7 novembre: l’assalto al cielo
«Operai, soldati, contadini,
il secondo congresso panrusso dei soviet dei deputati degli operai e dei soldati è aperto. Esso rappresenta la grande maggioranza dei soviet… Il congresso prende il potere nelle sue mani. Il governo provvisorio è deposto… Il potere sovietico proporrà una pace democratica immediata a tutte le nazioni… procederà alla libera consegna della terra dei latifondisti, della corona, dei monasteri ai comitati contadini, difenderà i diritti dei soldati e realizzerà la piena democratizzazione dell’esercito, stabilirà il controllo operaio sulla produzione, assicurerà la convocazione dell’Assemblea Costituente alla data fissata… assicurerà a tutte le nazionalità viventi in Russia il diritto assoluto di disporre di se stesse… Soldati, operai, impiegati, il destino della rivoluzione e della pace democratica è nelle vostre mani, viva la rivoluzione.» (7 novembre 1917)
«Il governo operaio e contadino abolisce la diplomazia segreta… Esso procederà immediatamente alla pubblicazione integrale di tutti i trattati segreti ratificati o conclusi dal governo dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti sino al 7 novembre 1917. Tutte le clausole di questi trattati segreti, che hanno per scopo di procurare vantaggi e privilegi agli agrari e ai capitalisti russi, di mantenere o di accrescere le annessioni fatte dall’imperialismo grande-russo, sono denunciate dal governo immediatamente e senza riserve.» (8 novembre 1917)
«…Il governo operaio e contadino si rivolge in particolare agli operai coscienti… dell’Inghilterra, della Francia, della Germania. Sono stati questi operai a rendere i più grandi servigi alla causa del progresso e del socialismo… Gli operai di questi paesi si sentiranno in dovere di liberare l’umanità dagli orrori della guerra… con una azione generale, decisiva, rivoluzionaria, ci aiuteranno a… liberare le masse sfruttate da ogni schiavitù e da ogni sfruttamento.» (8 novembre 1917)
«Il Consiglio dei commissari del popolo ha deciso di porre alla base alla base della propria azione sulla questione delle nazionalità i seguenti principi:
1) Eguaglianza e sovranità dei popoli della Russia
2) Diritto dei popoli della Russia di disporre liberamente di se stessi
3) Soppressione di tutti i privilegi e di tutte le restrizioni di carattere nazionale e religioso
4) Libero sviluppo delle minoranze nazionali e dei gruppi etnici viventi sul territorio russo»
(15 novembre 1917)
«La soppressione dei giornali borghesi non è stata solo un mezzo di lotta durante l’insurrezione… era anche una misura transitoria indispensabile per stabilire il nuovo regime della stampa, un regime nel quale i capitalisti, i proprietari delle tipografie e della carta, non potranno essere più i manipolatori onnipotenti dell’opinione pubblica.»
«Il monopolio della borghesia sulla stampa va abolito… Il diritto di proprietà delle tipografie e della carta appartiene da adesso in primo luogo agli operai e ai contadini e soltanto in secondo luogo alla borghesia, che rappresenta una minoranza… Se noi nazionalizziamo le banche, possiamo forse tollerare dei giornali finanziari?»
(Trotsky, novembre 1917)
«Noi abbiamo spezzato il giogo del capitalismo, come la prima rivoluzione di febbraio aveva spezzato il giogo dello zarismo. Se la prima rivoluzione ha avuto ragione a sopprimere i giornali monarchici, noi abbiamo ragione a sopprimere la stampa borghese… Adesso che l’insurrezione è terminata, non abbiamo affatto intenzione di sopprimere i giornali degli altri partiti socialisti, salvo nel caso che essi incitassero alla sollevazione armata o all’insubordinazione contro il potere sovietico… Tipografie, inchiostro, carta, sono divenuti proprietà del governo sovietico e devono essere ripartiti in primo luogo tra i partiti socialisti, in diretta proporzione al numero dei loro membri.»
(Lenin, novembre 1917)
«…Il governo sovietico si accinse con fiducia all’organizzazione dello Stato. Molti vecchi funzionari vennero a schierarsi sotto la sua bandiera… Quelli che erano spinti da desiderio di denaro furono disillusi dal decreto sul trattamento economico dei funzionari che fissava lo stipendio dei commissari del popolo al massimo di 500 rubli (cinquanta dollari) al mese… Lo sciopero dei funzionari… fallì, avendo cessato di sostenerlo gli ambienti finanziari… I bolscevichi non avevano conquistato il potere con un compromesso con le classi possidenti, né conciliandosi col vecchio apparato statale. E neppure con la violenza organizzata di una piccola consorteria. Se in tutta la Russia le masse non fossero state pronte per l’insurrezione, essa sarebbe fallita. La sola ragione del successo dei bolscevichi è che essi realizzavano le aspirazioni elementari degli strati più profondi del popolo, chiamandoli all’opera di distruzione del passato… per edificare sulle sue rovine ancora fumanti un mondo nuovo.”
(John Reed, “Dieci giorni che sconvolsero il mondo”)
Questo semplice richiamo ai primi provvedimenti della rivoluzione bolscevica racchiude una lezione di verità storica. Rottura anticapitalista, democrazia rivoluzionaria, principi e prospettive internazionalisti, non solo misuravano la radicalità rivoluzionaria del bolscevismo, ma anticipavano la sua totale alterità allo stalinismo che l’avrebbe distrutto.
Recuperare l’attualità di quel programma – di fronte al fallimento del capitalismo e al crollo dello stalinismo – è il compito dei marxisti rivoluzionari di tutto il mondo.