Musei Civici Veneziani: contro sfruttamento, repressione, ritorsioni e licenziamenti costruiamo un fronte di resistenza!
Pubblichiamo il comunicato di RT di Venezia.
Era metà febbraio quando, con la sentenza n. 106/2022, il Tribunale del lavoro di Venezia ha condannato la Fondazione Musei Civici Venezia per intermediazione illecita di manodopera, riconoscendo come l’appalto dei servizi bibliotecari fosse, come si dice in termini giuridici, un ‘appalto non genuino’ e il personale esternalizzato delle cooperative utilizzato come dipendente a tutti gli effetti, lavorando cioè sotto le strette direttive dell’ente. Le cooperative formalmente affidatarie dell’appalto, CoopCulture e Socioculturale, – puntualizzava la sentenza – non hanno dunque alcun ruolo nell’organizzazione del lavoro, ma si limitano soltanto a fornire alla Fondazione Musei la manodopera, che di appalto in appalto vive, nelle condizioni contrattuali e salariali particolarmente sfavorevoli che caratterizzano il settore degli appalti, in una situazione di incertezza e precarietà.
Nonostante la sua importanza, questa sentenza clamorosa non ha dato luogo ad alcuna azione di tipo sindacale da parte della CGIL (sia il sindacato di categoria – la FILCAMS – sia la confederazione), che avrebbe dovuto farne tesoro per mettere radicalmente in discussione il nuovo appalto dei servizi dei Musei Civici Veneziani, di cui in questi mesi si attende la pubblicazione del bando di gara, e sviluppare una campagna contro tutte le esternalizzazioni.
Nel silenzio e immobilismo generale, a pagare un prezzo per fare valere i propri diritti sono stati i lavoratori e le lavoratrici delle biblioteche, che in seguito alla causa di lavoro hanno subito ritorsioni da parte della Fondazione Musei Civici Venezia e delle cooperative CoopCulture e Socioculturale, attraverso la cassa integrazione a zero ore o a riduzione di orario, trasferimenti in altri appalti, demansionamenti. Fino al fatto più grave compiuto da CoopCulture, il recente licenziamento della nostra militante Donatella Ascoli, che coerentemente, dopo avere subito la cassa integrazione, non ha accettato di essere espulsa con un trasferimento e demansionamento dal proprio posto di lavoro, dove è stato inserito altro personale con le stesse funzioni.
Questo è il contesto che caratterizza la più importante istituzione culturale veneziana, sfruttamento e caporalato nei palazzi del centro storico, con tutto il suo apparato repressivo. Cosa devono aspettarsi dal prossimo cambio di appalto tutte le lavoratrici e i lavoratori dei Musei Civici Veneziani?
Per dare una risposta alle azioni padronali repressive e difendere le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori, per costruire una mobilitazione contro le esternalizzazioni, nella prospettiva di una vertenza generale di tutto il mondo il lavoro, facciamo appello a tutte le organizzazioni sindacali e politiche del movimento operaio, alle realtà organizzate di fabbrica e alle reti sociali e di movimento.
Riconquistiamo tutto – Opposizione CGIL Venezia