Il lato scuro della forza mentale: come sfuggire alle sirene della post-verità
A cura di Falaghiste
Dalla rivista “Le Scienze (Dicembre 2018).
Sintesi di un articolo di Telmo Pievani -professore ordinario di filosofia delle scienze biologiche, Università degli Studi di Padova-
Ci sono forme di pensiero che sono come degli zuccherini per il cervello: seducenti, consolanti, irresistibili. Ci piace pensare che sia sempre colpa di qualcun altro, a maggiore ragione se l’altro è vago e lontano. Ci piace pensare che una natura cattiva abbia scatenato l’alluvione o scagliato una frana. Se cade un fulmine, siamo portati a ritenere intuitivamente che qualche agente intenzionale, nascosto tra gli eventi, ci abbia inviato un messaggio. Siamo attratti e dipendenti da dietrologie e complotti, soprattutto se li condividiamo con un gruppo che conferma i nostri pregiudizi. Ci sentiamo a casa, coccolati dalle nostre suadenti insensatezze.
Un paradosso evolutivo
La ricerca scientifica ha da tempo appurato che tutti questi schemi di ragionamento fallaci, forieri di irrazionalismo e dogmatismo, hanno un tratto comune: la teologia, cioè la nostra propensione radicata a trovare intenzioni, finalità, agenti e propositi ovunque, nella natura come nella storia, soprattutto dove non ci sono. Ecco allora che le nuvole servono per” far” piovere, l’evoluzione non può essere che il prodotto di un grande disegno e chissà quali oscure macchinazioni si celano dietro i vaccini. Logica ed evidenze empiriche non contano più. Il paradosso è che si tratta di un adattamento evolutivo anti-predazione: per una potenziale preda è meglio sovrastimare intenzioni malevole in qualsiasi indizio, piuttosto che sottostimarle la volta sbagliata; meglio irrazionali che morti mangiati. Oggi che prede non siamo più, quel retaggio è diventato un moltiplicatore celebrale di ogni sorta di fake-news e di negazionismo.
Un’analisi statistica, pubblicata su “Current Biology” da Pascal Wagner-Egger, conferma un legame cognitivo stretto tra manie cospirazioniste e credenze creazioniste. A tenerle insieme, appunto, la teologia.
Il cospirazionismo è creazionismo adattato al mondo sociale e politico. Il creazionismo è cospirazionismo su scala universale. Dettaglio interessante: contano poco religione, idee politiche, età e grado di istruzione degli intervistati.
Che anche creazionismo e antievoluzionismo siano incistati nella nostra mente, lo mostra che gli argomenti teologici contro Darwin sono rimasti gli stessi da un secolo e mezzo, come Darwin aveva previsto scrivendo che ci sarebbero volute generazioni prima di vincere il potere mentale del fraintendimento finalista.
La macchina perfetta
Il problema aggravante è che da qualche anno si è formata una nicchia ecologica perfetta per queste fabbriche di falsità e le comunità vi si stringono attorno. Prendi una bugia, ammantata di teologia e cospirazioni, e puoi star sicuro che il tuo sito web avrà un gran successo di lettori e pubblicità. Il guru che nega la validità della teoria darwiniana e del riscaldamento climatico entropico, mistifica la sua realtà a piacimento narcisistico, vellica le pulsioni antiscientifiche dei suoi seguaci; e ne discende un tripudio di autoconvincimento e di mal creanza. L’ultimo surreale diversivo degli antidarwiniani, è quello per cui la selezione naturale varrebbe solo a livello microevolutivo e non macroevolutivo. Così, tra gli applausi degli astanti virtuali, si ignorano tonnellate di studi pubblicati da decenni sulle basi genetiche degli adattamenti, delle speciazioni e delle radiazioni di forme che hanno creato il magnifico albero della biodiversità.
Ora che conosciamo scientificamente la forza persuasiva di questi pregiudizi cognitivi, sappiamo che non serve indignarsi, né rispondere. Ci vuole una paziente, precoce educazione scientifica che faccia leva sulla plasticità del cervello, che non è più quello del paleolitico. Saremo poco popolari nelle tribune del web, pazienza. Esplorare il mondo con senso critico e analitico ripaga la fatica che facciamo per abbandonare le sirene della post-verità.