Solidarietà al sindacalista licenziato in Tecnogym

La scorsa settimana Tecnogym, colosso della produzione di macchine e attrezzature per il fitness, con oltre 900 dipendenti, ha licenziato dopo oltre 30 anni di lavoro Paolo Severi, delegato della CGIL per la sicurezza.
L’atto del licenziamento è stato preceduto da una raffica di lettere di richiamo, ben 6, secondo la CGIL tutte collegate specificatamente al suo ruolo di RLS, dopo lunghi anni spesi in rappresentanza dei lavoratori e colleghi, che lo hanno reso l’RLS/RSU più votato tra gli operai alle ultime elezioni e che da sempre si batte per il rispetto della sicurezza e per la tutela della salute dei lavoratori (tema oggetto di tensioni anche in passato in azienda – https://www.corriereromagna.it/cesena/tensione-in-technogym-sindacalista-strattonato-alla-riunione-LSCR302485).
A tutte le contestazioni è stato presentato un ricorso al Tribunale del lavoro, tuttavia l’azienda lo ha licenziato prima degli esiti di tali ricorsi. Anche se dovessero essere accolti, e il lavoratore reintegrato, non potrà più presentarsi alle elezioni per la rappresentanza previste per il 2025.
Come Partito Comunista dei Lavoratori esprimiamo la massima solidarietà al delegato colpito dal licenziamento. Se toccano uno toccano tutti. Oltre ad augurarci che la vertenza si risolva con il reintegro del lavoratore auspichiamo che questo episodio serva, se ce ne fosse ancora bisogno, a evidenziare quanto sia più che mai necessaria la ripresa generalizzata di una lotta contro il padronato di lavoratori e lavoratrici e la riapertura di una stagione di lotta che veda la classe lavoratrice protagonista in prima persona.
Da tempo gli attacchi contro la classe operaia non fanno che aumentare sul versante della sicurezza e su quello della repressione, complice un governo a traino post-fascista che va a braccetto con il padronato.
Controlli praticamente assenti e impunità garantita causano quotidianamente infortuni, morti e incidenti nella classe lavoratrice, senza considerare il peggioramento continuo delle condizioni sui luoghi di lavoro, l’aumento dei ritmi, l’erosione costante del potere di acquisto, dopo anni di precarizzazione, attacchi allo statuto dei lavoratori e ai loro diritti sindacali.
Non solo rischiamo la vita sul posto di lavoro, ma grazie agli ultimi provvedimenti di un governo reazionario e repressivo rischiamo la galera se protestiamo. Dopo i decreti “Sicurezza”, l’attuale DDL 1660 inasprisce ulteriormente la repressione poliziesca contro le proteste, i picchetti e le lotte sindacali.
La classe lavoratrice deve uscire dall’angolo e smettere di subire: soprusi, licenziamenti ritorsivi, fabbriche che delocalizzano per massimizzare i profitti, disastri ambientali causati dal capitale, cementificazioni e speculazioni edilizie, violenza e repressione delle proteste.
La risposta contro questo ennesimo licenziamento, così come contro tutti gli attacchi che subiamo quotidianamente, deve riaffermare l’innegabile principio che solo con la lotta la classe operaia può porre fine al proprio sfruttamento.

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