Contratto integrativo Electrolux
Operazione truffaldina dell’azienda e dei vertici sindacali, ma i lavoratori non ci stanno: votano contro l’accordo e pretendono la riapertura delle trattative
Ancora una volta azienda e sindacati confederali hanno tentato di far passare un accordo penalizzante per i lavoratori. Infatti, all’ipotesi di accordo votata in precedenza dai lavoratori sono stati inseriti, nel corso delle trattative, alcuni punti assolutamente penalizzanti: straordinari esigibili concordati a livello di gruppo in via definitiva; 40 ore di permessi collettivi concessi con libero uso della direzione; calendario ferie definito solo fino al periodo estivo; riduzione del ruolo contrattuale delle RSU di fabbrica a favore dei vertici sindacali nazionali. Quest’ultimo punto un vero e proprio esproprio di quel residuo di rappresentanza ancora esistente nelle fabbriche.
E dunque gli operai lo hanno bocciato a stragrande maggioranza, ma azienda e burocrazie confederali hanno cercato di barare sul peso, aggiungendo alla conta dei favorevoli i voti dei dipendenti di Electrolux Professional. Così, a dir loro, l’accordo sarebbe stato approvato con una differenza di poche diecine di voti.
Un tentativo, questo, chiaramente truffaldino quanto mal congegnato, per cui facilmente contestabile. Infatti, come si legge in un comunicato della minoranza FIOM-CGIL:” I testi bocciati sono specifici per l’elettrodomestico e i lavoratori hanno votato i loro e non quelli dell’altra società (Professional)”.
In sostanza, si tratta di due testi diversi che hanno altri firmatari.
Augustin Bruno Breda, delegato RSU dello stabilimento di Susegana ed esponente di primo piano della minoranza FIOM-CGIL, ha dichiarato che l’accordo non può essere considerato valido, per cui le trattative devono essere riaperte. Ma su quali basi e con quale atteggiamento non lo dice. In sostanza, data la disponibilità dei lavoratori a non accettare penalizzazioni; e considerando gli ottimi profitti realizzati dall’azienda, sarebbe opportuno alzare il livello delle rivendicazioni, proiettandosi oltre anche all’ipotesi di accordo originaria.
Non solo, quindi, rigettare totalmente i peggioramenti proposti dalla direzione e approvati dai vertici sindacali, ma alzare il livello del dibattito su questioni relative all’aumento dei salari, all’inquadramento dei nuovi assunti, agli orari e ai ritmi di lavoro, eccetera. Se ciò non accadesse, se tutto andasse a finire con il solito compromesso, magari non peggiorativo per i lavoratori, ma che lascia tutto come sta; si disperderebbe il capitale di una vittoria operaia, che ha un solo precedente nel gruppo Electrolux: la bocciatura del famigerato job on call (lavoro a chiamata), più di venti anni fa. Fu una grande vittoria operaia che costò il posto ad alcuni dirigenti sindacali, ma che per mancanza di una direzione all’altezza della situazione finì con la vittoria della CISL nelle successive elezioni RSU. E poi, fino ad oggi un’infinita serie di contratti, nazionali ed integrativi, penalizzanti per i lavoratori.
Ma il rischio che questa volta finisca ancora peggio è un’ipotesi del tutto probabile. Infatti, dato che vertici sindacali FIOM-CGIL , come si è visto, non perdono occasione di sputtanarsi di fronte ai lavoratori, l’erosione dei consensi nei loro confronti potrebbe tradursi in un aumento dei consensi per l’UGL, il sindacato di estrema destra. Approfittando della mancanza di memoria storica delle nuove generazioni operaie, della frammentazione delle condizioni contrattuali e appunto, della deriva filo padronale delle CGIL, l’UGL si propone come l’unico argine a difesa dei lavoratori. Si tratta in realtà di un sindacato corporativo, dove ogni azienda fa per sé contro tutte le altre, dividendo ulteriormente la classe operaia, la cui unica risorsa è l’unità fra tutti gli sfruttati.
In conclusione: la sola occasione in cui il padrone è disposto a concedere qualcosa è quando a paura di perdere di più. Non è una questione di contratti, di firme, virgole o codicilli, ma puramente di forza.