La dignità svenduta del proletariato
L’essere camaleontico dei politicanti borghesi è la vera, sola e unica forza che permette loro di vivere di politica per anni.
Come il nostro (sic) Ministro dell’interno, che dal 1994 è a carico dei contribuenti, prendendo parte attiva ai governi Berlusconi, legiferando quanto di peggio il proletariato potesse augurarsi.
Ho sempre erroneamente pensato che le sommosse, le ribellioni, le rivoluzioni partissero dal basso, dalle masse di sfruttati che altro non hanno da difendere se non la propria dignità personale e di classe.
Invece con il recente baciamano a Salvini di un abitante di Afragola in provincia di Napoli, la svendita della dignità dei proletari ha raggiunto livelli inimmaginabili fino solo un anno fa in quel lembo di cosmo.
In terra di camorra, dove sono esplose otto bombe in venti giorni contro le saracinesche di commercianti che si rifiutano di pagare il pizzo, questi gesti hanno un significato inquietante.
Il ministro plurifelpato, dal canto suo, non si è tirato indietro dal farsi baciare la mano, ma ha accolto il gesto con evidente soddisfazione.
Il baciamano in ambito camorristico significa sottomissione al capo, devozione o ammirazione. Ora, chi ha baciato la mano al ministro probabilmente non lo ammira, anzi come poi lui stesso ha spiegato lo ha fatto perché i 5 stelle gli hanno promesso il reddito di cittadinanza, quindi magari neanche era consapevole che stava baciando la mano al segretario della Lega Nord, che fino a tre anni fa cantava canzoni contro di lui a Pontida. Quest’uomo aspetta solo l’elemosina che il governo del cambia-niente forse gli farà.
In questo inconsapevole servilismo sta la fotografia tristissima di parte del proletariato italiano, e non solo, pronto ad inginocchiarsi e svendere la propria dignità credendo alle promesse del politicante di turno.
C’è qualcosa di particolarmente doloroso nel vedere la classe degli sfruttati baciare la mano che li bastona, li truffa e li deruba, quella che li mette contro altri proletari di altri paesi, con cui hanno tutto in comune fuorché un po’ di melanina.
I lavoratori non hanno nulla invece in comune con i politici che li sfruttano per raccattare voti e vantaggi, e neanche con quella classe di sfruttatori che mantiene la società divisa in chi possiede tutto e chi possiede solo la propria forza lavoro e poco altro.
Quando finirà questo servilismo fatto di corse agli sportelli per l’elemosina di cittadinanza e si comincerà a rivendicare lavoro e diritti, salari e orari dignitosi?
Per ora, lo stesso Salvini ha dato la risposta con il decreto Sicurezza, riservando a chi chiede migliori condizioni di lavoro solo manganello e galera.