Provocazione a Genova contro il PCL
Questa mattina a Genova, durante la manifestazione dei lavoratori metalmeccanici, alcuni militanti di Lotta Comunista hanno ripetutamente aggredito compagni e compagne del nostro partito, strappando loro le bandiere, spintonandoli, insultandoli, minacciandoli.
È un fatto grave, tanto più perché consumato a freddo, tanto più all’interno di una manifestazione operaia e sindacale. Anche per questo chiediamo alla FIOM genovese, cui appartengono gli aggressori, una dissociazione netta dall’accaduto.
Le ragioni dell’aggressione non sono chiare. Né è stato possibile dedurle dalle urla concitate di chi ha aggredito.
Una prima ipotesi è che si tratti di una ritorsione “punitiva” legata ad un episodio accaduto il primo maggio a Genova: quando alcuni “autonomi”, contigui al nostro spezzone di corteo, fecero scoppiare un paio di innocui petardi in prossimità di Piazza De Ferrari, in segno (presumibilmente) di contestazione della burocrazia sindacale, e Lotta Comunista imputò l’atto a noi (assurdamente), giudicandolo una nostra “provocazione contro LC” (?!).
Una seconda ipotesi – forse più verosimile – è che l’inedita aggressione contro il PCL sia in realtà legata alla nostra recente presenza nella splendida lotta degli operai genovesi dell’Ilva, che forse qualcuno intende come proprio feudo inviolabile di partito e non come terreno di unità di classe contro governo e padroni.
Non sappiamo. Sappiamo invece una cosa, che rendiamo nota a tutti: il PCL non si farà intimidire. Rivendichiamo il nostro diritto – come il diritto di qualsiasi organizzazione di classe – alla libera cittadinanza, con le nostre bandiere, in ogni manifestazione dei lavoratori. A Genova, come in qualsiasi altra parte d’Italia. Per l’oggi e per il futuro. Il rapporto tra diverse organizzazioni politiche di classe deve sempre combinare la reciproca libertà di critica con il reciproco rispetto, che è poi il rispetto di quella tradizione di democrazia operaia rivendicata da Lenin e Trotsky e affossata nel sangue dallo stalinismo.
Questa tradizione – da comunisti e rivoluzionari – l’abbiamo difesa e la difenderemo sempre all’interno del movimento operaio: contro ogni forma di prevaricazione, bullismo, violenza. Anche nel caso che tali metodi siano praticati (ed è davvero grottesco) nel nome di un malinteso “leninismo”.