Chi salverà Venezia? Note a margine di un disastro annunciato.
“Dal punto di vista di una più elevata formazione economica della società, la proprietà privata del globo terrestre da parte di singoli individui apparirà così assurda come la proprietà di un uomo da parte di un altro uomo. Anche un’intera società, una nazione, e anche tutte le società di una stessa epoca prese complessivamente, non sono proprietarie della terra Sono soltanto i suoi possessori, i suoi usufruttuari e hanno il dovere di tramandarla migliorata, come boni pater familias, alle generazioni successive.”
Karl Marx, Il capitale.
MO.S.E: modulo sperimentale elettromeccanico: sistema di paratie istallate sul fondo delle bocche di porto della laguna; le quali, sollevandosi al di sopra del livello del mare, dovrebbero proteggerla dalle alte maree. Inizio lavori anno 2003, inaugurazione inizialmente prevista nel 2013, rimandata al 2021, salvo imprevisti. Costo preventivato 3,5 miliardi di euro, lievitato a oltre 6 miliardi, tangenti comprese; in più 100 milioni all’anno di manutenzione, per ora a carico di ignoti. Nel corso degli anni, prima e dopo l’inizio dei lavori, numerosi sono stati i progetti alternativi meritevoli di considerazione.
Questi nel complesso, al di là della valutazione specifica sull’efficacia e fattibilità di ognuno, dimostrano che la scelta della realizzazione del MO.S.E riguarda un preciso modello di rapporto fra uomo e natura e fra classi sociali: un ciclopico muro, sotto l’esclusivo comando dell’impresa costruttrice, piuttosto che vari interventi di riconversione e adattamento urbanistico (e più ampiamente del territorio) nel divenire delle condizioni ambientali, per quanto anch’essi possano essere problematici. Nel complesso un progetto senza garanzie, ma remunerativo per i profitti di impresa..
L’estraneità delle classi dirigenti borghesi ai bisogni dei cosiddetti cittadini comuni, nel caso di Venezia, diventa emblema di scelleratezza nella separazione fra scienza e tecnologia: laddove la scienza viene piegata alla mera ricerca di potenza, espressa nella massima concentrazione del capitale, al fine della moltiplicazione infinita dello stesso. Un sistema che già segna il passo nella produzione delle merci di largo consumo, nel contesto di una città estremamente fragile, posta sul confine terracqueo, risulta devastante. Mentre si spendevano miliardi, la città diventava, più che mai, facile preda della speculazione immobiliare turistica.
Relativamente, la crescita dei prezzi delle case e degli affitti espelleva dal centro storico e dalle isole un numero crescente di lavoratori e di attività produttive tradizionali, come le industrie vetrarie, verso la terra ferma. Mentre altri generi di industrie addirittura chiudevano. Un processo di deindustrializzazione comune a molti altri territori, ma che a Venezia assume caratteri catastrofici. Ora il numero dei residenti non supera gli ottantamila, più o meno come una qualsiasi altra piccola città di provincia. Venezia, la città più bella del mondo, trasfigurava in un museo a cielo aperto privato, da guardare senza toccare.
Si salverà Venezia? Se il MO.S.E funzionerà come dovrebbe e prima che la città finisca sott’acqua (cose entrambe da mettere in dubbio) e i profitti saranno tali da giustificare le spese future, di manutenzione e ulteriori lavori, forse si salverà. Ma cosa si salverà davvero? Rimarranno i palazzi, trasformati in alberghi di lusso; rimarranno i musei, gli edifici amministrativi, le università e magari le case dei non residenti, abitate poche settimane all’anno, o rimarranno anche i veneziani? Sarà una città di turisti, preferibilmente danarosi, e di lavoratori pendolari sfruttati, ex veneziani e stranieri, o di nuovo sarà un luogo dove valga la pena di vivere, lavorare e morire?
Nelle attuali circostanze, al netto dei rapporti di forza, la risposta purtroppo non può essere che la peggiore. Tuttavia, quando un sistema sociale, un’intera civiltà, raggiunge l’apice della sua decadenza, tanto da non poter più governare le proprie contraddizioni, l’energia accumulata e compressa si libera all’improvviso e cambia la direzione della storia. In sostanza, solo i proletari potranno salvare davvero questa magnifica città, come il mondo intero del resto; natura permettendo ovviamente.