Lavorare meno, lavorare tutte!

Per un 8 marzo anticapitalista

Si è appena conclusa una terribile campagna elettorale, segnata anche da un’avanzata dei fascismi, dove le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori sono state rimosse dal dibattito pubblico per essere sostituite da una vergognosa vulgata xenofoba. Nel ciarpame del dibattito politico le donne sono state chiamate in causa in modo totalmente strumentale, non come soggetti reali ma come oggetti passivi da investire in questa campagna di odio contro gli immigrati. Dunque le ragioni delle donne, del loro diritto all’autodeterminazione economica e sociale, sono cadute nel vuoto. In questo dibattito pubblico mentre le forze politiche reazionarie si concentravano a inventarsi un soggetto immigrato violento e parassita, le donne immigrate sono state rimosse dal discorso politico. Ultime fra le ultime.

È un mondo sempre più a misura di uomo e a misura di padrone quello in cui ci troviamo a vivere, dove i rapporti di forza fra le classi sociali si ripercuotono in tutti gli ambiti della vita delle donne: perdita di diritti, molestie sessuali nei luoghi di lavoro così come fra le mura domestiche, espulsione dal mondo del lavoro e aumento del carico del lavoro di cura ed infine la spirale senza fine della violenza femminicida. Anche gli stessi spazi di autonomia e autodeterminazione delle donne come i centri antiviolenza o le case delle donne stanno venendo delegittimati e attaccati progressivamente, e nella logica di questa politica non potrebbe essere diversamente perché sono tipi di contesti avulsi dalle logiche di mercato e del profitto, così come non c’è interesse ad eliminare le ragioni di divisione della gerarchia sessuale.

Questo sistema economico e sociale dunque si sente in diritto di mettere in discussione tutto ciò che riguarda le donne: dal loro diritto all’autonomia economica alla loro salute sessuale, fino alla loro vita.

Per questo sosteniamo convintamente la scelta di alcune realtà di fabbrica e di alcune aziende di scioperare questo 8 marzo, poiché colpire gli interessi materiali di chi detiene il governo reale di questa società potrebbe diventare volano anche per tutte quelle donne che non hanno modo di scioperare veramente, o perché strette in rapporti di lavoro che le assoggetta a una repressione facile, o perché senza lavoro salariato. Allo stesso modo ci schieriamo al fianco della mobilitazione internazionale delle donne che in oltre 70 paesi scenderanno in piazza per difendere i propri diritti. Un mondo senza oppressioni si può cominciare a costruire solo dall’eliminazione di tutte le forme di sfruttamento e senza il controllo della società non potremo avanzare nel cambiamento delle condizioni di vita delle donne.

Lottare contro la violenza sulle donne significa rivendicare:

– L’annullamento delle leggi di precarizzazione del lavoro, a cominciare dal Jobs Act, che ci espongono ai ricatti sociali e sessuali, dalla perdita del lavoro per la maternità, alle molestie sessuali: vogliamo il ripristino totale dell’art. 18 e la sua estensione a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, la ripartizione del lavoro esistente fra tutti e tutte con la riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga.

– Un salario garantito a chi è in cerca di occupazione, contro ogni forma di reddito di autodeterminazione o di cittadinanza, che slegato dalla condizione lavorativa non garantisce autonomia, ma al contrario prospetta maggiori probabilità di rinchiudere le donne nell’ambiente domestico.

– La cancellazione delle controriforme sulle pensioni, che erodono i nostri tempi di vita, e il ritorno al sistema pensionistico retributivo.

– L’eliminazione dei tagli ai servizi sociali legati alla cura e della pratica della sussidiarietà privata, che aggravano sulle spalle delle donne i carichi del lavoro di cura. La prospettiva deve essere quella della socializzazione del lavoro di cura.

– L’eliminazione di tutte le leggi securitarie che legittimano la violazione dei diritti delle donne migranti e di fatto le pratiche di violenza diffusa nei loro confronti.

– La ricostituzione dei consultori pubblici per le donne, gestiti dalle utenti e dalle tecniche, per un controllo delle decisioni sul nostro corpo nelle nostre mani: vogliamo l’abolizione dell’obiezione di coscienza e il libero e gratuito accesso all’interruzione di gravidanza e alla contraccezione.

– Vivere libere dall’oscurantismo religioso, liberate cioè dai privilegi e dal potere reazionario della Chiesa cattolica e della CEI: aboliamo il Concordato! Basta 8×1000! Basta insegnamento religioso nella scuola pubblica!

Antipatriarcali! Anticlericali! Anticapitaliste!

Partito Comunista dei Lavoratori – Commissione contro le oppressioni di genere

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