Il maledetto imbroglio del riscaldamento climatico
Di Partigiano Stanziale
Il riscaldamento del clima globale è ormai conclamato, indubitabile, anche agli occhi di coloro che lo negavano. Ora i negazionisti negano che sia colpa delle attività industriali, ma sono minoranza. La “crisi climatica” occupa una buona parte dell’informazione/deformazione, per l’evidenza dei fenomeni estremi, sempre più lunghi e violenti: siccità, alluvioni, scioglimento dei ghiacciai, distruzione degli ecosistemi. Non può essere ignorata, ma usata, strumentalizzata, deformata. Sta proprio qui l’imbroglio. Ovvero: il riscaldamento del clima è la conseguenza, più evidente, della distruzione/frammentazione di materia, biologica e abiotica (priva di cellule viventi). Ogni processo di trasformazione di materia in energia, comporta uno spreco di energia sotto forma di calore e scorie, e non c’è niente da fare. Invece, se il problema si limita al clima, si può continuare a distruggere materia naturale, a condizione che il processo non produca anidride carbonica nell’atmosfera. Che è come dire che la febbre è causata dal caldo. In questo modo si può continuare a distruggere come prima (con gli idrocarburi) e con altre tecnologie -dipinte di verde- altrettanto devastanti; come le batterie al litio (per la mobilità elettrica) e l’energia nucleare, per la produzione dell’energia elettrica. Il fallimento del tutto annunciato della COP 28 è la fotografia drammatica e demenziale dello stato in cui versa l’umanità: “Liberi tutti, ognuno faccia quello che vuole, basta che si facciano i soldi”. Svelare la truffa è una questione politica e un dovere sociale.