Rivoluzioni finte e rivoluzioni vere
di Masaniello
Quando si indaga la realtà con un metodo materialista e dialettico, tutto appare molto diverso da come vuole il “senso comune”.
Il comunismo dovrebbe essere la casa della stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Invece a causa della guerra di classe condotta dagli sfruttatori, dello stalinismo e anche per colpa della sinistra riformista (che ha fatto più danni di qualsiasi governo di destra o dei cosiddetti moderati) ci ritroviamo a subire il capitalismo.
Con i kapò che sono proprio i proletari stessi che credono di avere un posto al sole ma non capiscono che sono utili fintanto che un altro non prende il loro posto.
Il problema non è la mancanza di interesse, è che proprio non ci arrivano. L’alienazione degli sfruttati ha eliminato in loro ogni traccia di identità classista, anzi a sentir parlare di lotta di classe ti guardano imbambolati, come se tu dicessi “guarda l’asino sta volando”: qualcuno alza lo sguardo, qualcun altro ti risponde in malo modo, ma i più alzano i tacchi e vanno via come se tu parlassi di un argomento che non li tocca.
Infatti il capitalismo tira le file del teatrino, siamo alla sua mercé, a suo uso e consumo. Il capitalismo causa il problema ma finge di darti la soluzione, grida “al lupo al lupo” ma è lupo lui stesso. Mette in piedi governi fintamente rivoluzionari, organizza e sventa golpe, gestisce terrorismo, guerre, epidemie e carestie. Eppure a chi interessa? Finché c’è acqua e cibo e l’effimero benessere perché pensare?
Il nostro paese, così evanescente nello scacchiere mondiale, è il paradigma della subalternità al capitalismo: non pensa (più) per classi sociali, ma per provenienza geografica, per quanti aggettivi corretti metti in fila. Su giornali sovvenzionati con le tasse dei proletari, in prima pagina, si leggono titoli come “I terroni somari ma promossi con la lode”, perché gli insegnanti scioperano per una giusta causa, ossia la loro deportazione dal luogo di residenza. Eppure questi pseudo giornalisti al soldo del capitalista di turno infangano le lotte dei proletari sminuendo le loro rimostranze agli occhi dell’opinione pubblica con il sempreverde odio nord-sud per distogliere i lettori dal vero problema, ossia gli attacchi del governo ai lavoratori, tramite giornali, tv, e ogni mezzo possibile. Il capitalismo deve ribadire di essere buono e giusto, deve far credere che ognuno abbia una possibilità, anche quando di fatto non è vero. Le politiche lacrime e sangue subite dai tanti lavoratori italiani hanno portato una crescita zero. 13 milioni di cittadini che rinunciano a curarsi, i tagli all’istruzione, ai trasporti, al Welfare… eppure neanche un colpo di coda del proletariato.
“Armiamoci e partite” è un motto fallace, ognuno è obbligato a fare la propria parte, è semplice da capire.
I governi che si susseguono sono solo specchietti per le allodole che il capitalismo usa per continuare a perpetuarsi, per scongiurare quella rivoluzione degli sfruttati che potrebbe mettere in crisi il sistema, l’unica rivoluzione a poterlo fare.
I finti rivoluzionari sono facili da smascherare; i grillini stessi si sono smentiti appena annusato un po’ di potere. Solo un movimento operaio a livello internazionale, sotto la guida del marxismo rivoluzionario, potrà portare alla liberazione dalla schiavitù che opprime i proletari da migliaia di anni.
Il potere deve essere di chi lavora, solo così si avrà una la giustizia sociale. E per farlo occorre abbattere i parassiti e il sistema che li nutre, il capitalismo.
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