Liberalizzazione della canapa? Tutta propaganda.

Di Partigiano stanziale

In questi giorni, grande risalto nei media della proposta di legge 5s per la legalizzazione della canapa.

Dal sito R.it

“Partendo, come base, dal lavoro fatto, nella scorsa legislatura, dall’intergruppo parlamentare, il senatore del M5s Matteo Mantero ha depositato in Senato un disegno di legge per legalizzare la coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis e dei suoi derivati: 

-Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione nella quale le organizzazioni criminali controllano la produzione la trasformazione e la vendita di ogni tipo di sostanza proibita, i trasformatori e gli intermediari” spiega Mantero. La stessa Direzione nazionale antimafia sia nel 2016 che nel 2017, nella sua relazione annuale, si è detta “favorevole alla legalizzazione prendendo atto sulla base di numeri, fatti, indagini e processi in nostro possesso del fallimento delle politiche proibizioniste-.

Anche negli Stati Uniti d’America, sono sempre di più gli stati che hanno legalizzato la produzione e la vendita della marijuana per uso ricreativo, come il Colorado, Washington, Oregon e Alaska e il distretto di Columbia e anche l’Europa non fa eccezione, oltre alla nota esperienza di Amsterdam, recentemente anche la Spagna, ha visto la progressiva registrazione dei cosiddetti “Cannabis Club”.

“Anche in Italia la legalizzazione della cannabis – afferma ancora il senatore pentastellato –  consentirebbe un risparmio dei costi legati alla repressione penale del fenomeno e riassorbirebbe buona parte dei profitti criminali del mercato nero, che ricordiamolo nel mondo il business complessivo del narcotraffico secondo le stime si attesta a 560 miliardi di euro l’anno, mentre in Italia è stimato in circa 30 miliardi di euro, pari a circa il 2% del Pil nazionale, più della metà del mercato è costituito dalla marijuana e suoi derivati.

Questi numeri – prosegue il pentastellato ligure – secondo la Dna “confermano che la partita del contrasto al narcotraffico rimane decisiva”. Insomma, per il M5s, chi si oppone alla legalizzazione, consapevolmente o meno, sta difendendo gli interessi della criminalità organizzata…

In sostanza, il disegno di legge comprende tre punti fondamentali:
– Consentire, a determinate condizioni, la coltivazione della cannabis, in forma individuale (fino a 3 piante) o associata (fino a 30 persone e dopo comunicazione alla Prefettura);
– Prevedere la liceità della detenzione di cannabis entro determinate quantità (15 grammi in casa e 5 grammi fuori), oltre a correggere la legge sulle infiorescenze, che ora vengono vendute nei cosiddetti “shop di cannabis light” per uso tecnico, prevedendone la possibilità di essere vendute per uso alimentare o erboristico (saranno soggette a tutti quei controlli dovuti e legati a quel tipo di attività) e innalzando la percentuale di thc che possono contenere fino all’1%;

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Ok! Motivazioni condivisibili in generale, ma la puzza di truffa, anche in questo caso, arriva con una intensità che non può essere ignorata. A prescindere dal fatto che legalizzazione non ha alcuna possibilità di essere approvata da questo Parlamento, pieno di bigotti reazionari ancor più di quello precedente, dove una legge simile fu presentata e ovviamente cestinata, tutti i punti specifici sono fortemente criticabili dal punto di vista dei milioni di fumatori di canapa.

Primo: Il limite della coltivazione di tre piante in forma individuale (in casa o comunque nella proprietà, si suppone), è decisamente una sciocchezza; in quanto i semi ibridi (geneticamente modificati), facilmente reperibili, di provenienza estera e piuttosto costosi, producono piante di dimensioni diverse, da quelle bonsai a quelle di due metri, alcune con ciclo di sviluppo accelerato e tutte di sesso femminile garantito. Per cui, la quantità di sostanza attiva ricavata (thc) è molto diversa. Altra cosa da tenere in considerazione è il carattere mutante della canapa (magico, lo definivano gli hippies): agli inizi del ciclo vegetativo tutte le piante sono uguali, poi a un certo punto si diversificano per sesso. Allora bisogna togliere i maschi, in quanto producono una quantità irrilevanti di thc, ma soprattutto perché feconderebbero le femmine, le quali produrrebbero semi e non thc. In sostanza, solo la femmina senza semi (sensemilla) produce, in quantità suffuciente, una resina brillante, odorosa e appiccicosa, sui peduncoli al culmine di ogni ramo e all’apice, il thc appunto Ma non è finita, le piante femmine abbandonate dai maschietti potrebbero autofecondarsi, rivelando che la cannabis può diventare ermafrodita, ma senza altra soddisfazione.

Questo significa che da tre piante è impossibile ricavarne qualcosa. Bisognerebbe ricorrere a costose piante di sesso femminile garantito, per la gioia dei capitalisti e dei loro amici grillini… si presume. Poi, cosa significa: a determinate condizioni?

Per capire bisognerebbe leggere il testo della proposta di legge, per il momento irreperibile.

Secondo: per una produzione associata (fino a trenta piante) diventa obbligatoria la comunicazione alla Prefettura. Con trenta piante sarebbe possibile, usando sementi naturali e autoprodotte, ottenere una buona riuscita: più o meno 15 femmine senza semi. Ma chi sarebbe disposto a farsi schedare? Questa è una norma bieca e ricattatoria: “Volete autoprodurvi la canapa? Ok, ma dovete dirci chi siete”.

Terzo: considerando che la proposta di legge prevede la possibilità di commercializzazione e vendita della canapa e derivati, alla fine risulta che: o la compri o non fumi; oppure, ti coltivi più piante delle tre consentite e te ne freghi, ma in questo caso cosa cambia?

L’ unica soluzione per stroncare il mercato clandestino della malavita organizzata, senza ingrassare la malavita capitalista legale e spendere poco, è la liberalizzazione dell’uso e la coltivazione della cannabis e dei suoi derivati, esattamente come i cavoli o l’insalata.

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