REFERENDUM CGIL: UNA BOIATA PAZZESCA!

Abolizione dei voucher, tutto fumo negli occhi!

Per la classe lavoratrice, l’abolizione dei voucher è come essersi tolti un callo dal piede ma aver lasciato crescere gli altri: si cammina male lo stesso!

I burocrati sindacali cantano vittoria, ma non hanno fatto niente contro le tante forme di lavoro precario in vigore: lavoro in affitto, mini-job, contratti di collaborazione ecc. con salari da fame, senza diritti e contributi per milioni di lavoratori (ferie malattia e pensioni).

Inoltre, ogni contratto che firmano, in qualsiasi categoria, è peggiore di quello precedente: “Non si poteva fare meglio”, dicono se qualcuno protesta.

Cantano vittoria, ma il governo è già pronto a sostituire i voucher con un altro “strumento” per retribuire il
lavoro occasionale, che sarà ancora peggiore per i lavoratori. Per raccogliere le firme hanno speso i soldi degli iscritti, impiegato energie, mobilitato migliaia di persone e strumentalizzato la grande forza dei lavoratori, soltanto per dimostrare ai governi (di qualsiasi colore) che non si può fare a meno di loro.

Il referendum sul jobs act: una truffa!

Con questo referendum, le burocrazie sindacali CGIL hanno superato se stesse, per perfidia e disprezzo nei confronti di coloro che dovrebbero rappresentare e tutelare.

Infatti, il quesito era formulato in modo tale che la Consulta lo avrebbe bocciato. Costituzionalisti, avvocati e giuristi, dopo averne preso visione, si erano dichiarati sicuri che sarebbe stato respinto, ma non ci fu niente da fare: i burocrati della CGIL li ignorarono. Lo fecero apposta, per giustificare (senza danneggiare i padroni) il loro boicottaggio a qualsiasi iniziativa di lotta, quando il jobs act fu approvato dal governo Renzi.

Infatti, subito dopo l’approvazione del jobs act, in molte grandi aziende, i lavoratori erano pronti allo sciopero generale; ma le direzioni sindacali non fecero altro che qualche sciopericchio locale di circostanza.

Poi dichiararono: “Aboliremo il jobs act con un referendum”. Si è visto come è andata a finire.

Abbandonare l’illusione della democrazia dei padroni! 

Per ottenere qualcosa, per ricominciare a sperare in un futuro migliore, ci vuole la lotta.

Mettere una crocetta o una firma su un pezzo di carta non serve, senza una grande mobilitazione unitaria dei lavoratori.  In questa società è la forza che conta, molto più della legge.

L’unico modo per abolire il lavoro nero è abolire il lavoro precario tutelando i lavoratori con la reintroduzione ed estensione a tutte le aziende dell’art. 18. Una misura che non si può ottenere tramite concertazione e tavoli tra burocrazia sindacale, padroni e Stato.

Si può ottenere solo costruendo una grande mobilitazione dei lavoratori, unita nella lotta al di là delle appartenenze sindacali e unitaria e generale nelle sue rivendicazioni. Una mobilitazione che deve porsi lo scopo di paralizzare il paese per imporre all’attenzione della società un’agenda dei lavoratori indipendente e classista.

Per questo è necessario lo sciopero generale ad oltranza.

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