IL CRIMINE CHIAMATO AMIANTO

Da PCL BOLOGNA

Si susseguono le morti da amianto all’OGR di Bologna. Un crimine contro la classe lavoratrice. Un crimine che accomuna tutte le branche del capitalismo, i suoi direttori e manager. Tanto nel settore privato come ha appurato la sentenza Eternit per la strage di Casale Monferrato, quanto nelle aziende controllate dallo Stato come le officine Grandi Riparazioni di Bologna di proprietà delle Ferrovie dello Stato.

In un caso e nell’altro lavoratori, lavoratrici, i loro familiari, abitanti limitrofi agli stabilimenti sono stati esposti alla polvere di amianto la cui estrema nocività per la salute umana è conosciuta fina dagli anni ’30 del secolo scorso.

In un caso e nell’altro assistiamo ad uno stillicidio di vittime riconducibile a questa esposizione secondo la legge, ma probabilmente i numeri reali sono molto più grandi visto che l’amianto o asbesto una volta immesso nel circolo sanguigno è un fattore cancerogeno per tutti gli organi del corpo umano.

Coloro che hanno diretto queste aziende e questi enti hanno commesso il delitto di omicidio colposo, ossia non avevano intenzione di provocare morte e nocumento ai propri dipendenti, ma hanno omesso le minime misure di sicurezza per evitare che ciò accadesse.

Il capitalismo però ne può cavarsela così facilmente. In questo caso parliamo non solo di colpa ma di intenzione. L’impresa capitalista, sia pubblica che privata, per motivi di bilancio tende continuamente a “contenere” la spesa per la tutela della sicurezza sul lavoro e contro la sua nocività, pur sapendo che ciò non può che provocare vittime di incidenti e malattie professionali tra le lavoratrici e i lavoratori. Ma questo prezzo in vite umane, che il capitale non ripaga in alcun modo, è messo in conto lungo la strada lastricata di morti e malati che porta al profitto.

L’enorme numero di vittime sul lavoro nel nostro paese è una denuncia inappellabile.

L’autunno caldo, nel 1969, che mise a repentaglio l’ordine borghese della società italiana con un’ondata pre-rivoluzionaria di mobilitazioni di massa, pose tra le proprie rivendicazioni la lotta contro la nocività del lavoro. Questo contribuì ad ottenere, come suo sottoprodotto, una migliore legislazione riguardo la sicurezza del lavoro, legislazione che poi, allo scemare della lotta di classe si è rivelata insufficiente come i terribili numeri dei giorni nostri stanno a dimostrare.

Finchè permane la proprietà capitalistica, sia sotto la fattispecie dell’impresa privata, sia nella forma di proprietà dello Stato borghese, non ci può essere garanzia di sicurezza per i lavoratori. Solo il controllo operaio, operato dalle proprie organizzazioni di riferimento, può combattere questa tragedia.

Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime tutta la propria solidarietà e la propria vicinanza alle vittime dell’esposizione all’amianto.

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