Socialismo, solo futuro – il podcast della sezione Romagna
Episodio 1 Capitalismo e crisi climatica
1 Camminando sull’ argine di qualsiasi fiume della pianura alluvionale, potrebbe essere il Montone, il Lamone, il Savio, e molti altri, ci troveremo più in alto della pianura circostante. Qui la gente è abituata a vedere le piene arrivare fino al livello del primo piano degli edifici vicini al fiume. Infatti questi corsi d’acqua sono chiamanti fiumi pensili. Dalla sorgente al mare ci sono ovunque punti critici: ponti, i cui piloni ingombrano la sezione idrica, e strettoie, con gli argini ravvicinati poche decine di metri.
2 Fino a non molti anni fa questi argini erano sufficienti a contenere le piene. Ora, a causa del riscaldamento climatico, la situazione è cambiata: le precipitazioni, sempre più violente e concentrate, hanno messo drammaticamente in evidenza che queste opere non sono più sufficienti.
3 Che fare, allora? Purtroppo su questo si dicono una quantità di stupidaggini: che bisogna pulire i fiumi, alzare e cementificare gli argini. Invece, gli argini vanno allargati, bisogna ampliare le golene, realizzare bacini dove far confluire l’acqua delle piene e in questi spazi piantare alberi per frenare la corrente.
4 Per questo serve un piano di ripristino ambientale, valido per tutto il territorio nazionale, dalle montagne ai mari, e una grande quantità di risorse. Ma il Governo e le classi dirigenti non sono interessati, anzi, al contrario finanziano opere devastanti come il ponte di Messina, le centrali nucleari, la cementificazione del territorio e l’industria degli armamenti. Sono buoni soltanto a distruggere.
5 Ma la cosa peggiore è che nessuno parla di intervenire sulle cause del riscaldamento climatico, che è solo la conseguenza, badate bene, la conseguenza più evidente della distruzione fisica dell’ecosistema terrestre. Se non si interviene sulla malattia la catastrofe si abbatterà soprattutto sulle classi popolari. E questo, purtroppo, sta già succedendo in molti paesi poveri in maniera molto più violenta che qui da noi.
6 Questa malattia si chiama capitalismo, un sistema che, per moltiplicare i profitti di pochi, deve saccheggiare il pianeta di una quantità sempre maggiore di materie prime, sbancare territori, bruciare foreste, per produrre sempre più merci e rifiuti: così all’infinito. Una follia, che dev’essere fermata con ogni mezzo possibile.
7 Il fallimento della conferenza coop 29 sul clima e le vittorie elettorali delle destre che negano la crisi ambientale, dimostra che la riforma ecologica del capitalismo è una illusione. Ed è proprio questa illusione la causa della debolezza dei movimenti ambientalisti e della sinistra.
8 Il capitalismo per sua natura non può essere riformato, va distrutto dalle fondamenta, con la nazionalizzazione, sotto controllo dei lavoratori, del sistema industriale. La produzione dei beni deve essere pianificata, in quantità e qualità. La sorte del pianeta non può dipendere dagli interessi personali di pochi miliardari come Elon Musk.
9 I capitalisti, la borghesia, sono parassiti, che nascondono l’ignoranza e l’inefficienza con la potenza della tecnologia. Invece, non ci serve più energia; bisogna sviluppare la creatività umana, che è il mezzo di produzione più potente per il benessere di tutti. Non abbiamo molto tempo, forse è già troppo tardi, ma il Partito comunista dei Lavoratori continuerà a lottare controcorrente per organizzare la rivoluzione eco-socialista. I padroni del mondo sono armati e spietati, ma sono pochi. I lavoratori, i proletari, i giovani, coloro che vivono del proprio lavoro, sono tanti: unitevi al PCL e vedrete che il capitalismo è un colosso con le fondamenta di fango.