OMB – La lotta paga, non le parate fuori tempo massimo
di Frecciarossa
Giovedì 18 gennaio, i lavoratori delle officine Maraldi di Bertinoro (OMB), partendo dalla sede dell’azienda sono arrivati in corteo a piazza Garibaldi a Forlimpopoli, manifestando contro la chiusura della fabbrica che per settant’anni, grazie alle qualità professionali di chi ci lavorava, ha reso le OMB un nome conosciuto nel settore petrolifero ed energetico in tutto il mondo.
Da quando sono emerse le prime intenzione di vendere o chiudere l’azienda a seguito delle varie vicende societarie, i maggiori sindacati (CGIL e UIL) hanno dimostrato tutta la propria indole concertativa e la assoluta mancanza di un piano di lotta contro la chiusura.
Proprio mentre l’ex segretario della Fiom Landini lanciava slogan a favore dell’occupazione delle fabbriche, questo principio veniva costantemente disatteso in tutte le vertenze del territorio romagnolo.
I lavoratori Maraldi si avviano quindi ad ingrossare le fila dei tanti altri colpiti da licenziamenti a livello locale e nazionale.
L’elemento più deprimente dell’intera vicenda è l’atteggiamento sempre più rinunciatario del sindacato, completamente indifferente all’interesse dei lavoratori, un sindacato che nei fatti con la propria passività consente questa ininterrotta macelleria sociale. Firmando licenziamenti per 20 denari, la Cgil ha barattato tutta la sua credibilità ed i lavoratori, lasciati soli, non si fidano e non lottano più (sbagliando).
Il risultato sono imbarazzanti parate fuori tempo massimo, in cui sono presenti più funzionari sindacali che lavoratori, completamente inutili perché incapaci di incidere nel conflitto tra capitale e lavoro, anzi rimuovendo tale conflitto completamente. La lotta dei lavoratori si svolge in fabbrica, si svolge con misure radicali come scioperi e occupazioni. È compito del sindacato lavorare all’unità tra i lavoratori per consentire loro di mettere in campo proteste efficaci, che colpiscono l’interesse del padronato.
Le rivendicazioni non possono limitarsi a una debole richiesta di carità presso le istituzioni o il mondo industriale, lo stesso che per i propri profitti non esita a gettare le famiglie dei lavoratori sul lastrico. Non è in questo modo che lavoratori possono sperare di mantenere il proprio posto di lavoro.
Solo una lotta dura, serrata, che preveda l’occupazione degli stabilimenti produttivi poteva forse salvare il posto di lavoro agli operai Maraldi.
All’offensiva senza precedenti del padronato si deve rispondere con una lotta di intensità uguale contraria, questi sindacati non sono più in grado di farla.