RIPRENDERE LE LOTTE PER LA COSTRUZIONE DI UNA TENDENZA RIVOLUZIONARIA LGBT*QIAP+
Dalle compagnǝ di Femministǝ Rivoluzionariǝ
Continuano le violenze e le oppressioni di genere in tutto il mondo, fomentate dai regimi reazionari.
In Italia tra maggio 2023 e marzo 2024 sono state 157 le vittime di violenza omo-bi-lesbo-transfobica. Questo risulta dalle cronache e dai dati raccolti dalle organizzazioni che si impegnano quotidianamente nella denuncia di questo fenomeno, che vede un’escalation della violenza sino allo stupro e all’omicidio, soprattutto nei confronti di persone trans*. Sappiamo inoltre che i dati sono sottostimati, molti non vengono classificati come tali da parte dell’informazione borghese e ne deriva una difficoltà maggiore nella denuncia da parte di chi subisce violenza.
Con l’attuale governo Meloni si assiste ad un clima di peggioramento delle condizioni di vita deə sfruttatə e così nella vita delle persone LGBT*QIAP+ dovute alle difficoltà lavorative, sociali e al carovita che il clima di guerra e reazione sta portando in tutto il mondo.
LAVORO E DISCRIMINAZIONI
Un’indagine condotta nel 2020-2021 da ISTAT-UNAR ha rivelato come una persona su tre subisce discriminazioni sul luogo di lavoro in base all’orientamento sessuale. Il campione preso in esame considera le persone in unione civile o che lo sono state in passato; perciò, i risultati non possono essere considerati rappresentativi di tutta la popolazione omosessuale e bisessuale e sono ridimensionati rispetto alla reale situazione (molto più grave) sui luoghi di lavoro. Inoltre, l’indagine non considera le persone Trans*. A tal proposito è doveroso ricordare ancora una volta il suicidio della prof Cloe Bianco, che dopo aver subito diversi provvedimenti disciplinari e pesanti attacchi personali si è tolta la vita. Per il giudice però “non c’è stata alcuna istigazione al suicidio”. Oppure di recente un altro episodio in provincia di Pisa ha coinvolto una ragazza transgender che è stata licenziata dopo aver comunicato di voler iniziare il percorso di transizione e non ha ricevuto nessuna solidarietà da parte dei colleghi.
Tornando all’indagine, nonostante i buoni livelli di occupazione, il 77% del dato considerato, la condizioni di lavoro ci riportano problematiche riguardanti episodi di microaggressione. In base agli studi di D.W. Sue (2007) e K.L. Nadal (2010) Le microaggressioni sono espressioni verbali, atteggiamenti e comportamenti, intenzionali o non intenzionali, che comunicano messaggi ostili, dispregiativi, negativi, offese e insulti verso membri di gruppi sociali oppressi/marginalizzati.
In particolare, il 32,2% afferma che sia capitato che un collega, una persona di grado superiore o inferiore, un cliente o un’altra persona dell’ambiente lavorativo rivelasse ad altri il suo orientamento sessuale senza aver dato il proprio consenso (outing). Sempre in base all’indagine circa sei persone su dieci hanno sperimentato episodi di microaggressione: imitazioni di gesti e atteggiamenti come presa in giro, utilizzo in senso dispregiativo di termini come gay e lesbica, accuse di carrierismo legato all’orientamento sessuale, esclusione dei rispettivi partner da eventi sociali. Nella metà dei casi ad aver agito sono stati i colleghi di pari grado. Nei casi più gravi si è arrivati a insulti, minacce e aggressioni verbali e/o fisiche, controlli disciplinari immotivati.
Per coloro che hanno ricoperto posti da lavoro dipendente (73%), le donne indicano in misura maggiore degli uomini l’aver ricevuto una retribuzione e mansioni inferiori, vedersi rifiutati congedi, permessi (parentali o di altra natura) o promozioni; gli uomini invece segnalano con più frequenza delle donne la cassa integrazione e il mancato rinnovo di contratti.
Le discriminazioni riguardano anche la difficoltà nella ricerca del lavoro e comprendono anche altri aspetti come le origini straniere, l’aspetto esteriore, problemi di salute, convinzioni religiose o idee politiche, genere. Riguardo poi al genere, le donne hanno ricevuto offerte con retribuzioni più basse rispetto agli uomini; nei casi più gravi rileviamo il divieto di accesso alla selezione nonostante la presenza di requisiti adatti e dei titoli, soprattutto per uomini bisessuali.
Questi dati ci mostrano, se ancora ne avessimo bisogno, il rapporto esistente tra l’oppressione eterocispatriarcale e lo sfruttamento capitalistico. Inoltre ci aiutano a mettere in luce l’uso strumentale che viene fatto della questione di genere per dividere il proletariato e creare situazioni di isolamento, vulnerabilità e maggiore ricattabilità per alcune categorie di lavoratorɜ.
IL GOVERNO MELONI E LA CROCIATA CONTRO LA COMUNITÀ LGBT*QIAP+ A TUTELA DELLA FAMIGLIA “NATURALE”
La fase attuale è contrassegnata da un governo a guida postfascista che non ha ovviamente mancato di sferrare attacchi nei confronti della comunità LGBT*QIAP+ e deə salariatə.
Dopo la circolare del ministero dell’Interno che, a marzo 2023, ha chiesto ai comuni di interrompere il riconoscimento e le registrazioni all’anagrafe dei figli di coppie omogenitoriali nate dalla GPA, molte famiglie si sono impegnate in una dura lotta.
Questa crociata si somma all’attacco nei confronti delle donne, in particolare contro il diritto all’aborto. Il disegno del governo Meloni è chiaro: tutelare la famiglia “naturale” ad ogni costo contro le donne e le persone LGBT*IAQP+, eliminando i diritti civili conquistati con decenni di lotte.
Questi provvedimenti rappresentano solo una parte di un disegno più ampio: la reazione ha segnato una pesante regressione sul fronte più generale dei diritti civili, umanitari e sociali: salute, lavoro e lotte sindacali, diritti delle persone disabili e neurodivergenti, diritti dellɜ detenutɜ e tortura, protezione dei migranti, diritti dellɜ studentɜ, attacchi alle subculture e più in generale la repressione di ogni forma di dissenso sociale.
RIPRENDERE LE LOTTE SUL FRONTE DI CLASSE CON UN CHIARO PROGRAMMA ANTICAPITALISTA E RIVOLUZIONARIO
La marea montante della reazione richiede una risposta chiara, forte e generalizzata da parte della classe operaia e di tutte le soggettività oppresse.
Una risposta che deve partire da basi conseguentemente anticapitaliste e rivoluzionarie, senza tentennamenti.
Come Femministə Rivoluzionariə rivendichiamo:
la difesa del lavoro, unico effettivo strumento di autodeterminazione, con l’abolizione di tutte le leggi che hanno precarizzato il lavoro e ne hanno eliminato le tutele: il pacchetto Treu, la legge Biagi, il Jobs Act e le controriforme degli ultimi trenta anni ci espongono ai ricatti sociali e sessuali; introduzione del collocamento pubblico a chiamata numerica; la ripartizione del lavoro con la riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga; parità salariale per tuttǝ.
La reintroduzione dell’articolo 18 sui licenziamenti, esteso a tutte le aziende con almeno 5 dipendenti.
La nazionalizzazione sotto controllo dǝ lavoratorǝ delle imprese che chiudono, inquinano o delocalizzano: ci serve lavoro, non un reddito di povertà alternativo al lavoro!
Consultori pubblici per le donne e per le persone LGBT*QIAP+, sotto il controllo deə utenti e con accesso a tutte le tecniche e alle informazioni mediche per autodeterminare le decisioni sul proprio corpo.
Auto-organizzazione e autodifesa della comunità LGBT*QIAP+ per rispondere colpo su colpo e al di fuori delle logiche riformiste ed opportuniste all’offensiva reazionaria e clerico-fascista che si preannuncia nell’immediato futuro.
Superamento della Legge 164/82 e di tutte le leggi che patologizzano e discriminano l’esistenza e i percorsi di autodeterminazione delle soggettività T* e, più in generale, di tutte le persone LGBT*QIAP+.
Apertura dei confini e l’eliminazione di tutte le leggi securitarie che opprimono le donne e soggettività LGBT*QIAP+ migranti e legittimano le violenze nei loro confronti.
Educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole, rigorosamente laica che chiami medicə ed educatorə, escludendo associazioni collegate alla Chiesa. Questo per garantire la promozione di una contraccezione consapevole e di un libero sviluppo della propria sessualità.
Lotta senza quartiere alla concezione abilista e neurotipica dell’esistente, figlia delle necessità del sistema di produzione capitalistico, e di ogni altra forma di abilismo. Perché il mondo che vogliamo deve essere invece adatto ai bisogni e ai desideri di tuttə, incluse le persone con disabilità e neurodivergenti.
Solo con l’unione delle lotte di tuttə ə salariatə è possibile fronteggiare il peggioramento delle nostre condizioni di vita!
Solo con un movimento rivoluzionario è possibile liberare tuttə da ogni forma di sfruttamento, di oppressione e di violenza.
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