SYRIZA
Il ruolo di Syriza e del suo segretario Tsipras è centrale nell’operazione. E’ bene chiarirne i caratteri.
Lo straordinario sviluppo politico ed elettorale di Syriza non è stato affatto il portato della “cultura unitaria”, della “sensibilità pluralista” o della “forma organizzativa aperta”, come vorrebbero le sciocchezze propagandistiche di tanta parte della sinistra italiana. E’ stato il sottoprodotto della straordinaria ascesa del movimento di massa e della crisi esplosiva del Pasok e del suo governo, sullo sfondo della drammatica crisi greca. Grandi masse hanno visto e vedono in Syriza un canale di espressione della propria opposizione e domanda di svolta sullo sfondo di una crisi pre rivoluzionaria .
Il punto è che il progetto di Syriza subordina la domanda di massa a un orizzonte di governo riformista, dentro il quadro capitalistico greco ed europeo.
Tsipras propone una nuova rinegoziazione del debito greco e sud europeo, non il suo annullamento. Rivendica una Conferenza europea che ristrutturi il debito, ne annulli una parte insolubile, scansioni il pagamento della sua parte rimanente in tempi più lunghi legandolo all’evoluzione dei PIL nazionali. Il suo modello di riferimento è la Conferenza internazionale di Londra del 1953 tra imperialismi vincitori e imperialismi sconfitti della seconda guerra: con la relativa ristrutturazione del debito tedesco e il piano Marshaal . Non è un modello di riferimento particolarmente.. “radicale”: ignora oltretutto il piccolo dettaglio che quella soluzione fu resa possibile dallo straordinario boom capitalistico trascinato dalla ricostruzione postbellica. Tuttavia è un riferimento chiarificatore . Lo sforzo di Tsipras è convincere i capitalismi europei, tedesco e francese in primis, che “la ristrutturazione del debito greco e sud europeo è nell’interesse stesso dei creditori, a fronte di crediti altrimenti inesigibili” (v. Tsipras nella Conferenza di Roma presso la stampa estera). Il che significa dire alle banche imperialiste e strozzine che un governo Syriza non solo non romperebbe coi loro interessi ma li rispetterebbe, dentro le compatibilità del capitalismo europeo . Le rassicurazioni fornite da Tsipras ai circoli di governo europei circa il rispetto dell’Unione Europea e della Nato va nella stessa direzione. Peraltro è significativo che dentro Syriza questa politica e prospettiva incontri opposizioni e resistenze di diverso segno, ma consistenti. Le sinistre italiane si guardano bene dal rivelarlo.
L’OPERAZIONE TSIPRAS IN ITALIA: IL RIFUGIO DI GRUPPI DIRIGENTI FALLITI
In Italia l’operazione Tsipras va conoscendo una traduzione particolarmente impresentabile. Connessa alla vicenda specifica della sinistra “radicale” italiana.
La sinistra italiana cosiddetta “radicale” si è caratterizzata, nel riformismo europeo, per un opportunismo governista particolarmente marcato. Cinque anni complessivi di governo o di maggioranza di governo da parte di Rifondazione Comunista negli ultimi 18 anni ( 96/98 col primo governo Prodi e 2006/2008 col secondo governo Prodi) sono un record sinora imbattuto tra i partiti della SE. Il livello di ciclica corresponsabilità del PRC nelle politiche di aggressione al lavoro (voto alle leggi di precarizzazione, ai tagli verticali alle spese sociali, alle privatizzazioni, alla detassazione dei profitti, alle spese e missioni di guerra..) non ha, nel suo insieme, punti di paragone in Europa. La crisi esplosiva di Rifondazione dopo il 2008 è stato il prodotto di questa politica criminale e suicida.
I gruppi dirigenti reduci ( e responsabili) di questo disastro hanno cercato in questi anni di sopravvivere al proprio fallimento .Chi cercando una coalizione organica di governo col PD , prima con Bersani e poi ( invano) con Renzi, come nel caso di SEL. Chi ( dopo essere stato scaricato dal PD) cercando da un lato di conservare gli assessorati di centrosinistra sul piano locale, e dall’altro di ritornare nel Parlamento nazionale con operazioni opportuniste di trasformismo ( lista Ingroia), come nel caso del PRC. Nell’un caso come nell’altro hanno cercato la propria salvezza nella continuità di quelle politiche suicide che ne hanno determinato il fallimento.
Oggi l’operazione Tsipras all’italiana non è affatto la svolta rigeneratrice della sinistra. E’ l’ ostinata continuità in altra forma di questo corso fallimentare. Con una sommatoria caotica di interessi e pressioni contrastanti. E un panorama davvero impresentabile.
Sel, umiliata da Renzi e minacciata di distruzione, si rifugia nella lista Tsipras premurandosi di sottolineare che “non sarà contro Schulz”, e che i suoi eventuali eletti non saranno vincolati ad aderire al GUE (raggruppamento parlamentare di SE e partiti stalinisti), ma potranno aderire al PSE: cioè a quella stessa socialdemocrazia che governa in Europa le politiche di austerità che Tsipras critica. Sel ha peraltro depositato formalmente la richiesta di propria adesione al PSE.
Il PRC , uscito esangue dal proprio congresso e attraversato più che mai da un’autentica guerra interna per bande, cerca di far leva su Tsipras e sulla propria appartenenza alla SE per rientrare in partita: e per questo si subordina alla pretesa di Sel di non contrapporsi al PSE. Il fatto che Tsipras abbia avallato questa pretesa, assieme al comitato promotore della lista, ha sigillato la capitolazione del PRC. Che concorrerà virtualmente ad eleggere, nel nome di Tsipras, parlamentari ..del PSE.
UN CIVISMO PROGRESSISTA, “OLTRE LA SINISTRA”
Ma c’è di peggio. Le sinistre italiane accettano di subordinarsi a un comitato promotore della lista Tsipras, riconosciuto da Tsipras, che rivendica il fatto di “andare oltre il confine fra destra e sinistra”. E che infatti esclude pregiudizialmente di nominare la parola stessa “sinistra” nel simbolo elettorale.
Si tratta di un comitato di “personalità intellettuali” , guidato dalla liberal progressista Barbara Spinelli (che esalta la Unione Europea e la Carta di Nizza , contro cui si pronunciò il PRC) , sostenuto dalla rivista Micromega e da una parte della redazione de Il Fatto Quotidiano. Questo comitato promotore è apertamente antipartito, in omaggio al senso comune dominante. Liscia il pelo populista del grillismo cui rimprovera semplicemente la “carenza di proposta” (sic), ma col quale dichiara “possibili alleanze”( e infatti quasi tutti i primi firmatari della lista Tsipras si appellarono a un governo Bersani /Grillo dopo le elezioni del febbraio 2013). Esclude dalle liste i dirigenti della sinistra politica, ma apre le porte ai suoi assessori locali, gli stessi che nelle giunte di centrosinistra gestiscono precarietà , tagli sociali, privatizzazioni (la proposta di candidatura a Doria, pur respinta dall’interessato, dice tutto, come sanno.. i tramvieri genovesi). Quanto all’appello pubblico alla lista Tsipras che il comitato ha varato – centrato sull’esaltazione del New Deal del liberale Roosvelt- individua come linea di demarcazione nel prossimo Parlamento Europeo quella tra “conservatori” e “innovatori”. Non a caso Stefano Fassina, ex ministro di Letta, si è affrettato a condividerne l’impostazione e a prospettare un accordo.
Altro che lista Tsipras come “unità della sinistra”! Il tentativo è quello di disgregare ciò che resta della sinistra politica per ricomporlo sotto la egemonia politico intellettuale del civismo. Annullando ogni riferimento classista dentro l’ennesimo involucro “democratico progressista”. Il quale a sua volta si candida a ricostruire la costola “progressista” di un centrosinistra liberale in Italia. Insomma: l’ennesima operazione Ingroia , sotto la copertura di Tsipras.
LA CAPITOLAZIONE DEL PRC
Il fatto che il PRC si subordini a questa soluzione “civica”, per di più dopo l’esperienza Ingroia, misura lo sbando senza ritorno di ciò che resta dei suoi gruppi dirigenti.
La lettera che Paolo Ferrero ha spedito agli iscritti e alle iscritte del PRC per motivarli a subire questa nuova umiliazione politica è indicativa.
Dopo aver ammesso che “la nostra richiesta di costruire un percorso democratico nella definizione dei simboli e della lista è stato completamente disatteso dai promotori”; che purtroppo la lista annunciata “ sarà una lista civica, non la costruzione di uno spazio pubblico a sinistra”; che “larga parte della cultura politica che viene proposta dai promotori” non è condivisibile, Ferrero invita gli iscritti … a partecipare con entusiasmo alla nuova avventura. Per quale ragione? Per la solita terra promessa del 4% e dell’ingresso nel Parlamento. Proprio come un anno fa. Ma un 4% (se mai fosse raggiunto) al servizio di cosa? Al servizio di un ‘operazione politico culturale indirizzata contro la sinistra politica, nel nome di un civismo al di sopra delle classi. Come di fatto… lo stesso Ferrero confessa.
Il “Parlamento è tutto, i principi nulla”: è esattamente la continuità seriale di quella politica che (oltretutto.)..ha finito con l’estromettere il PRC dal Parlamento.
LA COSTRUZIONE DEL PCL
Le avanguardie di classe e dei movimenti, gli stessi militanti e iscritti del PRC o di SEL, hanno un’esigenza opposta: quella di ricostruire una sinistra di classe anticapitalista. Che certo sappia misurarsi anche sul terreno elettorale. Ma in funzione di una prospettiva di classe, non contro questa prospettiva.
Il PCL non sarà presente alle prossime elezioni europee, per via di una legge elettorale reazionaria che impone un numero di firme per noi irraggiungibile. Ma non per questo ci faremo coinvolgere in operazioni trasformiste, senza basi di classe. Utilizzeremo le elezioni europee come occasione di una campagna di massa nei luoghi di lavoro, nelle scuole e università, sul territorio: per l’unificazione delle lotte e la ribellione sociale; contro l’Unione Europea dei capitalisti e dei banchieri ed ogni illusione di sua “riforma sociale e democratica”; contro i populismi reazionari, in ogni loro variante; per una prospettiva di governo dei lavoratori e di Stati Uniti Socialisti d’Europa quale unica vera alternativa. E’ la stessa campagna che svilupperà l’EEK ( Partito operaio rivoluzionario) sezione greca del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale, (che parteciperà alle elezioni europee), e gli altri partiti e formazioni del CRQI. Una campagna al servizio della costruzione e sviluppo di partiti marxisti rivoluzionari, in ogni Paese e su scala internazionale. L’unica sinistra che non tradisce perchè si batte per la rivoluzione sociale e il potere dei lavoratori.
Lo sviluppo e radicamento del Partito Comunista dei Lavoratori è in funzione di questa prospettiva.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI