Quaderni ecomarxisti N.2 Estratto dall’introduzione del libro di Tiziano Bagarolo: – Marxismo ed ecologia
-Le sconosciute basi ecologiche del pensiero marxista-engeliano.
1. Il marxismo non afferma il primato dell’economia o della tecnica come gli viene spesso imputato (3). Esso muove piuttosto dalla considerazione che l’uomo è parte della natura, è un ente naturale che vive mediante il “ricambio organico” con essa. Rispetto alla natura l’uomo è ad un tempo ente “passivo”, cioè soggetto alle sue leggi, ed ente “attivo”, in quanto in grado di operare su di essa, di modificarla col lavoro, di trasformarla secondo finalità che sono proprie dell’uomo stesso.
2. Il rapporto fra l’uomo e la natura è un rapporto storico mediato socialmente. L’uomo è, infatti, un animale sociale che vive, produce e si riproduce entro una società determinata. Tuttavia la storia non è il mero risultato della lotta delle classi, come spesso i marxisti hanno argomentato parafrasando frettolosamente il Manifesto del partito comunista. La storia del rapporto ecologico fra la specie e la natura e la storia sociale e politica dei conflitti dentro alla specie s’intrecciano strettamente in unità dialettica da comprendere come tale e non da semplificare appiattendo l’una sull’altra.
3. L’attenzione al nesso economia-ambiente è, in effetti, centrale nelle opere economiche di Marx. Non solo vi è la critica del feticismo delle categorie mercantili di cui resta prigioniera l’economia volgare, ma vi è proprio l’esame esplicito della sorte della natura (in quanto oggetto e mezzo di lavoro, e in quanto condizione vitale originaria dell’uomo) nelle nuove condizioni create dall’industrialismo capitalistico e dall’affermazione dei nuovi rapporti di produzione. Nel Capitale, in effetti, troviamo delle vere e proprie pagine di ecologia politica dello sviluppo capitalistico, in particolare per ciò che riguarda i processi di urbanizzazione, l’applicazione delle tecniche moderne in agricoltura, le conseguenze del mercato e dei rapporti borghesi di proprietà sullo sfruttamento delle risorse naturali, sulla fertilità della terra, sulla distruzione delle foreste ecc.
4. In Marx ed Engels vi è costante una critica attualissima all’ideologia borghese del progresso, dello sviluppo economico fine a se stesso, dell’esaltazione positivistica della scienza e della tecnica. Il concetto di sviluppo delle forze produttive non ha una connotazione meramente quantitativa, ma semmai principalmente qualitativa: l’uomo è ad un tempo la principale forza produttiva e il fine dello sviluppo. Non il valore di scambio, ma i valori d’uso, il tempo disponibile per le attività creative, le facoltà degli individui e la ricchezza delle loro relazioni sociali liberate dallo sfruttamento e dall’alienazione: questa è la vera ricchezza, il fine del comunismo, in quanto superiore stadio della civiltà umana.
5. Nelle condizioni del capitalismo lo stesso sviluppo tecnico-scientifico si converte costantemente in uno sviluppo di forze distruttive che degradano le fonti stesse della ricchezza, l’uomo e la natura. Troviamo in Marx addirittura una chiara anticipazione del concetto di “sviluppo sostenibile” (5). E l’equità e la solidarietà tra i popoli e le generazioni, fondate materialisticamente sulla reciproca interdipendenza — che sono principi impliciti nell’idea di sviluppo sostenibile, negati tuttavia dall’accumulazione capitalistica — sono per Marx caratteri costitutivi del comunismo (6).
6. Il rapporto unità-lotta fra l’umanità e la natura che segna tutta la storia, assume una netta intonazione ecologica nell’ultimo Engels, quello della Dialettica della natura (probabilmente sotto l’influenza delle opere di Ernst Haeckel, pubblicate in quegli anni). L’interdipendenza di tutti i processi della biosfera e l’interferenza nei cicli naturali delle azioni umane, specie di quelle rivolte alla ricerca miope del profitto immediato e privato, sono colte da Engels con acuta preveggenza e con accenti di grande suggestione .
Nota:
Non pretendiamo, naturalmente, di aver dato qui l’interpretazione “autentica” di Marx e di Engels. Siamo consapevoli di aver sfiorato un certo numero di “controversie marxiste “che dividono da decenni i marxologi. Lasciamo a loro questo terreno, o meglio agli studiosi seri che vogliono restituirci questo aspetto poco indagato del pensiero dei classici. Per parte nostra, abbiamo inteso operare per il recupero di alcuni strumenti concettuali importanti. e siamo sicuri di non aver fatto un’operazione arbitraria. L’esistenza di questo filone nell’opera di Marx viene messa in rilievo anche in un’opera recente: Debeir – Deléage – Hemery, Storia dell’energia. Dal fuoco al nucleare: “La problematica iniziale di Marx […] poneva veramente le premesse di una riflessione sugli scambi tra l’uomo e la natura, al centro dei quali sta l’energia”; ma la strada “aperta dal concetto di una totalità società-natura, quella di una riflessione feconda sull’interconnessione tra rapporti sociali di produzione e biosfera, sull’interazione fra determinanti naturali e determinanti sociali […] è rimasta inesplorata” in parte anche per responsabilità dello stesso Marx, dicono gli autori. Raccomandiamo vivamente la lettura di quest’opera che non ha corrispondenti nella recente letteratura ecologista sull’energia. Purtroppo noi abbiamo potuto consultarla solo a stesura ultimata del nostro testo, che avrebbe potuto trame degli indubbi arricchimenti di metodo e di contenuto.