La questione degli intellettuali somari, ovvero quando la filosofia diventa politica
di Falaghiste
Improvvisamente gli intellettuali organici al PD, seguendo il principio che il re non si critica fino a che rimane sul trono, si stanno preoccupando; sicché si scambiano appelli per una mobilitazione contro il populismo di governo.
Prima Roberto Saviano, l’enfant prodige della sinistra legalitaria, che ci tedia da anni con le sue stupefacenti scoperte sulla criminalità organizzata, stupefacenti nel senso che sono cose che tutti sanno da un pezzo, chiama a raccolta i suoi pari affinché si mobilitino per la difesa del diritto di opinione. Cosa assai singolare, dato che il suddetto impazza senza soluzione di continuità da tempi immemorabili, oggi e dieci anni or sono, su ogni media possibile e immaginabile. Però, meschino, il diritto di opinione a cui si riferisce, evidentemente, non vale per gli operai esiliati da Sergio Marchionne, in via di santificazione, nel reparto confino di Pomigliano.
Massimo Cacciari, invece, è pragmatico, dice: “Un intellettuale sa perfettamente che non può essere un supplente della politica. Noi vogliamo fare pressione in un momento drammatico. Ma come si fa a non capire quello che sta succedendo? L’Europa rischia il suicidio.”
Singolare anche questo: come ha fatto a non accorgersi che il suo partito stava consegnando il paese ai più biechi reazionari antieuropeisti?
Risposta: o non sono intellettuali, nel senso che non pensano, o hanno fatto finta di nulla perché dovevano mangiare, sperando che la storia non si ripetesse; cosa che non fa, se si trae insegnamento dal passato, ma che a parità di scelte politiche può riproporsi; non nell’identica forma ma nella sostanza di certo. Detto in parole grezze: come si fa a non capire che la vittoria delle Lega e dei 5S è il prodotto della macelleria sociale, praticata indistintamente dai governi di centro destra e di centrosinistra?
E poi l’appello di Cacciari è piuttosto contingente alle elezioni europee, sembra dire: “Mobilitiamoci in nome dell’emergenza e poi si vedrà”, come se bastasse inventarsi qualcosa per rimediare alle stronzate che i centro-sinistri (e poi i democratici) hanno fatto in decenni di governo o di falsa opposizione. Da un grande intellettuale come lui ci si aspetterebbe qualcosa di più, qualcosa che investa -che ne so- la questione dei diritti del lavoro, della giustizia, della situazione ambientale, del razzismo. Insomma tutte quelle cose a cui uno minimamente di sinistra dovrebbe tenere, anche perché è proprio su questi temi che si giocherà il futuro d’Europa, più che nelle prossime elezioni del Parlamento europeo. Invece, assistiamo nel mondo liberal-progressista a un dibattito fra vivi presunti e presunti cadaveri, dove i vivi presunti non hanno parole e i presunti cadaveri gridano inascoltati.
I vivi presunti sono i capi del PD, dopo che il loro ex-guru si è dato all’arte che meglio gli riesce: non fare un cazzo di niente, il caos li ha travolti. Ed eccoli lì giunti ad una svolta: ”Essere o non essere? This is the question”. Continuare a seguire l’ideologia liberale, con condimento pretaiolo, che si sono inventati sulla base di niente, o vagamente ascoltare i cadaveri che urlano: ”Non sarebbe il caso di dire qualcosa di sinistra?”
Vorrebbero, almeno qualcuno di loro, ma non possono. Perché è disumano ammettere di avere sbagliato tutto, di avere rottamato quel poco di buono che avevi in cambio di un pugno di polvere, che ora ti scivola via fra le dita. Come minimo ci si aspetterebbe un bilancio, una qualche autocritica… E invece, attaccano la truffa del “reddito di cittadinanza” e quella cosa irrilevante come “il decreto dignità”, da posizioni di destra, al fianco delle borghesia. Ma non lo sanno che il padrone si inalbera se gli porti via un solo centesimo, anche se è sicuro che troverà il modo per recuperarlo con gli interessi?
E invece no! Fanno finta di credere ai piagnistei di Confindustria, Confartigianato e altri Conf. Associati. Perché? Non è che sono diventati padroni anche loro?
Si, lo sappiamo che il Pd è un partito borghese che ha versato il sangue dei lavoratori per la borghesia, scavandosi la fossa sotto i piedi… e lo sanno anche loro. Ma così è troppo: non un respiro, non un accenno di orgoglio.
Facciamo un’ipotesi, partendo dal presupposto che non c’è niente di peggio che credere all’inesistente, con in più la presunzione divina di crearlo, a prescindere. In Italia un blocco sociale liberal-democratico maggioritario non esiste ne è mai esistito. Paradossalmente c’è stato, in versione molto autoritaria, nei primi decenni unitari sotto la monarchia; poi il nazionalismo, la guerra, il fascismo e ancora la guerra…e poi la DC, versione tentacolare dell’alleanza fra il clero e la borghesia.
Eppure Antonio Gramsci se lo sono tenuto, almeno a parole, i capi del PD: il trasformismo, l’egemonia, la mancata rivoluzione liberale in Italia … dicono loro qualcosa? Come si può credere di cancellare manu-idelogica quasi due secoli di storia?
Ma gli intellettuali tipo Cacciari e Saviano, dovrebbero saperlo che l’Italia non è l’America, la Francia o il Regno Unito; insomma da loro ci si aspetterebbe qualcosa di più , che vada oltre la libertà di espressione, le elezioni europee e gli allarmi fuori tempo massimo, quando la stalla è vuota da un pezzo.
In particolare il Cacciari, emerito professore di filosofia, fondatore di riviste vicino al PCI e suo dirigente, ex membro di potere operaio, studioso marxista e poi, con l’età della ragione suo massimo detrattore, per poi franare verso il nichilismo e la teologia, dovrebbe riflettere su quanto coerente e prestigioso sia il suo appello agli intellettuali…E quanto egli stesso sia responsabile della cecità che imputa ai suoi allievi somari.