No all’accordo sulla contrattazione del 10 gennaio – Basta sindacati complici dei padroni! – Sciopero generale!
Contro l’accordo quadro sulla contrattazione ed il 10 gennaio, per una pratica sindacale democratica, la difesa dell’autonomia del lavoro.
Lo scorso marzo Cgil Cisl Uil e Confindustria hanno raggiunto l’accordo sugli indirizzi nella contrattazione dei settori industriali. In questo modo, il padronato incassa il risultato dell’ultima stagione contrattuale ed in particolar modo la capitolazione della FIOM nei metalmeccanici. Infatti, l’accordo quadro si caratterizza per tre elementi fondamentali:
Gli aumenti salariali nei contratti nazionali vengono bloccati sotto l’inflazione, attraverso l’utilizzo dell’indice IPCA (inflazione al netto dei settori energetici), nei contratti di secondo livello vengono legati esclusivamente ad indici variabili (spesso legati a prestazioni individuali, di squadra o di stabilimento), rendendo imprevedibile il salario e facendone strumento di controllo del lavoro.
Nel Trattamento economico complessivo (cioè, nel salario), viene compreso una parte non monetaria, ma legata a benefit variabili (sanità e pensioni integrative, buoni acquisto, buoni benzina, ecc). In pratica, utilizzando la defiscalizzazione (cioè risorse pubbliche di tutti/e) per non far sentir la differenza al singolo lavoratore e lavoratrice, viene tagliata silenziosamente una parte di retribuzione (quella indiretta legata agli aumenti, cioè la relativa quota di contributi pensionistici, TFR e tredicesima, pari a circa un terzo di quella complessiva).
Viene confermato e rilanciato (dopo 4 anni di silenzio) l’accordo del 10 gennaio sulla rappresentanza. Un accordo che irreggimenta la democrazia sindacale, togliendo diritti ai lavoratori/lavoratrici e trasferendoli alle organizzazioni sindacali (limitazione alla presentazione delle liste e alla titolarità dei delegati/e, vincolo di mandato delle RSU alla sigla di appartenenza, non si prevede obbligatoriamente il voto dei lavoratori e delle lavoratrici per l’approvazione degli accordi). Soprattutto, limita l’agibilità e gli spazi di resistenza sindacale, introducendo il principio della esigibilità per le imprese, limitando persino il diritto di sciopero, con procedure di raffreddamento e la possibilità di sanzionare chi dissente.
Contro questo accordo, la sua implementazione e la sua applicazione, prassi alternative e conflittuali, in grado di far progressivamente saltare ogni ingabbiamento della democrazia sindacale e dell’autonomia di lavoratori e lavoratrici.